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BELLINZONA/ZURIGO«Camminare nella montagna non è stato divertente»

28.06.21 - 13:21
Chiusi per quasi due ore nel Gottardo: il racconto di chi ieri sera era sul treno bloccato nella galleria
foto lettore
«Camminare nella montagna non è stato divertente»
Chiusi per quasi due ore nel Gottardo: il racconto di chi ieri sera era sul treno bloccato nella galleria
Agitazione tra i passeggeri evacuati - circa 580 - a causa di un guasto tecnico. Le Ffs: all'origine dei disagi un guasto al sistema di guida

BELLINZONA - Un viaggio dentro la montagna che «sembrava non finire più». Ieri sera 580 passeggeri delle Ffs hanno vissuto qualcosa di simile a un terribile racconto di Dürrenmatt, in cui un treno sparisce all'interno di una galleria. L'esito - per fortuna - è stato diverso: evacuati all'interno del Gottardo, se la sono cavata con un ritardo di un paio d'ore e un «brutto spavento». 

È la prima volta, dall'inaugurazione nel 2016, che un treno viene evacuato nella galleria più lunga (e profonda) del mondo. A raccontare l'esperienza a tio.ch/20minuti è una studentessa della Mesolcina, 24 anni, diretta a Berna per un esame universitario. Il treno partito da Bellinzona alle 17.18 è entrato puntuale nel tunnel, ma dopo alcuni minuti «si è improvvisamente fermato» ricorda la giovane. «All'inizio non ci ho fatto molto caso, anche perché il treno dopo poco è ripartito». 

Pochi metri più avanti, però, la scena si ripete. «Si è fermato di nuovo, poi è ripartito, poi di nuovo per tre o quattro volte» racconta la studentessa, che viaggiava al piano rialzato dell'Intercity 886, un bi-piano della nuova linea introdotta in Ticino a partire dall'anno scorso. «Alla fine è arrivato l'annuncio che il treno aveva subito un guasto tecnico». 

Il tempo passa, gli annunci si susseguono anche per tranquillizzare i passeggeri. «C'era una certa agitazione, faceva molto caldo e sul treno si trovavano molte famiglie con bambini, anziani» racconta la 24enne. Per lo più «turisti che stavano rientrando dal weekend in Ticino». In circa due ore di attesa «c'è stato un gran via vai nei bagni, alcuni lamentavano il fatto di dover indossare le mascherine, insomma non è stato divertente». 

Arriva quindi l'annuncio dell'evacuazione. Per la quale, però, è necessario attendere l'arrivo di un altro treno nella seconda canna. Quando giunge il momento, il personale delle Ffs apre progressivamente le porte dei vagoni, uno dopo l'altro. 

«Io e il mio gruppo siamo scesi a un centinaio di metri dalla galleria di collegamento, abbiamo camminato lungo il treno, poi ancora alcuni minuti per raggiungere il secondo tunnel e il treno che ci aspettava» racconta la studentessa. Sono momenti emozionanti, ma anche di sollievo. «Nel secondo tunnel faceva molto meno caldo, stranamente. Siamo saliti sul treno e dopo un po' finalmente siamo ripartiti». 

Un'esperienza finita bene, anche se nel complesso «non certo divertente». Comunque una "prima" (superata) anche per le Ffs: le evacuazioni di treni in galleria sono «molto rare» e non erano mai accadute nel Gottardo, ricorda la portavoce dell'ex regia federale Ottavia Masserini. «La nostra prima preoccupazione in questi casi è la sicurezza dei passeggeri, per cui viene seguito un protocollo molto rigido e preciso, in costante collegamento con la centrale d'allarme». 

L'incidente ha causato ritardi non solo ai passeggeri coinvolti direttamente, ma su tutta la linea. A seguito di accertamenti, è stato appurato che all'origine del disservizio c'è stato un guasto al sistema di guida. Le Ffs «si scusano con i passeggeri per il disagio». 

Il sistema di sicurezza del Gottardo: 

Nella galleria di base del San Gottardo - 57 km di lunghezza, fino a 2500 metri di profondità - sono presenti due stazioni di soccorso, a Sedrun e Faido, che permettono l'evacuazione dei treni. I treni sono equipaggiati o potenziati in modo tale a poter continuare a circolare anche in caso di problemi tecnici ancora per una certa distanza, per raggiungere una delle due stazioni di soccorso. Se il treno si ferma al di fuori di queste stazioni di soccorso, è possibile mettere in sovrapressione la canna parallela. Ogni 325 metri vi sono dei passaggi che conducono nella canna opposta e che garantiscono un accesso rapido alle zone protette.

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