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Nei meandri del centro che vorrebbero chiudere: il video

CURIO (BOMBINASCO)Nei meandri del centro che vorrebbero chiudere: il video

10.05.23 - 08:31
Il volontario Max Spinetti ci accompagna all'interno di Al Suu. E dice: «Questo posto potrebbe ospitare tanta altra gente in difficoltà».
Tio/20Minuti
Nei meandri del centro che vorrebbero chiudere: il video
Il volontario Max Spinetti ci accompagna all'interno di Al Suu. E dice: «Questo posto potrebbe ospitare tanta altra gente in difficoltà».

CURIO (BOMBINASCO) - Non riesce a trattenere le lacrime. Max Spinetti è un uomo che sembra tutto d'un pezzo. Ma quando parla dei "suoi" ragazzi davanti alle telecamere di Tio/20Minuti si commuove. Per lui sono settimane difficili. In testa continua ad avere la data del 30 giugno. Quel giorno il centro Al Suu di Bombinasco potrebbe chiudere definitivamente. «Da alcuni anni mi metto a disposizione di queste persone come volontario esterno – ribadisce –. Non posso immaginare un futuro lontano da qui per loro». 

Fra Martino tra l'incudine e il martello – Le persone in questione hanno difficoltà di carattere sociale o disabilità. Le incontriamo. Gli ospiti al momento sono otto. E poi ci sono diversi dipendenti. Circa il doppio. Forse c'è proprio questa sproporzione tra utenti e personale alla base della volontà di chiudere il centro. Fra Martino Dotta, direttore della Fondazione Francesco e presidente del Comitato dell'Associazione vivere insieme (AVI) (che gestisce il centro), aveva accennato a lavori di ristrutturazione dello stabile. Lavori necessari. Per una spesa totale di circa cinque milioni di franchi. Un costo oggettivamente insostenibile. 

«Qui l'igiene non manca» – «Io lavoro nell'edilizia da una vita – dice Spinetti –. Venite, valutate voi se qui dentro è davvero necessario spendere quella cifra. È vero che gli utenti non hanno il servizio igienico in camera. Ma basta che aprano la porta e si ritrovano in un corridoio in cui ci sono più bagni e più docce. Tante altre strutture sanitarie sono così. E anche tanti ostelli o bed and breakfast. Gli ospiti sono sempre puliti, si curano. Parlateci con queste persone. Lo vedete lontano un miglio che stanno bene. Questi dettagli tecnici non fanno la felicità. Lo sentite che bel silenzio che c'è? È un posto meraviglioso per chi magari sta attraversando un momento delicato. Ci si può rigenerare. Gli ospiti hanno l'orto, curano le api, stanno nel verde».

«Tante camere inutilizzate» – Spinetti ci mostra anche diverse camere inutilizzate. «È una cosa che mi fa rabbia. In Ticino ci sono persone disagiate o addirittura senza tetto. Qui ci sarebbe la soluzione per tutti. E nessuno la considera. Mi chiedo se qualcuno del Cantone sia mai venuto a vedere questo posto. Ha un potenziale enorme e potrebbe aiutare decine di persone che non hanno un luogo in cui stare. Questo è uno stabile fortissimo, sanissimo. L'unica parte che sistemerei è la cucina che è chiaramente un po' vetusta. Ma lì non si spende più di 80.000 franchi».

Una notizia che fa male – Spinetti non vuole fare polemiche. «Però sarebbe stato il caso di dire che c'erano delle difficoltà con largo anticipo. Sapere della chiusura a pochi mesi dalla data limite è stato un fulmine a ciel sereno». Livio Fonti, papà di un utente, ci crede ancora. «La speranza è l'ultima a morire. Però bisogna darsi da fare». Silvana Molinari, ex collaboratrice, esprime i suoi sentimenti. «Ho operato qui per 37 anni. Non sto bene a sentire che chiudono. È qualcosa che mi fa sentire davvero male».  

«Aprite gli occhi» – La sabbia nella clessidra sta per finire. Il 30 giugno è sempre più vicino. Il centro potrebbe restare aperto ancora qualche mese finché tutti gli ospiti non saranno piazzati altrove. Spinetti è sempre più angosciato. «L'ho già detto e lo ripeto. Queste persone staranno malissimo via da Bombinasco. Ho dato anima e corpo per loro. Non le ho mai lasciate sole. Nemmeno a Natale. Posso capire che al momento mantenere una struttura del genere per soli otto ospiti sia oneroso. Ma allora si aprano gli occhi. E si usi questo stabile per accogliere più gente». 

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