Disoccupati, sottoccupati, ma soprattutto "riserve latenti": donne e persone in là con gli anni, altamente qualificati ma costretti a rinunciare all'impiego
LUGANO - Immigrati in calo, popolazione che invecchia; gente che se ne va e non si riesce a rimpiazzare, perché fra i "nuovi" mancano le specializzazioni necessarie. Alla fine, il mini-boom economico che sta vivendo la Svizzera in questi mesi, +2,2% di crescita prevista nel 2018, rischia di ritorcersi contro il mondo del lavoro, impreparato a rispondere a una richiesta di personale qualificato sempre più robusta.
Mancano ingegneri, tecnici, medici - Ingegneri, tecnici, medici: la lacuna è forte, e soprattutto aumenta. Eppure, una soluzione ci sarebbe. Le cosiddette "risorse nascoste": definizione che sta a indicare chi attualmente non lavora, ma sarebbe interessato a farlo. Molto.
Oltre 14mila "lavoratori" latenti, 1% in più che in Svizzera - Donne, soprattutto; persone in là con gli anni, oppure giovani ancora in formazione, dunque non disponibili a breve termine. In Ticino sono ben 14'200, pari al 5% della forza lavoro tra i 15 e i 74 anni (dato Ust 2016): un punto percentuale in più che nel resto della Svizzera, dove sono quasi 267mila, 4%.
Poche speranze di ridurre la disoccupazione - E promettono meglio di disoccupati e sottoccupati, sotto il profilo delle competenze, che «già sono sul mercato», spiega a tio.ch/20minuti Jan Schüpbach di Credit Suisse: dunque risultano in qualche modo già "scartati". «Il potenziale dei disoccupati è decisamente limitato - continua Schüpbach - Inoltre, buona parte di questa disoccupazione è imputabile a fattori strutturali, perché i profili non sono compatibili con i posti vacanti oppure il tempo investito nella ricerca è insufficiente. Offerte e domanda di lavoro non si incontrano».
Ma per mogli e madri qualcosa c'è da fare - Migliori opportunità di successo, invece, sulla carta avrebbero moglie e madri, che non a caso rappresentano ormai anche il 70% dei sottoccupati (18'800 nel primo trimestre 2018 in Ticino, cioè un 10% record della forza lavoro, di cui 13'100 donne - 361'600 e 264'400 rispettivamente invece in Svizzera), il 52% dei quali vanta una formazione secondaria e post secondaria superiore, il 28% terziaria. «Una grossa parte delle riserve nascoste è costituita da donne molto istruite - conferma di nuovo Schüpbach a tio.ch - che troverebbero facilmente un lavoro se lo cercassero».
La famiglia come impedimento, ma solo per lei. Per lui la salute - Non lo fanno per «la difficoltà di conciliare impiego e famiglia, nel 40% dei casi. Fra gli altri motivi di rinuncia c'è la salute, 24%, e motivi personali, 27% - continua Schüpbach - Gli impegni familiari giocano un ruolo secondario per gli uomini: 3%. Nel loro caso, sono decisive ragioni di salute, 43%, altri impegni personali, 36% e istruzione o formazione, 12%».
Qui domanda e offerta s'incrociano: ma solo sulla carta - Pensare che potrebbero spesso risolvere gravi carenze di organico. Vedi le professioni tecniche e informatiche, dove secondo le stime di Credit Suisse sarebbero teoricamente a disposizione ben 14mila persone, invece sprecate. La maggioranza delle risorse latenti si collocano nelle professioni della sanità, dell'insegnamento, nelle professioni scientifiche o della finanza e assicurazioni, dove parimenti si situa l'insufficienza di personale più importante.
Più asili nido, scuole a tempo pieno, disincentivi fiscali - Ecco perché c'è bisogno di «asili nido, scuole a tempo pieno, disincentivi fiscali per coniugi con doppio reddito» e magari, ribadisce Oliver Adler, capo economista Credit Suisse per la Svizzera, «un innalzamento dell'età pensionabile». Solo una impresa su quattro, oggi, sarebbe infatti disposta a dare un impiego a chi ha superato l'età della pensione, per via del livello salariale più elevato e dei costi di assicurazione sociale.
Ora come ora è meglio godersi la pensione - Così, solo il 7% di chi ha fra i 66 e i 74 anni si dichiara interessato continuare a lavorare. Gli altri preferiscono godersi la pensione, se non vengono gratificati adeguatamente. «Tra gli anziani disposti a lavorare, la stragrande maggioranza (76%) non cerca più attivamente il lavoro a causa del pensionamento. Le ragioni di salute sono il fattore determinante per un ulteriore 7%».
Quanti ticinesi sottosfruttati: ben 17% - L'appello è a intervenire presto, e favorire l'incontro possibile di esigenze, opportunità e desideri. Tanto più in Ticino, dove «la forza lavoro non sfruttata è più grande che nella maggior parte degli altri cantoni: il 17% della popolazione» contro il 13,2% in Svizzera. Paese in cui, se si va avanti così, la percentuale delle persone attive è destinata a scendere dal 54% al 49% entro il 2040.