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Navighiamo in un mare di virus? A tu per tu con Giorgio Merlani

CANTONENavighiamo in un mare di virus? A tu per tu con Giorgio Merlani

04.10.22 - 06:30
Arriviamo da due anni difficili, ma cosa ci riserva il futuro? Ne abbiamo discusso con il Medico cantonale
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Navighiamo in un mare di virus? A tu per tu con Giorgio Merlani
Arriviamo da due anni difficili, ma cosa ci riserva il futuro? Ne abbiamo discusso con il Medico cantonale

BELLINZONA - Ciò che un tempo vedevamo come un mondo relativamente lontano, quello delle malattie infettive, delle epidemie, si è improvvisamente trasformato in una nuova normalità. Negli ultimi due anni siamo stati infatti confrontati con una pandemia, e negli ultimi mesi si è iniziato a parlare anche di vaiolo delle scimmie, di virus del Nilo occidentale, persino di difterite. 

Tra nuovi virus che emergono, e virus che ritornano, ci troviamo quindi in una società diversa, più attenta alle insidie che possono giungere all'improvviso, ma anche più divisa e con uno stile di vita che si rivela sempre più insostenibile? Ne abbiamo parlato in un'intervista con il medico cantonale, Giorgio Merlani, con cui abbiamo esplorato le sfide sanitarie passate e presenti, passando dal ruolo della medicina a quello della popolazione.

Abbiamo passato due anni di pandemia, ora si parla anche di vaiolo delle scimmie, di virus del Nilo occidentale, persino di polio. Cosa sta succedendo?
«È una domanda centrale, la cui risposta è complessa. Il fenomeno è sicuramente dettato dal fatto che c’è una mobilità a livello globale mai vista prima: non c’è solo l’europeo benestante che va dall’altra parte del mondo in vacanza, ma è tutto il mondo che si muove in tutto il mondo. Questo fenomeno è reso ancora più acuto dal fenomeno migratorio, collegato a sua volta a eventi bellici, problemi di siccità, e cambiamento climatico, fattori che spostano masse di persone, che entrano quindi in contatto con altre persone, e questo spiega ad esempio, in parte, la riapparizione della difterite. Da noi la popolazione è ben vaccinata, ma c’è gente che si sposta ad esempio dall’Afghanistan per motivi politici, bellici o economici e arriva in zone dove questo patogeno non c’è. C’è poi anche un'aumentata attenzione diagnostica: questi virus vengono rilevati prima e viene lanciato un allarme, che poi magari non si traduce in un'epidemia o un focolaio, ma il nostro lavoro è anche quello: cercare quello che potrebbe arrivare e informare la popolazione».

C’è secondo lei un’influenza del clima?
«Indubbiamente, il clima cambia tutta una serie di questioni. Ad esempio, il virus della febbre del Nilo occidentale è legato al cambiamento che porta allo spostamento di certi vettori - la zanzara, in questo caso - a delle latitudini in cui prima non c’erano. Per esempio, la febbre del Nilo è collegata anche, ad esempio, alla siccità, perché il vettore principale sono gli uccelli. Quando questi migrano si fermano a delle pozze d’acqua (dove vengono punti e infettati dalle zanzare). Se gli specchi d’acqua sulle rotte migratorie sono pochi e più piccoli, il numero di contatti stretti tra zanzare e uccelli è più elevato, e ciò spiega il fatto che il virus sia arrivato fino da noi».

Dovremmo cambiare il nostro stile di vita?
«In effetti è vero che alcune malattie emergono/riemergono perché siamo molto più all’esterno, a contatto con la natura. L’abbiamo visto molto bene con la borreliosi, la malattia trasmessa dalle morsicature della zecca. Questo tra l’altro permette di fare un collegamento più in generale: la popolazione umana si continua a estendere, i limiti degli insediamenti umani erano prima relativamente lontani dalla giungla/foresta (spazi tradizionalmente occupati dalla natura) mentre ora - con l’estensione della popolazione umana - le città arrivano al margine della giungla e non c’è più questo confine tra mondo umano e mondo animale. Questo favorisce tra l'altro questi passaggi (che abbiamo visto con il coronavirus, ma anche con l’ebola e l’influenza del cammello) di malattie dagli animali all’essere umano. Più in generale, ciò che può essere collegato al comportamento umano è la velocità: una persona in 24 ore può fare il giro del mondo ed entrare in contatto con persone che sono state in contatto con altre X persone (o animali), e le malattie possono quindi diffondersi a una velocità mai vista prima».

