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CANTONEDerubarono un tassista, due condanne e un’espulsione

19.04.18 - 16:34
Pene di quattro mesi e di dodici mesi nei confronti dell’accoppiata a processo per il colpo dello scorso ottobre in via Stefano Franscini
tipress
Derubarono un tassista, due condanne e un’espulsione
Pene di quattro mesi e di dodici mesi nei confronti dell’accoppiata a processo per il colpo dello scorso ottobre in via Stefano Franscini

LUGANO - Il colpo ai danni del tassista non fu una rapina, bensì un furto. E lo commise il 24enne portoghese. Per il 33enne angolano, che lo scorso 7 ottobre si trovava invece seduto sul sedile del passeggero, è invece stato riconosciuto il reato di ricettazione per essersi successivamente impossessato della maggior parte del bottino. La Corte delle Correzionali, presieduta dal giudice Marco Villa, ha condannato a una pena detentiva di quattro mesi il più giovane e di dodici mesi il più anziano. Nei confronti di quest’ultimo è inoltre prevista l’espulsione per cinque anni. I due erano comparsi in aula lo scorso lunedì 16 aprile per aver derubato un tassista in viale Stefano Franscini a Lugano. Il 33enne è inoltre stato riconosciuto colpevole di una serie di furti messi a segno tra giugno e dicembre 2017 nel Luganese.

Dichiarazioni contraddittorie - La Corte ha sottolineato che le dichiarazioni fornite dal tassista nel corso dell’inchiesta presentavano delle contraddizioni, in particolare per quanto riguarda il colpo ricevuto (dapprima si trattava di un calcio, poi parlava di una gomitata) e anche per come sarebbe avvenuta la sottrazione del borsellino. Mentre le versioni degli imputati sono sempre state costanti. Per questo motivo è stato applicato il principio del dubbio pro reo.

Le richieste delle parti - Per il 33enne angolano il procuratore pubblico Moreno Capella aveva proposto una pena detentiva di quindici mesi. Di dodici per il 24enne portoghese. Per entrambi cinque anni di espulsione. Secondo l’accusa i due misero a segno una rapina, agendo in correità. Gli avvocati difensori, Gaia Zgraggen e Giovanni Augugliaro, avevano invece sostenuto che si trattò di un furto. E che l’angolano non vi era coinvolto.

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