
LUGANO - «Il danno causato alla fondazione è minimo e non ne preclude l’attività». Così Maurizio Tamagni in merito all’incriminazione del fratello, Don Samuele Tamagni, vicepresidente della Fondazione Damiano Tamagni.
Il sacerdote, come noto, si è auto costituito negli scorsi giorni. Sul suo conto pesano le accuse di appropriazione indebita, riciclaggio e truffa proprio ai danni della suddetta fondazione oltre che della parrocchia.
Il consiglio di fondazione si riunirà la settimana prossima per prendere una posizione ufficiale. «Siamo sorpresi come tutti e imbarazzati da questa triste vicenda di debolezza umana e al momento non abbiamo niente da aggiungere», conclude Maurizio Tamagni, attualmente all’estero e «non reperibile».
Don Samuele Tamagni è lo zio di Damiano Tamagni, il giovane ucciso a seguito di un pestaggio durante la Stranociada del febbraio 2008.
«Il danno causato alla fondazione è minimo e non ne preclude l’attività». Così Maurizio Tamagni in merito all’incriminazione del fratello, Don Samuele Tamagni, vicepresidente della Fondazione Damiano Tamagni.
Prete o non prete non ci trovo niente di scorretto mettere al corrente la società civile di Cadro e dintorni di ciò che è accaduto. Non trovo giusto che ogni volta che viene coinvolta la chiesa si cerchi di celare, o meglio censurare la verità dei fatti. I soldi sono stati usati per soddisfare i vizi di questo prete punto e basta. Trovo disgustoso che la casa di gioco nella quale sono finiti i soldi non restituisca alla comunità il denaro che l amico del prete ha "perso' facendo l indiano. E palese che in questo caso chiesa e stato sono coinvolti ma si cerca in ogni modo di censurare i fatti deviando l'opinione pubblica con escamotage del tipo ",,,ma è giusto infangare il nome del prete?... ridare il maltolto alla comunità piuttosto. Buon Natale....