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LUGANO«Non condivido l’interpretazione della Corte»

04.09.17 - 12:58
L’accusa chiede una pena di 18 mesi nei confronti del giovane responsabile dell’incidente mortale di Cadenazzo. Ma parla di «omicidio colposo»
Rescue Media
«Non condivido l’interpretazione della Corte»
L’accusa chiede una pena di 18 mesi nei confronti del giovane responsabile dell’incidente mortale di Cadenazzo. Ma parla di «omicidio colposo»

LUGANO – «Non omicidio intenzionale per dolo eventuale, ma omicidio colposo». È quanto sostiene la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo nel processo per l’incidente mortale di Cadenazzo, in cui il 3 marzo 2013 perse la vita un diciannovenne. Un caso che era già stato trattato, lo scorso anno, alle Correzionali. Ma allora la Corte aveva demandato l’incarto alle Criminali, ipotizzando una gara non autorizzata alla base della tragedia e chiedendo dunque di approfondire la questione. Allora non era infatti ancora possibile escludere reati più gravi, che avrebbero esulato dalle competenze di una Corte delle Correzionali.

«L’accusa non condivide la decisione della Corte delle Correzionali di rimandare indietro l’incarto» sottolinea Lanzillo, che nei confronti del 24enne all’epoca al volante del veicolo uscito di strada chiede dunque un condanna per omicidio colposo, nello specifico una pena detentiva di 18 mesi, eventualmente con la condizionale. Mentre per l’amico, il 25enne che guidava l’altra vettura, propone il proscioglimento.

Secondo la procuratrice, nel caso in questione bisogna parlare di «negligenza», quindi di omicidio colposo: l’imputato, spiega, non avrebbe voluto mettere in pericolo la vita dell’amico che si trovava sul sedile del passeggero. Amico che tuttavia ha perso la vita «a causa del comportamento sconsiderato del 24enne, che ha sottostimato il pericolo e ignorato le più basilari norme della circolazione».

Nel primo pomeriggio la parola passerà agli accusatori privati, rappresentati dall’avvocato Mario Branda, e ai difensori, i legali Yasar Ravi e Filippo Gianoni.

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