L’Associazione Industrie Ticinesi (AITI) giudica «controversa» la nuova Legge sui salari minimi presentata ieri dal Governo cantonale
LUGANO - Ieri il Governo ha presentato la legge di applicazione dell’articolo costituzionale sul salario minimo. L’Associazione Industrie Ticinesi (AITI) si felicita innanzitutto del fatto che il Consiglio di Stato «abbia abbandonato per problemi giuridici la strada del salario minimo orario unico, per abbracciare più correttamente quella del salario minimo differenziato per settore economico».
Ciò nonostante, l’Associazione ritiene che la scelta di proporre al Gran Consiglio salari minimi secondo il settore economico, senza in considerazione le mansioni professionali, non corrisponda pienamente all’articolo costituzionale votato dal popolo ticinese nel 2015 e che potrebbe dunque prestare il fianco a contestazioni di natura giuridica.
AITI fa poi due calcoli e sostiene che la nuova Legge causerà una riduzione dell’occupazione e che a trarre beneficio saranno principalmente i frontalieri, aspetto che è proprio l’opposto di quanto chiedeva l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”: «Il 94% delle lavoratrici e dei lavoratori in Ticino percepisce già salari minimi superiori a quelli proposti dal Governo cantonale. A beneficiare del salario minimo saranno quindi 9'500 persone su oltre 156'000 salariati. E di queste 9'500 persone 6'100, quindi praticamente 2/3, sono lavoratrici e lavoratori frontalieri. In terzo luogo, il Consiglio di Stato conferma che l’introduzione del salario minimo causerà una riduzione dell’occupazione, che potrebbe oscillare fra i 1'000 e i 1'500 posti di lavoro».
L’associazione ricorda infine come il salario sia la remunerazione della prestazione professionale del lavoratore e nulla più. «Non è corretto né immaginabile che l’aumento del costo della vita, ad esempio causato dall’aumento dei premi dell’assicurazione malattia, possa essere addebitato al salario corrisposto dal datore di lavoro. Inoltre non è concepibile considerare il salario come una variabile indipendente da tutti gli altri costi aziendali. Le aziende e i datori di lavoro devono considerare tutti i costi nel loro insieme perché questo determina infine la loro competitività, la capacità di fare utili per investire e garantire i posti di lavoro», si legge nel comunicato.