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CANTONEPassano gli anni, ma i videogiochi riescono (ancora) a preoccupare mamme e papà

01.12.22 - 06:30
Ma per motivi un po' diversi dal passato, la parola allo psicologo: «Sono cambiati, e non sono mai stati così seducenti»
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Passano gli anni, ma i videogiochi riescono (ancora) a preoccupare mamme e papà
Ma per motivi un po' diversi dal passato, la parola allo psicologo: «Sono cambiati, e non sono mai stati così seducenti»

SAVOSA - Passano gli anni, le cose cambiano ma alcune costanti restano. Fra queste c'è anche il delicato rapporto fra figli, genitori e videogiochi.

A questi ultimi è dedicata un serata di sensibilizzazione dal titolo abbastanza evocativo: “Mamma ancora 5 minuti”, curata da ated-ICT Ticino e dagli psicologi di HorizonPsytech e che si terrà il prossimo 17 dicembre alla Supsi di Viganello (9:00 - 11:00). «Il nome dell'incontro prende spunto da una frase che i genitori sentono dirsi spessissimo quando chiedono ai figli di terminare le loro partite», ci spiega lo psicologo e relatore della serata Gabriele Barone.

Giovani genitori, ma sempre in difficoltà

Cambiano i tempi, dicevamo, e anche le nuove generazioni di mamme e papà - che il joypad qualche volta lo hanno imbracciato - si trovano di fronte a un qualcosa che però faticano a riconoscere (e gestire): «I games di oggi sono completamente diversi, non si gioca più da soli - o magari con un amichetto - ma online e con tantissimi altri da tutto il mondo. Cambia anche il tipo di sfida che diventa più competitiva e con una forte componente sociale».

Più scintillanti, adrenalinci e incalzanti, i videogiochi di oggi sono anche dei campioni di seduzione: «I prodotti di successo di oggi, pensiamo a un “Fortnite”, possono contare su circa 40 anni di studi psicologici su come risultare più accattivanti e coinvolgenti. Spesso sono inizialmente gratuiti e incassano grazie a tante piccole spese minime per acquistare beni digitali al loro interno, come le famose skin (“pelli”, in inglese, che sono una sorta di abiti per gli avatar di gioco, ndr.). In questo senso ragionano come delle aziende o dei supermercati, ed è una cosa totalmente nuova».

Non preoccupa più la violenza, ma la dipendenza

Una volta spauracchio per quanto riguarda la violenza, oggi i videogames continuano a preoccupare ma per altri motivi: «Diciamo che se non altro non fanno più paura, anche perché la correlazione violenza digitale e quella reale non ha trovato un riscontro scientifico. Questo non significa che i genitori non siano preoccupati soprattutto dal loro potere di assuefazione e dalla cosiddetta “dipendenza da videogiochi”. È un timore, questo, che si allarga in generale a tutte le tecnologie e - visto il nostro contesto sociale - è assolutamente giustificabile. Quello che bisogna evitare è che il digitale diventi un qualcosa di totalizzante che tolga spazio a tutto il resto, si tratta di uno strumento non una cosa con cui riempire per forza di cose ogni spazio vuoto della giornata».

E per quanto riguarda le richieste di soldi per acquistare oggetti virtuali? «Potrebbero sembrare dei capricci, ma lo sono tanto quanto le figurine che compravamo noi da bambini hanno comunque un'importanza ludica ma anche sociale con i propri pari», spiega Barone, «anche qui il modo di procedere migliore è stabilire con i bambini una serie di regole chiare ma ferree, proponendo un budget, una sorta di paghetta, fissa da cui non si può sgarrare. In questo modo si permette loro anche di sperimentare il valore dei soldi».

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