Da quattro anni Fabrizia Sandrini gestisce da sola “La Botega”, in Lavizzara. La sua è una sfida quotidiana contro i bilanci e il progresso. Guarda il video
PRATO SORNICO – «Ogni tanto mi chiedo chi me lo fa fare…» Ci scherza su, Fabrizia Sandrini, gerente della “Botega”, a Prato Sornico (Lavizzara). La sua è la storia di un negozietto di valle. Uno degli ultimi, nella Svizzera italiana. Ma è anche la storia di una scelta. E di un’esistenza appesa a un filo. «Perché a volte – ammette – mi assale la paura di essere costretta a chiudere. È un dubbio con cui sono confrontata quotidianamente».
Un punto di riferimento – Situata in una vecchia casa signorile, in cui un tempo c’era l’Osteria Moretti, “La Botega” è un punto di riferimento per gli anziani del villaggio valmaggese. «L’ho rilevata circa quattro anni fa – spiega Fabrizia –. Stava per chiudere, l’ho salvata. Oggi porto avanti tutto da sola. In passato ho lavorato in ufficio, so cosa significa avere il posto sicuro e il salario fisso. Adesso il mio tempo libero lo passo a pensare al negozio. Ero affascinata da questa sfida. Diciamo che me la sono un po’ cercata».
Inverno interminabile – Il periodo più duro è quello che va da metà ottobre a metà aprile. L’inverno a Prato Sornico è lungo. «In alcuni giorni sembra interminabile. L’incasso lo faccio in estate, con i turisti. Lì c’è un bel viavai. D’inverno si sopravvive, con un’apertura ridotta e con una decina di clienti al giorno quando va bene. Per fortuna c’è la mensa della scuola dell’infanzia che mi acquista il cibo per i bimbi».
Calore umano – Prodotti locali, chilometro zero, marchi di qualità legati al territorio. Sono soprattutto questi concetti ad attirare il turista alla “Botega”. «Si instaura sempre un bel rapporto con la gente. È questo a spingermi a continuare, a darmi la carica. I clienti non entrano nel negozio solo per comprare. Ma anche per chiacchierare, per cercare calore umano».
Avventura online – Da qualche tempo Fabrizia ha pure deciso di andare online. Creando il sito internet, www.labotega.ch, e la pagina Facebook del negozio. «Se qualcuno fa un’ordinazione da lontano, gli spedisco la merce per posta. Altrimenti sono io stessa a fare le consegne. È un’avventura in cui mi sono lanciata da poco. Sembra funzionare bene».
La merce da gettare – Sospira, Fabrizia. Consapevole di come la sua scelta comporti momenti di serenità, alternati a sofferenze. Che spesso si trasformano in veri e propri conflitti personali. «In un supermercato, alla sera, si possono permettere di buttare la merce scaduta senza avere rimpianti. Qui ogni cosa che ti tocca gettare, ti fa venire il magone. Anche perché poi sai che ne risente il bilancio. Buttare dieci franchi di pane significa avere dieci franchi in meno in cassa».
La missione – Alla “Botega” non è sempre semplice fare quadrare i conti. Anzi. «Alla fine non è che ti resta chissà quanto. Devo ringraziare mio marito, che mi sostiene. Riesco a coprire le spese. E a guadagnare qualche migliaio di franchi all’anno. Non lo faccio per soldi. Sarebbe assurdo. La vivo più come una missione. Per la gente del posto. Per la vita della valle. Chi varca la soglia della “Botega”, in un certo senso, dà un abbraccio simbolico alla storia della Lavizzara».