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ITALIA / CANTONEQuell'oro rubato nel nord Italia che poi passava dal Ticino

26.02.22 - 12:29
Sei persone arrestate. Recuperati oltre 37 chili di metallo prezioso e più di un milione di franchi in contanti.
Depositphotos (scanrail)
Fonte ats / Carabinieri
Quell'oro rubato nel nord Italia che poi passava dal Ticino
Sei persone arrestate. Recuperati oltre 37 chili di metallo prezioso e più di un milione di franchi in contanti.
I carabinieri di Asti: «Provvedendo a fondere direttamente la refurtiva, non solo si rendeva più facile il trasporto all’estero, ma si contribuiva a determinare l’impossibilità di riconoscere i gioielli ostacolando le indagini».

ASTI - Sei persone sono state arrestate e contro altre due, di cittadinanza svizzera, è stato spiccato un mandato di arresto europeo per riciclaggio di preziosi nell'ambito di una operazione dei carabinieri di Asti (Piemonte), che hanno recuperato oltre 37 chilogrammi d'oro tra monete, gioielli, lingotti e pietre preziose, oltre a un milione di euro (1,04 milioni di franchi) in contanti e quindici pistole di grosso calibro con le relative munizioni. I due cittadini svizzeri sarebbero complici della banda, stando a quanto indica oggi l'agenzia di stampa italiana Ansa.

L'indagine, sfociata ieri mattina nell'esecuzione dei mandati d'arresto, è stata coordinata dai militari italiani e dalla Polizia cantonale ticinese, che - si legge nella nota - ha a sua volta avviato un procedimento penale connesso ai fatti contestati in Italia.

Provento di furti messi a segno in tutto il nord Italia, l'oro veniva fuso in lingotti e venduto in fonderie svizzere, precisa l'Ansa. Le indagini, coordinate dalla procura di Asti, sono state condotte in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale di polizia. In cinque mesi sono state documentate un paio di trasferte sul suolo elvetico ogni settimana, per un ammontare complessivo di circa cento chilogrammi d'oro trasferito, del valore di cinque milioni di euro.

«Sulla base di quanto emerso dalle indagini, si è potuta delineare la notevole estensione della rete di fornitori della presunta associazione che, provvedendo a fondere direttamente la refurtiva, non solo ne rendeva più facile il trasporto all’estero, ma contribuiva a determinare l’impossibilità di riconoscere i gioielli ostacolando fortemente le indagini».

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