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SOLETTASparatoria di Oensingen, chiesti 20 e 18 anni per padre e figlio

18.02.15 - 17:56
Sparatoria di Oensingen, chiesti 20 e 18 anni per padre e figlio

SOLETTA - Il pubblico ministero ha chiesto rispettivamente 20 e 18 anni di reclusione per assassinio nel processo apertosi stamane a Soletta contro un uomo di 26 anni, svizzero di origine kosovara, e suo padre di 52, accusati di aver ucciso due persone - a loro volta padre e figlio di origine kosovara - a colpi di arma da fuoco nel luglio 2012 a Oensingen (SO). La difesa vuole una pena più mite per il primo imputato e l'assoluzione per il secondo. La sentenza sarà resa nota soltanto fra due settimane.

L'episodio risale alla sera del 5 luglio 2012, quando un uomo di 51 anni e il figlio di 26 vennero abbattuti a colpi di arma da fuoco in un piazzale antistante la loro casa. I colpi furono esplosi con un fucile militare Fass 90 e una pistola detenuta illegalmente.

Per il Ministero pubblico, all'origine del tragico fatto di sangue vi era un conflitto tra due famiglie originarie del Kosovo imparentate tra loro. Motivo della disputa sarebbero stati presunti maltrattamenti alla sorella/figlia dei due imputati, sposata con la più giovane delle due vittime. La ragazza ha dichiarato in tribunale di essere stata trattata come un oggetto dalla famiglia del marito, che - ha detto - era un uomo violento.

I due presunti autori del misfatto sono accusati di aver agito senza di scrupoli e di aver sparato a più riprese da breve distanza. Cinque persone si trovavano davanti all'edificio: i due padri di famiglia con i loro figli più un 43enne conoscente, rimasto ferito. A seguito di un violento diverbio, i due imputati avrebbero impugnato le armi e fatto fuoco, secondo il pubblico ministero.

Il giovane imputato, tuttora in detenzione preventiva, ha ammesso di aver sparato sulle due vittime e sul loro amico. Lo avrebbe però fatto da solo, con il fucile d'assalto e con la pistola, e ha detto di sentirsene dispiaciuto. Il padre ha invece negato di aver premuto il grilletto di una delle due armi. Egli sostiene di averle soltanto scaricate entrambe e di aver tolto i caricatori. In casa dei due imputati a Olten sono state trovate altre armi e una scatola di munizioni con 600 proiettili.

La difesa del 26enne chiede una pena di sette anni per omicidio passionale o al massimo di dieci per omicidio intenzionale, sostenendo che il giovane ha agito in preda a forte emozione perché preoccupato per la sorella. La difesa del padre vuole invece un'assoluzione su tutta la linea per il suo assistito, che va pure risarcito per il tempo passato in detenzione preventiva (era stato rilasciato nell'agosto 2012). A suo avviso l'uomo non ha sparato e una testimonianza lo proverebbe.

Il grave fatto di sangue aveva suscitato vive reazioni nell'opinione pubblica. Il Fass 90 utilizzato il 5 luglio 2012 avrebbe infatti dovuto essere riconsegnato all'arsenale: il giovane sospettato di omicidio non era più incorporato nell'esercito, poiché, su sua richiesta, era stato assegnato al servizio civile. La polizia solettese aveva inoltre adottato una serie di misure per evitare lo scoppio di una faida fra le famiglie originarie del Kosovo coinvolte nel tragico episodio.

Anche al processo i membri delle due famiglie sono stati fatti sedere separatamente in sala, dopo essere state controllati accuratamente.

Ats

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