Fischiato al Kursaal Giorgio Ghiringhelli. In diretta TV davanti a milioni di persone e in un reality declinato tutto al maschile, la poetessa Hissa Hilal dà voce alle donne.
LOCARNO - Presentato in prima mondiale nella sezione Settimana della critica al Locarno Festival, il film “The Poetess” ha entusiasmato la sala, che ha omaggiato la saudita Hissa Hilal con una lunga standing ovation. Un segno di riconoscimento per il suo coraggio e per le sue lotte in favore dei diritti delle donne in Arabia Saudita.
Nel film e durante il breve dibattito in sala, la poetessa scioglie subito i nodi sull’eterno e controverso dibattito sul velo mettendo a tacere tutti: “Il niqab non mi piace: è
un’imposizione, non una scelta. Ma so che se me lo togliessi non avrei l’ascolto e l’appoggio che ho oggi, da donna velata, dimostrando di rispettare le tradizioni. Farmi ascoltare è più importante che mostrare la mia faccia”. Ed è questa la vera forza di questa donna che ha sfidato i rigidi codici maschili, occupando lo spazio pubblico e lo spazio televisivo.
“Ora se mi copro davanti a voi in questo frangente (Hissa Hilal arriva inizialmente sul palco a volto scoperto, ndr.) è perché ci sono molti giornalisti e devo pensare a proteggermi”, ha precisato all’interno del Teatro Kursaal, dove c’è chi (Giorgio Ghiringhelli) le ha fatto presente che in Ticino è vietato coprisi il volto in luogo pubblico. Per una donna che ha ricevuto diverse minacce di morte, il desiderio di non esporsi davanti ai media è del tutto comprensibile. E i fischi contro il censore del volto coperto sono arrivati puntuali.
Ma torniamo al film. Siamo nel 2010 e tutto parte da uno dei reality di maggiore successo nel mondo arabo, conosciuto in moltissimi paesi, dall’Egitto agli Emirati. Si tratta di “The Million’s Poet”, trasmesso dalla televisione di Abu Dhabi e seguita ogni mercoledì sera da milioni di persone. A contendersi il premio finale e i favori del pubblico che vota da casa, non sono personaggi da Grande Fratello o Isola dei famosi, bensì veri poeti. Poeti che si sfidano a suon di versi. E lei è la prima donna a partecipare al concorso, arrivare in finale e ad aggiudicarsi il terzo posto.
Hissa Hilal, che si presenta con il nome d’arte Remia, sorprende tutti. La vediamo sullo schermo sempre avvolta nel velo nero, dalla cui stretta fessura emergono due occhi neri con la luce della brace. All’inizio della sua avventura, la vediamo accomodarsi con timidezza ed esitazione nella sontuosa poltrona inserita in una scenografia opulenta e sfavillante. Man mano che la sfida prosegue, i suoi ingressi sulla scena diventano sicuri, forti, decisi. Come decise e taglienti sono le sue parole. I suoi versi inchiodano il tradizionalismo, mettono in luce le contraddizioni, denunciano la censura, la repressione del dissenso, la volontà di sottomettere e opprimere le donne. L’apparizione di una poetessa saudita in una trasmissione televisiva seguita da 20 milioni di persone e per di più nel contesto di un concorso letterario – l’arte declamatoria nel mondo arabo, contrariamente al passato, è considerata una prerogativa maschile – ha immediatamente suscitato forti reazioni e sentimenti discordanti soprattutto tra i suoi connazionali. Le denunce in versi contro estremismi e perfino contro alcune fatwa, hanno avuto l’effetto di una bomba: le minacce di morte hanno infatti raggiunto più volte la poetessa coraggiosa.
Malgrado pressioni e minacce, Hissa ha tirato dritto: “Ho rotto un tabù. Sapevo che mi sarei esposta anche a critiche feroci e che avrei corso dei pericoli, ma ho sentito il dovere di dare voce a chi non ce l’ha, a cominciare dalle donne”. Alla fine non ha raggiunto l’obiettivo di vincere la competizione letteraria, ma ha comunque condiviso con il mondo la sua indiscussa maestria poetica in stile nabati, una forma lirica beduina a cui Hissa Hilal è molto legata. Nel film dice spesso che nel deserto e tra i beduini gli uomini erano liberi come uccelli; oggi invece questi uccelli sono in gabbia. E parlando delle donne, afferma che isolarle a livello sociale, significa isolare l’intera società.
Hissa Halil ha avuto parole di elogio per i due registi che l’hanno seguita e filmata, Stefanie Brockhaus e Andrea Wolff : “Sono una poetessa e quando incontro le persone sento dentro di me se posso o non posso fidarmi. Vi posso dire – afferma rivolgendosi a Stefanie Brockhaus – che è brava, onesta. Ha condiviso con me ogni fase delle riprese, mi ha sempre mostrato tutto prima, perché non voleva urtare la cultura del mio paese, la mia storia, il mio essere donna”. Ossia, rispettare senza giudicare.
Da vedere mercoledì 9 agosto, ore 18.30, L’altra Sala