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CANTONESopravvissuto all’Olocausto, oggi vive in Ticino: «Alla liberazione pesavo 28 chili»

19.12.22 - 18:47
Fishel Rabinowicz, classe 1924, aveva 16 anni quando è stato arrestato dalle SS. In Svizzera ha ricostruito la sua vita.
Tio/20minuti
Sopravvissuto all’Olocausto, oggi vive in Ticino: «Alla liberazione pesavo 28 chili»
Fishel Rabinowicz, classe 1924, aveva 16 anni quando è stato arrestato dalle SS. In Svizzera ha ricostruito la sua vita.

CADEMPINO - «Siamo stati deportati e in quattro anni 31 dei miei familiari sono morti. Alla fine eravamo rimasti in tre: io e due dei miei fratelli». È una storia toccante, che riporta agli orrori dell'Olocausto e della Seconda guerra mondiale, quella dell’ebreo polacco Fishel Rabinowicz. E a raccontarcela, oggi all’International School of Ticino di Cadempino, è stato proprio il 98enne, che dal 1952 risiede in Ticino. L'incontro è stato organizzato in collaborazione con la Gamaraal Foundation.

Rabinowicz è uno dei circa 400 sopravvissuti alla Shoah ancora in vita in Svizzera. È stato arrestato dalle SS a Sosnowiec, sua città natale, a soli 16 anni. Da allora ha girato nove diversi campi di lavoro, per poi finire nel campo di concentramento di Kretschamberg, sottocampo di Gross-Rosen, dove gli è stato assegnato il numero 19037.

«A un certo punto mi occupavo della posa dei binari ferroviari», spiega ricordando le sue giornate nei campi di lavoro. «Ero in un comando di 30 persone, e ogni mese ne morivano almeno due o tre». «La mia fortuna», continua, «è stata che ero giovane e piccolo fisicamente. Avevo i capelli rosso fiamma, ed ero l’unico che destava una certa simpatia tra le guardie delle SS. Per questo mi assegnavano i lavori più leggeri».

Buio - Poco prima della fine della guerra, quando le cose per i tedeschi stavano iniziando a mettersi male, Rabinowicz viene scelto per essere spostato a Buchenwald. È il 9 febbraio 1945. La marcia della morte dura 55 giorni e fa una vera e propria strage: «Siamo partiti in 1’220 e siamo arrivati in 746. Come? In condizioni pessime, sia fisiche sia psichiche. Eravamo degli scheletri». Poco tempo dopo, l’11 aprile 1945, gli americani liberano il campo. «Non ho pianto», ricorda il 98enne, «penso che non ne avessi le forze. Ci sono state date delle gamelle piene di carne verdura e lardo. Ho divorato tutto, ma il mio stomaco era talmente disabituato ad assimilare cibo sostanzioso e in quantità dignitose che mi sono defecato addosso. Poi sono crollato a terra».

Ombra - A quel punto Rabinowicz viene ricoverato negli ospedali costruiti sul campo. «La mia pancia era come pergamena, ci si poteva vedere attraverso. Gli americani non facevano che fotografarla». Da lì inizia un lento ritorno alla vita: «Mi davano da mangiare otto volte al giorno, ma solo un cucchiaio da zuppa alla volta. Dopo qualche giorno sono riuscito a rialzarmi». Quasi un mese dopo la liberazione il 20enne Rabinowicz pesava 28 chili e mezzo.

Luce - Nel 1947 Rabinowicz arriva in Svizzera, dove viene ricoverato al sanatorio di Davos per un soggiorno di recupero insieme ad altri sopravvissuti. A Zurigo conosce sua moglie, e trova lavoro come decoratore all’Innovazione di Chiasso, l’odierna Manor. Da allora non ha più lasciato il Ticino e attualmente risiede a Locarno. «Ringrazio molto la Svizzera per quello che mi ha dato. Ho scelto di rimanere qui per via di mia moglie, che in Ticino aveva tanti amici svizzeri tedeschi. E mi piace molto il clima caldo e soleggiato».

Da anni Rabinowicz racconta la sua esperienza e commemora le vittime dell'Olocausto attraverso l'arte della pittura.

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COMMENTI
 

Gus 1 anno fa su tio
E se pensiamo che certi indirizzi politici in Ticino e in Italia vanno sempre più in quella direzione, non c'è da stare allegri. Grazie signor Rabinowicz per averci riportati alla realtà.

centauro 1 anno fa su tio
Risposta a Gus
Ad esempio quali sarebbero questi indirizzi politici?

occhiodiairolo 1 anno fa su tio
Risposta a centauro
Semplice: l'estremismo! Sia rosso che nero che verde ...

Johnnybravo 1 anno fa su tio
PER NON DIMENTICARE... Una delle poche testimonianze dell'Olocausto da persone ancora viventi, Brava persona e ancora molto in gamba, bravo.

Fulisca 1 anno fa su tio
Articolo toccante. Quest'uomo è la prova vivente di cosa sia in grado di provocare il nazismo. Sarebbe interessante confrontare i pensieri e gli stati d'animo di quest'uomo, con quelli delle persone descritte nell'articolo di ieri, ovvero coloro che inneggiano al neonazismo, al terzo reich o altre sorti di oscena dittatura. Un dialogo tra loro potrebbe essere una flebile speranza di sensibilizzazione, anche se purtroppo con bassissime possibilità di buona riuscita. I ricordi del Signor Rabinowicz dovrebbero essere trascritti ed utilizzati in campagne di informazione ed educazione per tutti i componenti della società

Rusky 1 anno fa su tio
Risposta a Fulisca
Fulisca: esatto !

Brissago 1 anno fa su tio
Risposta a Fulisca
Quoto in toto il tuo pensiero
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