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CANTONE«Noi donne siamo stufe dell’inerzia delle autorità»: scatta il presidio a Lugano, davanti alla Procura

17.12.21 - 21:27
Lo ha indetto per sabato alle 14 il collettivo femminista "Io l'8 ogni giorno"
Io l'8 ogni giorno
Il collettivo durante un precedente presidio.
Il collettivo durante un precedente presidio.
«Noi donne siamo stufe dell’inerzia delle autorità»: scatta il presidio a Lugano, davanti alla Procura
Lo ha indetto per sabato alle 14 il collettivo femminista "Io l'8 ogni giorno"

LUGANO - Il collettivo femminista "Io l'8 ogni giorno" ha organizzato un presidio «di sorellanza e protesta» per le 14 di sabato 18 dicembre, davanti alla Procura di Lugano in via Pretorio 16.

«La brutale aggressione di pochi giorni fa all’autosilo Balestra di Lugano ha suscitato giustamente indignazione e sconcerto in molte persone. Come è possibile, si sono chiesti in molti, che una donna minacciata di morte, aggredita e che è riuscita a salvarsi grazie all’intervento di terzi, si ritrovi ora a dover vivere nella paura, in gabbia, mentre il suo aggressore è lasciato a piede libero?» 

Purtroppo questo non è un caso isolato, sottolineano dal collettivo. «È anzi ciò che normalmente succede in queste situazioni. Le donne minacciate e aggredite ancora oggi non ricevono il dovuto ascolto e la dovuta protezione. Nonostante le denunce, i colpevoli vengono lasciati liberi e possono continuare a terrorizzare, molestare e aggredire. Anche i provvedimenti restrittivi si rivelano purtroppo spesso illusori e inefficaci, come dimostrato dal recente tentato femminicidio di Solduno». Il piano d’azione cantonale presentato il 24 novembre «non si è dimostrato all’altezza dell’obiettivo», come era già stato sottolineato a caldo da "Io l'8 ogni giorno". «Il discorso di fondo è che tutto va già piuttosto bene, che non servono risorse supplementari, che gli strumenti esistenti sono già adeguati, che i vari professionisti sono già formati. E alla fine si fa ben poco o nulla. Ma noi donne siamo stufe. Siamo stufe dell’inerzia delle autorità. Siamo stufe di dover aver paura. Siamo stufe di non essere credute. Siamo stufe di non ottenere giustizia». 

Per tutti questi motivi è stato organizzato il presidio di sabato, per «dimostrare la nostra sorellanza a tutte le donne che lottano contro la violenza e che devono scontrarsi anche con un sistema che non è capace di proteggerle». Sarà un'ulteriore occasione per ribadire le rivendicazioni presentate nel Piano d'azione femminista contro la violenza sulle donne. Ovvero:
• un numero unico anti-violenza 24/24 e 7/7, gestito non dalla polizia ma da personale qualificato e prevalentemente femminile;
• un reale rafforzamento dei servizi di presa a carico e degli sportelli anti-violenza;
• una procedura specifica negli ospedali per le vittime di violenza domestica e sessuale, sul modello del “codice rosa” italiano, e la creazione all’interno degli ospedali di consultori specializzati per il sostegno alle vittime di violenza;
• un reddito d’emergenza per facilitare i percorsi di uscita dalla violenza;
• una procedura proattiva di presa di contatto da parte dei servizi di aiuto alle vittime, con lo scopo d'illustrare alle donne gli aiuti e i servizi esistenti;
• misure di allontanamento realmente efficaci e dispositivi ‘salvavita’ per le vittime;
• campagne d'informazione e prevenzione capillari e martellanti.

Il collettivo aveva già manifestato lo scorso 18 novembre davanti alla Polizia di Mendrisio.

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