Lavoratori «sfruttati allo stremo», dipendenti invitati a licenziarsi se sgarrano o quando non servono più: ecco le testimonianze raccolte dal sindacato
CHIASSO - Lavoratori «sfruttati fino allo stremo», poi «scaricati con mille espedienti», quando «si ritiene che non abbiano più nulla da dare». E «poco importa cosa accadrà loro, che conseguenze hanno subito la loro salute e il loro equilibrio psichico». Ocst denuncia «sempre più pressione sui dipendenti del settore impiegatizio» e «un costante deterioramento delle condizioni di lavoro»; ma nelle pieghe di un documento ufficiale emerge un'accusa pesante nei confronti di un'azienda ben precisa e celebre: Credit Suisse, nello specifico il call center di Chiasso, teatro di una ventina di dimissioni sospette nell'ultimo anno.
«Licenziato perché dovevo consumare le ferie» - «Le testimonianze che giungono all'Ocst parlano di una storia comune»: fatta di colloqui di lavoro davanti a responsabili «accomodanti e disponibili» che poi si trasformano in stress e obiettivi da raggiungere a ogni costo, a prescindere da tutto e talora al limite del paradosso. «In aprile - racconta nero su bianco una delle testimonianze - dovendo consumare i giorni di vacanza e per via dei giorni festivi, ho lavorato solo 11 giorni su 16 e ho raggiunto il 71%» degli obiettivi. «La discontinuità, certamente non dovuta al mio impegno, è stata la causa del licenziamento».
Verifiche quotidiane e pressanti - Leonardo, nome di fantasia, spiega che «se a gennaio mi viene posto l'obiettivo di 120 contratti l'anno, non basta farne dieci al mese e non è consentito farne 12 un mese e 8 il mese successivo. Gli obiettivi annuali diventano minimi e vengono verificati, in modo pressante: mensilmente, settimanalmente, giornalmente».
«Se te ne vai da solo, ti aiuto a trovare un altro posto» - A tirare le somme sono i sindacalisti che hanno ascoltato in questi mesi la voce di dipendenti e ex dipendenti, assistiti dalla scorsa primavera da Nenad Jovanovic, Ocst. Ne emerge un quadro di procedure e e trattamenti al confine del consentito: «Esaurita la produttività del dipendente interviene una pratica aggressiva di licenziamento: si chiede di consegnare una lettera di licenziamento entro una data stabilita; il dipendente che lo farà potrà sperare, anche se la speranza si è dimostrata vana per tutti i coinvolti nella vicenda, in un ricollocamento interno. In alternativa, il dipendente non ha diritto ad accedere a questa misura di sostegno e verrà licenziato comunque, con un mese in meno di disdetta.
Licenziata a domicilio - C'è anche chi è stato licenziato a domicilio: «Una testimone racconta che, al termine del periodo di malattia, una responsabile del personale si è perfino recata a casa sua per farle firmare la lettera di dimissioni». Un espediente utilizzato, secondo l'accusa, per mantenere alta la credibilità aziendale e il ritorno di immagine. «I dati del rapporto di sostenibilità aziendale a proposito del tasso di rotazione del personale segnalano per il 2016 che il 5,6% dei dipendenti ha lasciato il lavoro per decisione dell’azienda e il 10% per decisione propria. Le esperienze nel call center di Chiasso pongono forti dubbi sull’attendibilità di questo dato».
«Un turnover del 100%» - Qui, dicono i numeri, «nell’arco degli ultimi due anni e mezzo sono circa una ventina le persone che hanno "volontariamente" lasciato il posto di lavoro o che sono state licenziate. Tenendo conto che si tratta di un ufficio con circa una ventina di dipendenti si può dire che il turnover rasenta il 100% in un così breve periodo». Che non si tratti di mera illazione è evidente nelle lettere formali e nei rapporti interni che il sindacato ha potuto consultare: «Invitiamo - si legge in un estratto - a inoltrare di sua spontanea volontà una disdetta del rapporto di lavoro».
99,3% di obiettivi invece di 100%: «Le offriamo la possibilità di rescindere il rapporto» - Può bastare anche pochissimo, per venir considerati da un giorno all'altro inadeguati: «La sua performance in generale - scrive Credit Suisse di Chiasso in un'altra missiva - si è attestata a un livello di raggiungimento pari al 99,3%». A Gerardo sembrava comunque un eccellente risultato; invece, «considerando queste circostanze offriamo la possibilità di rescindere dal rapporto di lavoro».