Cerca e trova immobili

L'APPROFONDIMENTOPerché l'emergenza climatica non ci fa più scendere in piazza

02.03.23 - 08:35
Quattro anni fa il tema centrale della vita politica e sociale era la crisi climatica, con cortei e scioperi. Non è più così?
TiPress
Perché l'emergenza climatica non ci fa più scendere in piazza
Quattro anni fa il tema centrale della vita politica e sociale era la crisi climatica, con cortei e scioperi. Non è più così?

LUGANO/BERNA - Se ne parla un po' meno, ci si mobilita più raramente e in politica ci si schiera in misura minore. Stiamo parlando del tema dell'emergenza climatica, che secondo un recente sondaggio di 20 Minuti e Tamedia non è più tra le prime tre preoccupazioni degli svizzeri.

Ma perché? «Le priorità dei temi dipendono da più fattori», spiega il politologo e professore all'Università di Losanna Oscar Mazzoleni a Tio/20 Minuti, elencando in primis la rilevanza che ha nella società il tema, nel senso di «preoccupazione nella vita quotidiana». Questa si forma sulla base della «percezione che passa attraverso i mezzi di informazione, ma anche dell’esperienza diretta delle persone». C'è poi un secondo fattore chiave: il fatto che su questo tema ci sia «un'attenzione politica specifica da parte dei partiti, del Governo, che in qualche modo intervengono su questo tema dandogli rilevanza».

La priorità è quindi il risultato di un insieme di aspetti: «Esperienza personale, attenzione mediatica e attenzione politica. Ma c’è anche una sorta di concorrenza tra i temi, tra i quali si stabilisce una certa gerarchia».

Nel 2019 ci si mobilitava, oggi...
Allargando il discorso, perché non ci si mobilita più come prima per il clima? «Bisogna tener conto che ci sono stati due anni di Covid che hanno avuto un effetto “demobilitante”. Nel frattempo il tema del clima ha subito una trasformazione sia a livello nazionale che internazionale. Nel 2019 il tema aveva conquistato una centralità indiscussa: l’urgenza climatica appariva come “IL problema” nella società e nelle campagne politiche. Negli ultimi anni le cose sono cambiate: i dibattiti e le votazioni hanno trasformato il tema in un problema controverso (“ma è così urgente? Come bisogna affrontarlo?”…). I partiti si sono divisi tra chi ritiene che si faccia già abbastanza, chi non vuole aumentino le tasse, e chi invece ritiene urgente agire. Così il tema è diventato, almeno in parte, un argomento che alimenta la classica divisione destra-sinistra».

Questo si ricollega alla “radicalizzazione” recente delle mobilitazioni sociali sul clima (incollarsi a terra, colpire i quadri...)? «Il cambiamento delle forme di mobilitazioni riflette il fatto che la politica da un lato si è riposizionata, dall'altro che non ha dato risposte ritenute adeguate alle domande di urgenza e di immediatezza. Mentre la politica, con le sue incertezze e le sue modalità, ha potuto deludere chi si è impegnato nelle mobilitazioni sul clima, queste hanno preso altre vie per tentare di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica».

Cambiano i temi, cambiano i consensi?
«Innanzitutto, bisogna dire che non c’è sempre un legame automatico tra tema e partito. È però anche vero che i Verdi sono conosciuti come un partito legato a temi ambientali, mentre l’UDC è legato al tema dell'immigrazione. In altri casi, ad esempio il PLR o il Centro, è meno facile individuare un singolo tema che li identifica».

Questa situazione giova quindi all'UDC? «Il fatto che l’UDC veda crescere il proprio consenso è probabilmente dovuto al fatto che altri temi sono emersi in questi anni. La neutralità, l’immigrazione, il tema economico dell’inflazione e altri temi hanno contribuito a mettere in un secondo piano la questione dell’urgenza climatica».

Però molto può ancora cambiare. «Quello che abbiamo osservato in passato è che il barometro delle preoccupazioni degli svizzeri dipende molto dagli avvenimenti e dagli imprevisti dell’attualità nazionale e internazionale. E non dimentichiamo che ci sono ancora oltre sette mesi prima alle elezioni federali».

«L'emergenza è qui, ma anche le soluzioni»
C'è preoccupazione da parte dei Verdi del Ticino? «Il fatto che si manifesti meno non significa che si sia meno preoccupati. Penso che questo calo dell’attenzione sia dovuto alle tre crisi, quella pandemica, quella dell’Ucraina e quella energetica, che si sono succedute a ritmo rapido e che hanno impensierito anch'esse le persone» ha detto la co-coordinatrice dei Verdi del Ticino, Samantha Bourgoin. «Quello che piuttosto mi preoccupa è che la popolazione, dopo tanti allarmi e preoccupazioni, si scoraggi, si rassegni. Questo sentimento è pericoloso perché in realtà non si è mai troppo piccoli per fare la differenza. Sono convinta che se le persone si rendessero conto che possono avere un ruolo e che le soluzioni ci sono, si attiverebbero».

