La situazione finanziaria greca preoccupa soprattutto le aziende farmaceutiche
BERNA - Le banche greche riaprono oggi dopo tre settimane di chiusura, ma i controlli sui capitali restano. Le aziende greche possono trasferire denaro all'estero solo in casi eccezionali, una misura che tocca anche le imprese svizzere.
Circa il 66% delle esportazioni svizzere verso la Grecia riguardano prodotti farmaceutici e le misure restrittive varate da Atene all'inizio di luglio già si fanno sentire: "i nostri pagamenti vengono ritardati e le fatture non saldate aumentano sensibilmente", ha fatto sapere Roche, mentre secondo Novartis l'unità ellenica "funziona per quanto possibile normalmente".
I bonifici all'estero sono ammessi, ma è necessaria l'autorizzazione della banca centrale greca e del ministero delle finanze: "se tutto va bene la procedura dura cinque giorni. Ma se viene decretato uno sciopero, come avvenuto di recente, i tempi si allungano", secondo Nikolaos Aggelidakis, presidente della Camera di commercio Grecia-Svizzera.
Per l'importazione di medicinali la situazione è critica. Vista la cattiva congiuntura le industrie farmaceutiche forniscono i loro prodotti ai clienti greci solo se pagati in anticipo. Con le restrizioni sui movimenti dei capitali queste operazioni sono tuttavia difficili: procurarsi farmaci costosi, destinati ad esempio alla cura del cancro, è un compito sempre più oneroso.
Le società farmaceutiche si sforzano di garantire l'accesso ai preparati più importanti: "ma se forniamo prodotti alla Grecia che non vengono pagati, creiamo un precedente molto delicato", secondo Roche. La fatture vanno onorate "nel quadro delle nostre condizioni di credito e contrattuali".
La Grecia, per l'industria farmaceutica svizzera, è un mercato di secondo piano: Roche realizza nel paese meno dello 0,5% del suo fatturato mondiale e Novartis circa l'1%. Ma per le società greche che dipendono dalle importazioni è in gioco la loro stessa sopravvivenza, sottolinea Nikolaos Aggelidakis.
Le cifre del mese di luglio non sono ancora disponibili, ma i dati già noti indicano che l'export svizzero verso Atene ha subito una flessione già prima dell'introduzione del controllo sui movimenti di capitale. Dall'inizio dell'anno a fine maggio, secondo l'Amministrazione federale delle dogane, le vendite verso la Grecia sono infatti diminuite dell'11%. Il settore chimico farmaceutico ha evidenziato un calo del 15%, quello delle macchine e dell'elettronica un crollo del 43%.
Ma vi sono anche comparti in controtendenza: l'industria orologiera ha registrato nel periodo in rassegna una progressione del 26%. Due le spiegazioni, secondo il presidente della Federazione orologiera svizzera Jean-Daniel Pasche: il settore ha beneficiato del grande afflusso turistico nel paese e in secondo luogo i greci investono negli orologi svizzeri come se si trattasse di una moneta rifugio.