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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNO«Leão ha tutto ma non ha la testa»

17.04.24 - 07:00
Arno Rossini: «Davanti all’offerta giusta, io Rafael lo venderei»
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«Leão ha tutto ma non ha la testa»
Arno Rossini: «Davanti all’offerta giusta, io Rafael lo venderei»
«Non ricordo cinque partite consecutive nelle quali il portoghese sia riuscito a fare bene».
Calcio - Europa League18.04.2024

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MILANO - C’è il Rafa Leão imprendibile, quello che parte da sinistra, prende velocità, magari fa un doppio passo e si materializza nell’area avversaria per un gol o un assist. E c’è il Rafa Leão irritante, quello che corricchia - quando va bene - per il campo passando lunghi minuti a guardare quello che fanno i compagni. Spettatore non pagante di una partita del suo Milan. Le due versioni del campioncino portoghese convivono sotto la stessa maglia. E nessuno sa in anticipo quella che si paleserà al fischio d’inizio di un match. L’unica certezza è legata al suo rendimento: quando ha voglia, veloce, bravissimo palla al piede, dotato di un gran fisico, il 24enne è semplicemente uno dei migliori calciatori d’Europa. Quando invece non è ispirato, i suoi giocano praticamente con un uomo in meno.

«E questo è un bel problema - è intervenuto Arno Rossini - Leão ha tutto, ma proprio tutto, per essere sempre il protagonista assoluto in campo. Solo che a volte non se ne rende conto. O peggio, lo sa ma, indolente, non fa quello che tutti si aspettano da lui».

Che decida le partite?
«Che le giochi. Dal primo all’ultimo minuto. In questo calcio, a quei livelli, le pause non sono consentite. Nemmeno quelle brevi; figurarsi quando un calciatore quasi arriva alla fine senza sudare…».

Qual è il problema?
«Leão ha tutto ma non ha la testa. Ha un potenziale enorme ma non sta lavorando per svilupparlo. E questo è un peccato, perché così non riesce ad aiutare il Milan e, di più, nemmeno sta crescendo. Finora ha dimostrato di non avere la giusta mentalità, sicuramente non quella che lo porterebbe a essere un campione vero».

La mentalità si allena?
«Si può migliorare, non proprio allenare. Serve il supporto della società, dell’allenatore, dei compagni. Anche di Ibrahimovic, che è sempre stato molto ascoltato nello spogliatoio».

Bastone o carota?
«Difficile da dire, servirebbe conoscere a fondo la situazione e la persona. Però non si può sempre coccolare un ragazzo, credo che prima o poi qualche bastonata ci voglia: il rischio è altrimenti quello di portare il giocatore fino ai 30 anni senza che questo abbia fatto passi avanti. Sarebbe un peccato». 

Tempo per svoltare ce n’è ancora tanto.
«Sì e no. Il portoghese non è mai stato uno costante. Io, per esempio, non ricordo cinque partite consecutive nelle quali sia riuscito a fare bene. E questo, soprattutto se giochi in un Milan che deve sempre fare risultato, non te lo puoi permettere».

Domani, giovedì, contro la Roma, i rossoneri giocheranno una partita importantissima.
«Una di quelle nelle quali i calciatori “cercano” i loro leader. Gli uomini che possono essere decisivi. Se Leão sarà in una delle sue serate di nulla, come all’andata, cosa credete che penseranno i compagni? Il sostegno nei suoi confronti non è infinito. Non sfruttando al massimo le sue potenzialità, è quasi come se Rafael tradisse gli altri. Anche tatticamente, avere in campo un elemento che non gioca è un bel problema. L’equilibrio in squadra salta subito».

Il portoghese è ancora da considerare come la pietra angolare del Milan del futuro?
«Non so: non essere salito di livello in questi anni non gioca in suo favore. Fossi nei dirigenti rossoneri, davanti all’offerta giusta io lo venderei. Potrebbe essere la soluzione migliore per tutti. A Milano farebbero cassa e, dovendo misurarsi magari in un campionato più competitivo e stimolante - tipo la Premier League -, il giocatore troverebbe le motivazioni necessarie per lavorare sodo e, finalmente, consacrarsi».

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