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CANTONE«C’era chi urlava “ammazzalo, ammazzalo!”»

11.07.22 - 17:59
La pubblica accusa chiede 4 anni e 9 mesi per il 19enne T.T. e 4 anni e 8 mesi per il 20enne Y.T..
TiPress
«C’era chi urlava “ammazzalo, ammazzalo!”»
La pubblica accusa chiede 4 anni e 9 mesi per il 19enne T.T. e 4 anni e 8 mesi per il 20enne Y.T..
La difesa, dal canto suo, chiede 7 mesi da scontare per il primo e 6 sospesi per il secondo.

LOCARNO - Quattro anni e nove mesi di carcere per uno. Quattro anni e otto mesi per l’altro. Più l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni. È questa la pena richiesta dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni per i fratelli oggi alla sbarra per il pestaggio che il 4 dicembre scorso fece finire in ospedale un ragazzo di 18 anni. «I due sono cresciuti, dopo i primi anni, senza genitori. E purtroppo senza regole. Rappresentano un fallimento educativo», così Tuoni. Di tutt’altra opinione la difesa, che chiede sei mesi di detenzione sospesa per due anni per il 20enne e sette mesi da scontare per il 19enne. Questo, «in considerazione della giovane età degli imputati e dei traumi subiti durante l’infanzia». E anche l’espulsione viene ritenuta sproporzionata. La sentenza è attesa per mercoledì.

«Storie lineari» - Le testimonianze, sottolinea la pubblica accusa, parlano di numerosi pugni e calci, arrivati da più persone e più parti. «Le versioni raccontate da numerose testimoni sono simili. Tutte le dichiarazioni collimano e presentano una linearità». Contrariamente, secondo la PP, a quelle fornite dai due fratelli e dai minorenni ugualmente coinvolti nella rissa.

«Calci a ripetizione» - «Ho visto chiaramente almeno quattro persone che hanno preso a pugni e calci in testa e in faccia E.M., il 18enne ferito», così Tuoni citando l’amico della vittima, che sarebbe anche stato colpito. «I calci erano parecchi, a ripetizione. C’era chi urlava “ammazzalo ammazzalo”, era un coro».

«Due giovani noncuranti della vita altrui» - Il comportamento processuale dei due, ha poi evidenziato la procuratrice pubblica, «è stato caratterizzato da comportamenti strafottenti e minacciosi. Hanno dimostrato freddezza, sadismo e noncuranza per la vita altrui. Ancora oggi devono dimostrare al loro branco che la legge la fanno loro».

Precedenti che pesano - L’accusatore privato, avvocato Gianluigi Della Santa, chiede poi un rimborso, per il 18enne, delle spese legali e mediche, più torto morale. Tutto questo per un totale di 26’284 franchi. «La lista delle imputazioni per le quali sono stati indagati questi due è lunga», ha sottolineato, mettendo in dubbio il pentimento dei fratelli. Tra queste «violazione di domicilio, furto, ricettazione, violenza carnale e coazione, vie di fatto e violazione della legge federale sugli stupefacenti».

«Poteva non rientrare più» - L’avvocato Della Santa ha infine parlato della vittima: «E.M. non se l’è sentita di essere qui oggi. È una persona violata che spero possa tornare quella di prima. È tornato a casa quella sera, ma le cose potevano andare in maniera diversa. La cosa peggiore è che queste aggressioni sono immotivate, è il divertimento del fine settimana per questi ragazzi».

«A casa con una Dafalgan» - La parola passa poi alla difesa. «In aula non bisogna farsi influenzare, ma concentrarsi sugli aspetti oggettivi dell’inchiesta», esordisce Roberto Rulli, avvocato del 20enne Y.T. «Non è quello che ha fatto la procuratrice pubblica, che ha costruito un castello di carta senza prove e ha chiesto delle condanne esemplari per due ragazzi poco più che maggiorenni». E le prove di cui parla l’avvocato difensore sono i referti medici del pronto soccorso. Arrivato in ospedale, D.D., l’amico in difesa del quale è intervenuto il 18enne, «riferisce di essere stato colpito con due pugni al volto, nient’altro. Nega perdita di coscienza e dolore e non viene constata nessuna tumefazione. Non è stata scattata nessuna fotografia di lesioni perché non c’era niente da vedere, e viene dimesso subito in condizioni generali buone, con la prescrizione di un semplice Dafalgan». Discorso analogo, quello fatto dall’avvocato, anche per quanto riguarda il 18enne E.M., vittima principale. «Secondo i referti presentava una tumefazione allo zigomo destro, uno alla fronte e una leggera tumefazione sopra la testa. Nessuna frattura, ed è stato dimesso con un giorno di incapacità lavorativa e la prescrizione della solita Dafalgan». E.M., sottolinea poi Rulli, non è mai stato messo in pericolo di vita.« Né tantomeno l’amico, che non ha riportato neanche un livido. La colpa è quindi da ritenersi media, e non grave». I precedenti sarebbero poi minimi: «Quando si parla di furto ci si riferisce a un paio di birre e delle chips ad un campeggio». Per quanto riguarda invece l’espulsione: «Per il reato di lesioni semplici non esiste, solo per reati più gravi. Sono cresciuti in Svizzera, sono 13 anni che vivono qua».

«Una semplice scazzottata» - Rincara la dose l’avvocato del 19enne T.T., Andrea Ronchetti. «La vita di E.M. non è mai stata in pericolo, e non mai è stato ripetutamente colpito con una bottiglia. Se così fosse stato, la testa del 18enne non sarebbe stata nelle condizioni rilevate nel referto medico». Inoltre «uno dei testimoni ha precedenti penali pesanti e non è credibile per molti aspetti». Ci troviamo di fronte a una scazzottata tra giovani, sottolinea ancora Ronchetti, e non di un tentato omicidio intenzionale». Per quanto concerne l’espulsione, Ronchetti evidenzia come «il giovane abbia progetti e amici qui, e come la perizia psichiatrica abbia dato giudizio favorevole per un suo recupero». Entrambi gli imputati hanno infine preso parola, ringraziando gli educatori che li hanno seguiti, presenti in aula. E il maggiore non è riuscito a trattenere le lacrime.

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