Il sindacato ha espresso insoddisfazione per le risposte ricevute dal Governo dopo la petizione firmata da quasi 1’000 studenti
LUGANO - Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha preso atto con particolare insoddisfazione della risposta del Consiglio di Stato alla petizione “NO allo smantellamento del liceo!”, sottoscritta da quasi 1’000 studenti.
Benché si rallegri del fatto che il DECS voglia combattere la proposta del consigliere federale Johann Schneider-Ammann di inasprire i criteri per la concessione della maturità, il SISA si dice insoddisfatto della mancanza di un’inversione di rotta della politica scolastica: «In primo luogo osserviamo come da vent’anni a questa parte la scuola ticinese viene sottoposta a continui salassi: richiamandosi puntualmente ad una presunta “simmetria dei sacrifici”, la classe politica si sottrae alla definizione di chiare priorità nella spesa pubblica del Cantone, senza riconoscere la centralità che l’istruzione dovrebbe occupare nelle politiche budgetarie. Senza contare che proprio coloro che chiamano gli studenti a compiere dei sacrifici con “senso di responsabilità”, in questo momento si apprestano ad elargire nuovi sgravi fiscali a pioggia a vantaggio delle fasce sociali più ricche…».
«In secondo luogo, ci lascia stupefatti la superficialità con cui il governo affronta il tema della selezione sociale nelle scuole superiori: senza menzionare minimamente l’impatto dell’origine sociale degli studenti sui loro risultati scolastici (ricordiamo che al liceo il tasso di bocciatura degli allievi benestanti è mediamente pari alla metà di quello dei propri compagni meno agiati), il Consiglio di Stato se ne esce affermando che “comunque quelli che possono permettersi di bocciare più volte al liceo sono già oggi gli studenti più ricchi”. In poche parole, la selezione sociale esercitata dalla scuola andrebbe “corretta” escludendo gli allievi benestanti ma non sufficientemente diligenti, e non sostenendo invece quelli capaci, ma impossibilitati a proseguire i propri studi in ragione della propria condizione sociale: non c’è che dire, bel modo di interpretare il diritto allo studio!».