Eppure ci sono l’inverno caldo, la siccità... ci stiamo forse un po’ abituando a questi eventi? «L’inverno meno freddo può anche fare piacere ai più. Ci permette di lasciare a casa le nostre giacche, le nostre sciarpe e i nostri guanti, ma quando il termometro, come la scorsa estate, sale per settimane oltre i 30°C e le notti tropicali non ci lasciano dormire, la percezione cambia molto in fretta. L’emergenza climatica non è in arrivo, è già qui. Dobbiamo quindi dotarci al più presto di misure che ci permettano di adeguarci a vivere con queste temperature (ad esempio l'utilizzo del verde pubblico)».

Ma c'è margine di manovra? «Le soluzioni per fermare questa pericolosa spirale climatica ci sono tutte. Quel che manca per il momento è la volontà politica per applicarle, anche perché le lobby contrarie a misure incisive nel nostro paese sono molto forti. Sono convinta che è solo questione di tempo affinché la maggioranza si renda veramente contro che i costi della prevenzione sono nettamente inferiori a quelli della riparazione dei danni», ha poi concluso Bourgoin, «l’emergenza climatica è anche un'occasione per formare nuove professioni in vista del futuro, cambiando il paradigma e iniettando fiducia nell'economia». 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

Panoramix il Druido 1 anno fa su tio
Il clima non sta cambiando, è GIÀ CAMBIATO, ed è sotto gli occhi di tutti. Chi come me è nato negli anni '70 si ricorda i giorni di vacanza supplementari grazie alle scuole chiuse per neve; i luganesi imparavano a sciare sul Tamaro, l'ultima discesa del pomeriggio si scendeva fino al parcheggio di Rivera con gli sci ai piedi). L'estate era sì calda, ma non torrida; insomma, c'erano le stagioni come dovrebbe essere alle nostre latitudini. Se a livello globale non si prenderanno provvedimenti sarà solo peggio, ma per molti versi è già troppo tardi.

Don Quijote 1 anno fa su tio
Risposta a Panoramix il Druido
Il clima è sempre in continuo cambiamento, per chi come te è a digiuno di altri eventi abbastanza repentini del passato recente, ricordo il periodo medievale caldo quanto quello odierno, e poi la successiva piccola era glaciale tra il 1645 e 1750 circa, la temperatura media in quel periodo si abasso di 1.5 gradi causando l'avanzata dei ghiacciai e parecchie carestie con morti in Europa. Questo periodo freddo fu probabilmente dovuto al minimo di Maunder del nostro Sole. Sono cose che si sanno benissimo e vengono omesse sistematicamente. Siamo in un periodo interglaciale, è normale che sia caldo, e ciI stiamo avviando verso la prossima glaciazione, godiamoci questo clima mite e favorevole alla crescita del Sapiens.

Maria Concetta 1 anno fa su tio
vedrete quest'estate quando non avremo più acqua nelle proprie case! poi ci sarà da ridere!

carlo56 1 anno fa su tio
al di la i tutte queste considerazioni forse la gente, e quindi anche i politici che poi vivono di consenso, ha capito che combattere l’emergenza climatica significa anche fare rinunce e sacrifici, avere maggiori costi senza maggiori entrate garantite, … insomma significa poterselo permettere perché in parte è cosa per ricchi e la maggior parte non lo è. Senza poi dimenticare la sempre maggiore diffidenza nella politica e in chi la rappresenta. Combattere davvero per l’ambiente significa, demagogie a parte, fare un bel passo indietro nel benessere e nelle libertà di movimento e individuali.

Blobloblo 1 anno fa su tio
Sarà sempre troppo tardi, ricordatevelo!

Kelt 1 anno fa su tio
Perché siamo fondamentalmente egoisti e facciamo fatica a rinunciare anche ad un singolo comportamento comodo che ormai diamo per acquisito. Perché riguarda prima altri paesi che non sono la Svizzera o l'Europa in generale (e quindi non lo viviamo come un problema) e riguarderà in maniera drammatica la generazione dei nostri nipoti (e quindi fatti loro). Ecco perché, ma almeno siamo onesti e diciamo che è solo per egoismo senza inventarci scuse, più o meno plausibili, per coprirlo.

Don Quijote 1 anno fa su tio
Come tutte le cose, una volta esaurita la spinta mediatica al posto di un elefante rimane una misera formica, il danno è che forse le dimensioni del problema sono grandi quanto un tacchino...

Romano 1 anno fa su tio
Bisogna spostarsi di meno....inutile girarci intorno, e bisogna usare l'acqua con parsimonia.

traluk 1 anno fa su tio
Siccità provocata basta alzare gli occhi al cielo per non avere dubbi... Cosa fatta da luglio a oggi. Per il resto solo businnnes e sicuro non sarà chi si è arricchito inquinando che avrà le soluzioni.

Romano 1 anno fa su tio
Risposta a traluk
provocata da tutti spero, perche' se inziamo a dire che pure questa storia è stata pianificata...allora veramente mi arrendo

Panoramix il Druido 1 anno fa su tio
Risposta a traluk
Sonoh le scieh kimmicheeeeh!!! 🤣🤣🤣

Geni986 1 anno fa su tio
Quando quest'estate la gente girerà il rubinetto e non uscirà acqua, vedrete che si sveglierà... Leggete per favore tutto il trafiletto di Samantha Bourgoin, senza pregiudizi, perché è davvero l'unica via percorribile quella da lei ben descritta!
NOTIZIE PIÙ LETTE