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CANTONEEsercente condannato per atti sessuali con fanciulli

21.11.17 - 17:11
La Corte ha stabilito una pena, sospesa, di sedici mesi. Confermato soltanto l’episodio ammesso
tipress
Esercente condannato per atti sessuali con fanciulli
La Corte ha stabilito una pena, sospesa, di sedici mesi. Confermato soltanto l’episodio ammesso

LUGANO - È stato condannato a una pena detentiva di sedici mesi, sospesa per un periodo di prova di due anni, l’esercente sulla sessantina a processo per atti sessuali con fanciulli e coazione sessuale. Ma soltanto per aver accompagnato nella sua stanza una bambina di sette anni, figlia di una famiglia cliente del ristorante in cui era attivo, e averla baciata nelle parti intime. L’unico episodio che l’imputato aveva ammesso. Lo ha stabilito la Corte delle Assise correzionali di Locarno, riunita a Lugano e presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Confermati anche i reati di pornografia dura (parzialmente) e di rappresentazione di atti di cruda violenza. «La colpa è grave - spiega la Corte - ha minacciato il sano sviluppo sessuale della minore».

L’imputato doveva rispondere di atti sessuali con fanciulli anche per un episodio con la figlia (secondo l’atto d’accusa l’avrebbe indotta a toccargli i genitali, ma lui ha spiegato che si trattava di un gioco) e un altro in piscina, dove aveva sollevato e abbracciato una bambina. L’uomo è però stato prosciolto da queste due imputazioni, poiché si tratta di atti ambigui e «un osservatore neutro non concluderebbe senza dubbio che si tratti di un atto a carattere sessuale». Inoltre, per quanto riguarda l’episodio della piscina, il fatto è stato riferito dalla madre, che non ha assistito alla scena. La pubblica accusa, allora nelle mani dell’ex procuratore pubblico Nicola Corti, non aveva sentito la vittima.

Una pena detentiva di due anni, eventualmente con la condizionale. È quanto chiedeva invece l’accusa, rappresentata in aula dal sostituto procuratore generale Antonio Perugini, che nel suo intervento rilevava nei singoli episodi un crescendo di «intraprendenza e sfrontatezza». Si era invece battuto per una riduzione della pena l’avvocato difensore Alain Susin, invocando la presunzione d’innocenza per i due episodi non ammessi.

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