Secondo uno studio, l’istituto elvetico finanzierebbe aziende coinvolte nell’industria. Ubs nega le accuse
BERNA - L’Ubs non esce bene dal nuovo rapporto “Don’t Bank the Bomb”, che presenta le banche che investono denaro in aziende coinvolte nella produzione di armi atomiche. Nel 2015 l’istituto di credito svizzero ha convogliato 5,6 miliardi di dollari verso simili società, nel 2014 5,1 miliardi e nel 2013 3,7. Dietro il rapporto ci sono la campagna internazionale per il disarmo nucleare Ican e il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSoA).
Secondo gli autori dello studio, sono ritenuti produttori di armi atomiche anche aziende come Airbus o Boeing benché siano coinvolte in tale industria solo marginalmente. «Le banche non possono passare sopra al fatto che Boeing ed Airbus, oltre che produttori di aerei, sono anche fornitori per l’industria delle armi nucleari», afferma il segretario del GSoA, Lewin Lempert. Airbus, in particolare, produce anche missili nucleari per l’esercito francese, continua Lempert, e Boeing si occupa della manutenzione delle armi atomiche degli Stati Uniti. «È riprovevole che grandi banche come Ubs traggano profitto da produttori di armi nucleari che fomentano guerre», aggiunge il segretario. Contro tale pratica il GSoA e i Giovani Verdi prevedono il lancio di un’iniziativa popolare nell'aprile 2017.
Ubs replica dal canto suo di non finanziare «né direttamente né indirettamente lo sviluppo, la produzione o l’acquisto di armi discutibili attraverso aziende che contravvengano alla Legge federale sul materiale bellico».