La Svizzera ha detto “no” all’autodeterminazione, anche in Ticino. Gli oppositori: «Basta Lega, basta UDC!»
LUGANO - La Svizzera respinge l’Iniziativa per l’autodeterminazione. A sorpresa anche in Ticino, dove la proposta UDC è stata bocciata dal 53,9% dei votanti. «I sondaggi avevano previsto che pure nel nostro cantone sarebbe stata dura» afferma dunque Piero Marchesi, presidente UDC Ticino, che si dice deluso del risultato. «Ma la decisione popolare va rispettata».
La delusione dell’UDC - Da parte di Marchesi c’è anche preoccupazione: «Il principio dell’autodeterminazione fa parte del nostro paese sin dalla sua fondazione, ora il popolo svizzero ha deciso di non volerlo più: è una mossa che ci fa molta paura». Il presidente UDC Ticino teme dunque che «la democrazia diretta si spenga e sia relegata a puro esercizio di divertimento».
La campagna «più neutra» - Stavolta l’UDC si è battuta proponendo una campagna più discreta, senza alzare la voce. È forse stato un errore? «Abbiamo provato a portare avanti una campagna più neutra, ma non abbiamo ottenuto i risultati sperati» ci dice ancora Marchesi, sottolineando comunque che «come magra consolazione si può considerare che un 15-17% dei voti è arrivato dagli elettori di altri partiti».
Bernasconi: «Un vento nuovo» - «Per il Ticino soffia un vento nuovo» è questa, invece, la prima reazione dell’avvocato Paolo Bernasconi, tra gli oppositori della proposta UDC. «Ora dobbiamo soffiare sempre più in questa direzione, dicendo basta Lega e basta UDC».
«Scarsa conoscenza dei diritti dell’uomo» - Pur ritenendosi soddisfatto del risultato della votazione sull’autodeterminazione, Bernasconi si dice comunque preoccupato «per la scarsa conoscenza del diritto internazionale e dei diritti umani, è un aspetto su cui dovremo lavorare. E il prossimo 10 dicembre invito tutti i comuni a impegnarsi per celebrare la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo».
L’invito all’UDC - E un invito lo rivolge anche all’UDC: «Bisogna smettere di fare proposte retrograde, bisogna puntare al progresso». Anche in questo caso, gli oppositori hanno dovuto quindi portare avanti «una battaglia per evitare un peggioramento della situazione».