Un’interpellanza presentata dal gruppo Mps vuole far luce sul sovrannumero degli esercizi pubblici in Ticino
BELLINZONA - Troppi bar e ristoranti in Ticino. E la crisi del settore non è solo da imputare alla pandemia. Questo quanto ipotizzato dai granconsiglieri Mps Simona Arigoni, Angelica Lepori e Matteo Pronzini nell’ultima interpellanza inoltrata al Consiglio di Stato ticinese.
Undici domande, quelle dell’Mps, che si rifanno a delle dichiarazioni rilasciate in più momenti dal presidente di Gastroticino Massimo Suter. Secondo l’interpellanza, l’anno scorso come cinque anni fa Suter riportava un dato importante: “Il Ticino ha il più alto numero di esercizi pubblici per abitante del Paese”. “Uno ogni 75 abitanti, quando nel resto della Svizzera è uno ogni 120” nel 2016, e “uno ogni 120. Quando in Svizzera ce n’è uno ogni 240” a giugno 2020.
Sempre nell’intervista del 2016, Suter avrebbe poi affermato che il 60% dei bar e ristoranti ticinesi lavora in rosso, specificando: “Il mercato attorno a quei determinati esercizi pubblici non è più valido, non c’è più un bacino di utenza capace di dare un senso agli investimenti. A volte bisognerebbe guardare in faccia la realtà”.
Delle affermazioni, secondo l’Mps, “contraddittorie” se accostate alle più recenti dichiarazioni rilasciate da Suter, in cui prevedeva, per l’estate 2021, una valanga di fallimenti da imputare alle chiusure imposte dal Governo da inizio pandemia. Arigoni, Lepori e Pronzini sostengono dunque che al momento sarebbe “difficile per i cittadini capire se i ristoranti falliscono perché non c’è più mercato o se sono le misure di protezione della popolazione ad aver decretato la fine di un fiorente settore”.
Sulla base di queste presunte incongruenze, l’Mps sottopone al Consiglio di Stato undici domande. Tra le principali, il numero attuale di esercizi pubblici per numero di abitanti in Ticino, la diminuzione degli esercizi pubblici e dei relativi posti di lavoro registrata tra il 2016 e fine 2019, e l’evoluzione del tasso di disoccupazione nel settore della ristorazione ticinese negli ultimi dieci anni. Due i quesiti riguardanti gli aiuti per i casi di rigore, in particolare la percentuale di esercizi pubblici che ne ha fatto richiesta rispetto al totale e l’ammontare complessivo del sostegno finanziario concesso.