Da Novartis che fa utili d'oro, ma taglia posti di lavoro e vola in borsa, ai farmaci, anche generici, che in Svizzera costano un occhio. Cronaca di una sanità malata di speculazione
Si sa che la medicina è amara a prescindere. E l’amaro in bocca non è mancato neppure in questo fine settembre 2018... tra gli ennesimi aumenti di cassa malati (pur contenuti nella media nazionale in confronto agli anni precedenti, ma ancora fortemente penalizzanti per il Ticino) e la notizia dei duemila licenziamenti annunciati da Novartis.
La prima botta per il Ticino - Il 24 settembre vengono comunicati gli aumenti di cassa malati per il prossimo anno. La media nazionale del rincaro è molto più contenuta rispetto agli anni passati. Ma le regioni più avvantaggiate, dove i premi saliranno meno, risultano essere quelle della Svizzera più ricca. Il Ticino è nuovamente tra i cantoni più penalizzati, in compagnia di Vallese, Neuchâtel e Jura. Anche questi ultimi non si classificano di certo tra i cantoni che sprizzano abbondanza.
Di conseguenza le normali famiglie, quelle che già miracolosamente riescono a sopravvivere con un reddito medio-basso, continueranno anche per il prossimo anno sulla via del loro percorso di impoverimento.
Il nostro Presidente della Confederazione, che ovviamente ha una visione nazionale, anzichè su ogni singolo cantone, si dichiara molto soddisfatto di un aumento così contenuto. E aggiunge che in una nazione come la Svizzera, anche il continuo supporto alla ricerca farmaceutica è importante per permettere di curarci sempre meglio e poter così vivere più a lungo. La domanda che nasce spontanea è se veramente ognuno di noi voglia vivere sempre di più, però sempre più povero, oppure rinunciare anche a un anno di vita media. Ma questa è pura retorica.
Novartis accumula soldi e poi licenzia - Il giorno successivo agli annunci del salasso sui premi di cassa malati, Novartis comunica tagli per duemila impieghi nei prossimi quattro anni. Venticinque posti salteranno anche il Ticino.
La multinazionale farmaceutica basilese, nonostante un 2017 che ha segnato un aumento dell’utile netto di ben il 15% pari a 7.3 miliardi, e con solo l’1% di aumento del fatturato rispetto all’anno precedente (chapeau!), guarda al futuro con le lenti di una cura dimagrante.
Cura che, come al solito, fa piangere chi non avrà più il posto di lavoro e fa sorridere chi fa speculazioni finanziarie. Il titolo Novartis, infatti, che lunedì 24 settembre, giorno precedente l’annuncio dei tagli, aveva aperto la borsa svizzera a 81.46 franchi, raggiunge quota 84.94 franchi a mezzogiorno di venerdì 28 settembre. Più 4% in soli quattro giorni per un’azione che, nel mondo finanziario e bancario, ti consigliano da sempre come stabile e tranquilla.
Il nuovo Ceo di Novartis e il suo stipendio d'oro - D'altronde, il nuovo Ceo, Vas Narasimhan, a differenza del suo predecessore Joseph Jimenez - che nei tre anni precedenti si guadagnò il premio come manager più pagato in Svizzera con uno salario di oltre 13 milioni di franchi all’anno - dovrà sudare un po' di più per portare a casa lo stipendio.
Vas Narasimhan, alla guida di una delle società emblema dell’economia svizzera, 41 anni e due figli, natali americani ma di chiare origini indiane, quest’anno guadagnerà probabilmente 8.9 milioni di franchi, ma solo a condizione di raggiungere tutti gli obiettivi. La parte variabile dello stipendio comprende un bonus che è inferiore del 26% rispetto a quello di Jimenez. Lo stipendio base del manager 41enne indiano è di 2.1 milioni di franchi, mentre quello del predecessore era di 3.6 milioni. Nel contratto di Narasimhan è previsto un aumento dello stipendio base, ma solo a condizione che il manager riesca a dimostrare di essere in grado di stare alla guida di una complessa multinazionale come Novartis. E, probabilmente, a condizione di continuare il trend del 2017 con utili in crescita del 15% e un aumento meno proporzionale di fatturato del’1%.
Da una parte, quindi, abbiamo le grandi multinazionali svizzere che fanno ricerca, utili miliardari e sempre meno garantiscono posti di lavoro. Dall’altra, costi sanitari che, a volte inspiegabilmente, almeno per le persone normali, continuano a crescere da anni.
In mezzo ci sono i costi del personale medico, sempre più importato da Germania, Italia e Francia, ma anche da altri Paesi europei, e i prezzi dei medicamenti che non accennano minimamente a livellarsi con il resto d’Europa.
La giungla dei prezzi dei farmaci - Nell’ultima analisi di mercato sulla comparazione dei prezzi di farmaci effettuata da SantéSuisse esattamente due anni fa, il risultato è sempre più inspiegabile: prezzo più alto del 14% per i medicinali protetti da brevetto e del 53% per i generici.
A settembre del 2016 il livello dei prezzi dei medicinali protetti da brevetto era, in base al tasso di cambio di CHF/EUR 1.07 applicato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), più alto del 14% rispetto ai paesi europei di riferimento. I farmaci originali con brevetto scaduto erano più cari del 20% rispetto alla media dei paesi considerati. E per i generici la differenza del 53%, rimane inspiegabile a molti.
Il confronto dei farmaci con brevetto scaduto e dei generici si basa sui circa 240 principi attivi con brevetto scaduto che generano maggior fatturato. In Svizzera i prezzi dei preparati originali con brevetto scaduto erano più alti del 20% rispetto alla media dei paesi europei. Per quanto concerne i generici è emersa una differenza di prezzo del 53% rispetto all’estero. In Svizzera, dunque, i generici costano tuttora molto di più rispetto alla media europea.
Ma perché parliamo soprattutto di farmaci con brevetto scaduto? Per il semplice motivo che gli anni di protezione del brevetto servono proprio a compensare l’investimento fatto dalla casa farmaceutica per la ricerca e la scoperta del farmaco stesso. Ma dopo questo periodo? È accettabile che in Svizzera un generico lo si continui a pagare a un prezzo della metà più alto di un qualsiasi altro Paese europeo? Domanda retorica anche questa?