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CANTONE«Usava il bambino per soddisfare le sue voglie sessuali», chiesti tre anni, di cui 18 mesi da scontare

24.01.23 - 12:42
Alla sbarra un 42enne residente nel Bellinzonese. L'accusa propone anche l'espulsione.
Tipress
«Usava il bambino per soddisfare le sue voglie sessuali», chiesti tre anni, di cui 18 mesi da scontare
Alla sbarra un 42enne residente nel Bellinzonese. L'accusa propone anche l'espulsione.
La sentenza sarà annunciata alle 16.

LUGANO - «Si presenta come una vittima, ma è un carnefice». È con queste parole che il procuratore pubblico Simone Barca si riferisce al 42enne italiano residente nel Bellinzonese oggi alla sbarra alle Assise criminali. L'uomo è accusato di aver toccato nelle parti intime un bambino che all'epoca dei fatti aveva tra i sei e i nove anni, nonché di averlo indotto a toccare i suoi genitali.

L'imputato risponde di atti sessuali con fanciullo ripetuti, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere ripetuti e coazione sessuale. Per lui l'accusa chiede tre anni di detenzione, di cui 18 mesi da scontare, più l'espulsione dalla Svizzera. La difesa, al contrario, chiede 12 mesi sospesi e si oppone all'espulsione. La sentenza è attesa per le 16. 

 «Giocavamo» - Gli abusi avvenuti sarebbero stati molteplici e avrebbero avuto luogo tra il 2019 e il 2022 in Italia e in Ticino. «Non c'erano intenzioni sessuali, assolutamente», si è giustificato il 42enne davanti alla Corte. «L'ho toccato in due o tre occasioni, sopra i pantaloni e per pochi secondi. E tutto in un contesto di gioco, di lotte e di solletico». L'uomo nega però di aver toccato il bambino sotto i vestiti, così come di averlo indotto a toccare i suoi genitali. «All'inizio lei aveva però negato tutto», commenta il giudice Amos Pagnamenta. 

Abusi che avvenivano «sempre, sempre, sempre» - «L'imputato si è approfittato del bambino sull'arco di tre anni», esordisce il procuratore pubblico Simone Barca. «È un egoista, un manipolatore e una persona bugiarda che vuole presentarsi come una vittima. A detta sua non ha fatto niente, tutto sarebbe un grosso malinteso». Ma il 42enne «toccava il bambino non solo sopra, ma anche sotto i vestiti, in doccia, in mansarda e in salotto», e così spesso che il piccolo «si è espresso sulla frequenza di questi episodi con un "sempre, sempre, sempre"». La vittima, continua Barca, «era ed è tuttora una creatura innocente alla quale è stata irrimediabilmente tolta la spensieratezza», e che «non avrebbe alcun motivo di dire il falso». I suoi racconti, infatti, «sono ricchi di dettagli e non sono stati smentiti da alcun elemento in corso d'inchiesta».

«L'unico giocattolo era il bambino» - Il 42enne, continua il pp., soffre di un disturbo della personalità misto: «È incapace di provare sentimenti di colpa e imbastisce relazioni interpersonali unicamente a scopo utilitaristico». Nelle sue deposizioni «ha insistito sull'elemento del gioco, tanto che la difesa ha addirittura coniato il nome di "gioco dell'acchiappapisello"» per descrivere le sue azioni. Ma «l'unico giocattolo, in questo caso, era proprio il bambino. Utilizzato come un giocattolo sessuale». L'uomo, rincara la dose l'accusa, «ha tradito la fiducia del piccolo per soddisfare le sue voglie sessuali. Oggi sminuisce e banalizza gli atti da lui commessi e appare evidente che non ne abbia compreso la gravità».

L'accusa chiede dunque tre anni di detenzione, di cui 18 mesi da scontare (da detrarsi il carcere preventivo), un trattamento ambulatoriale e l'espulsione dal Paese. Il 42enne è infatti giunto in Ticino nel 2021 «e i legami sul territorio sono limitati a quelli con la sua famiglia».

«Non è un predatore sessuale» - «C'è stata indubbiamente una dinamica perlomeno discutibile tra il 42enne e il bambino», ammette il difensore Niccolò Giovanettina. «Questo ha creato confusione e malessere al piccolo, ed è oggettivo». Non tutti i fatti contenuti nell'atto d'accusa sono però comprovati, sottolinea, «e questo ha un impatto sulla pena che va comminata».

«"Non so perché durante il gioco gli prendevo il pisellino e non il naso", ha dichiarato il mio assistito, ma ha detto di aver capito che, nonostante questi gesti non avessero per lui connotazione sessuale, restano sbagliati», aggiunge la difesa. Nei racconti del bambino, viene poi sottolineato, emerge un po' di confusione: «La credibilità del piccolo è dunque generale, ma non si estende a ogni singolo episodio incluso nell'atto d'accusa». I racconti relativi al bagno «potrebbero infatti riferirsi a normali pratiche di igiene». 

Il fatto che i toccamenti avvenissero davanti ad altre persone, secondo la difesa, «indica poi più che altro un comportamento di immaturità, ma che si distanzia da quello di un predatore sessuale».

La difesa chiede dunque il proscioglimento dall'accusa di atti sessuali con un fanciullo relativa ad alcuni dei toccamenti imputati al 42enne, tra cui quelli in bagno e in mansarda. Per Giovanettina non vi sarebbe inoltre stata alcuna coazione sessuale: «Non c'è stata minaccia, il rapporto tra adulto e bambino non è stato strumentalizzato per indurre il bambino in atti sessuali e non c'è stato nulla di nascosto». Secondo la psichiatra, evidenzia poi la difesa, «il piccolo non mostra segni di traumi».

«Il carcere già fatto è sufficiente. È ora tempo di intervenire con un trattamento ambulatoriale», afferma infine Giovanettina. Per questo la difesa chiede una condanna di 12 mesi sospesi e propone che il 42enne non venga espulso.

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