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LUGANOOrrore tra le mura domestiche: condanna a quattro anni di carcere

20.08.19 - 16:59
Prendeva a botte compagna e figli: 56enne alla sbarra per numerosi reati. Ecco la sentenza pronunciata dal giudice Amos Pagnamenta
Depositphotos (foto d'archivio)
Orrore tra le mura domestiche: condanna a quattro anni di carcere
Prendeva a botte compagna e figli: 56enne alla sbarra per numerosi reati. Ecco la sentenza pronunciata dal giudice Amos Pagnamenta

LUGANO – «Una colpa grave. L'imputato è condannato a quattro anni di carcere, tutti da espiare». È la sentenza pronunciata dal giudice Amos Pagnamenta nei confronti di un 56enne del Luganese resosi protagonista di una lunga serie di reati violenti in ambito domestico. Si chiude così una vicenda drammatica, che ha segnato per sempre un'intera famiglia, compresi due minorenni. All'ex compagna (che in passato, va specificato, ha comunque commesso reati minori in complicità con l'uomo), spetteranno 6000 franchi di risarcimento.

L'incidente e l'invalidità – Ex docente di ginnastica, beneficiario di invalidità dopo un grave incidente d'auto. Dopo quell'episodio, il suo carattere sarebbe cambiato. L'uomo tra il 2012 e il 2018 si sarebbe macchiato di una lunga serie di reati. Soprattutto nell'ambito della violenza famigliare. Principale vittima, l'ex compagna. Spesso presa a sberle o a pugni. A volte anche davanti ai figli. Bimbi che non sono stati risparmiati dalle sue azioni. Il 56enne in alcune occasioni avrebbe usato le maniere forti anche con loro. 

Non accettava la nuova vita della donna – L'escalation di tensione raggiunge il suo culmine la sera del 24 luglio 2018. Nella sua abitazione del Luganese, il 56enne avrebbe picchiato e legato la sua ex compagna. Abusando di lei sessualmente. Tutto questo perché non aveva accettato che nella vita della donna fosse entrata una nuova persona. I due infatti si erano separati già da un po'. Ma la donna, che viveva apertamente la nuova relazione, continuava a frequentare la casa dell'uomo perché con lui vivevano i figli.   

Parla il giudice – «In merito ai fatti del 24 luglio – spiega Pagnamenta –, la testimonianza della donna è perfettamente credibile. Già solo per il fatto di essere costretta a fuggire nuda. Non ha mai enfatizzato quanto accaduto». Per difendersi, la donna aveva tentato di accoltellare il 56enne. E lo ha subito chiarito. «Denunciando quanto ha subito, si è messa lei stessa in difficoltà». 

Senza logica – Per Pagnamenta l'imputato risulta non credibile. «I suoi verbali si sono contraddistinti per mancanza di logica. Le vie di fatto ci sono state. Ma non è stato possibile stabilire un numero preciso. È stato stabilito che un figlio manifestava disagi comportamentali in seguito a comportamenti del padre. Il reato di riciclaggio? L'imputato ha messo a disposizione il suo conto bancario per "nascondere" i soldi che un suo amico stava sottraendo alle Aziende Industriali di Lugano (AIL). Si denota, anche in altri frangenti, una preoccupante propensione a delinquere». 

Una montagna di soldi – Il 56enne dovrà, infine, occuparsi sia delle spese legali da versare al Cantone, sia di risarcire le AIL. Migliaia e migliaia di franchi che dovrà versare, non appena sarà in grado di farlo. L'uomo farà ricorso contro la sentenza? Presto per dirlo. Una cosa è certa. La sua uscita dall'aula resterà qualcosa di piuttosto singolare. Una stretta di mano a tutte le persone presenti in aula, giudice compreso. Mezzo sorriso, occhi lucidi. Poi via, a testa bassa, verso il carcere.  

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