Tra la popolazione c’è una certa diffidenza nei confronti dei messaggi delle autorità?
«È un fenomeno che osserviamo, e la cui spiegazione esatta è difficile da dare. Una spiegazione potrebbe essere che quando si entra in contatto con qualcosa che preoccupa o spaventa cerchiamo di rimuoverlo in qualche modo. Il negazionismo è una sorta di fenomeno collettivo di quello che neghiamo a noi stessi quando succede qualcosa (“Ho un sintomo che potrebbe segnalare una patologia grave? Facciamo finta di niente, lo nego, perché questo non mi confronta con il problema e vivo in modo normale”). Quindi qualcuno che viene fuori a dire “guarda che c’è questo virus, questo batterio, ecc” mi confronta con la mia ansia, e più mi confronta e peggio diventa perché e mi richiama al fatto che un rischio in realtà c’è».

La negazione intacca a sua volta la fiducia...
«Viviamo in un mondo sempre più complicato - e allo stesso sempre più conosciuto: con il martellamento tra media e social media ci si confronta ormai con tutti i temi. C’è chi poi segue l’opinione della maggioranza, delle autorità, dei governi... e chi si oppone. È chiaro che chi si oppone deve trovare un motivo, allora elabora una forma conflittuale della cosa («ci nascondono qualcosa») e questo porta a un crollo della fiducia. È un fenomeno che cerchiamo di seguire e razionalizzare, ma che è problematico: abbiamo visto quello che ha generato durante la pandemia. Da un lato durante una crisi è un bene che la popolazione sappia e agisca in modo corretto, dall’altro non vogliamo creare delle spaccature, dei pro- e contro no-vax, ecc… Diventa proprio un problema di società».

C’è invece preoccupazione per quanto riguarda i vaccini (quelli “classici” che vanno somministrati ai bambini)?
«Questo si collega un po’ al concetto dell’informazione e fiducia nelle autorità. Riguardo a queste vaccinazioni c’è però anche un altro fenomeno: i vaccini sono un po’ vittime del proprio successo. Un esempio concreto: qualche anno fa a un corso di comunicazione a Lugano, a cui partecipavano persone da tutto il mondo, abbiamo sviluppato una campagna a favore della vaccinazione all’interno di un Paese, e un collega dell'Azerbaijan ci ha chiesto, confuso, “perché bisogna fare una campagna di vaccinazione per convincere la gente a vaccinarsi? Da noi ucciderebbero per vaccinare i propri figli". Questo perché lì, come altrove, vedono le malattie e il loro effetto nefasto. Da noi, con la stragrande maggioranza della popolazione che è vaccinata e con queste malattie che circolano pochissimo, la gente dice "ma perché devo vaccinarmi per qualcosa che non crea problemi"? Devono poi sicuramente esserci anche motivi più profondi, d’altronde anche quando Edward Yenner ha proposto il vaiolo-vaccino, già ai tempi (1796), c'erano gli oppositori di questa vaccinazione (e qui parlare di informazioni, di successo dei vaccini, di fake news è difficile). C’è quindi qualcosa di insito nella natura umana per cui la morte della malattia è qualcosa di naturale, l’intento dell’uomo è invece sbagliato».

Gli appelli sono spesso quelli di avere meno contatti. Invece di unirci, si rischia che questo ci divida?
«Per cercare di contenere la diffusione di un virus le misure sono quelle che sono (almeno finché non arriva una terapia, un vaccino). Pensiamo all’HIV: negli anni 70 non si parlava di preservativo, dal momento della diffusione dell’HIV se n’è iniziato a parlare e se ne discute molto ancora oggi. Penso che la mascherina avrà in futuro un ruolo importante (non parliamo di coronavirus, ma in generale) perché abbiamo visto che è uno strumento che ha un’efficacia ed è quindi utilizzabile per mitigare la trasmissione di X malattie respiratorie. A livello psicologico, se ci sono malattie e virus che circolano, c’è una parte della popolazione che magari la vive in mondo sereno, mettendosi la mascherina (o meno) e facendo attenzione, e poi c’è la chi vive con grande angoscia, e questo l’abbiamo visto - anche in maniera esacerbata - negli ultimi 2 anni, anche perché ha portato a una spaccatura tra chi voleva più attenzione, più misure, e meno movimento e chi idealmente avrebbe voluto che non si facesse… nulla».

Virus che arrivano, virus che ritornano: la medicina è pronta a queste sfide?
«La medicina deve fare il suo ruolo: abbiamo gli strumenti, le informazioni, e la capacità diagnostica: dobbiamo sapere che un virus c’è. Dopo averlo scoperto c’è poi il contenimento, e in seguito si arriva a produrre vaccini e farmaci, ma ci vuole del tempo e non si possono fare miracoli. Lo abbiamo visto con la pandemia quanto ci è voluto dall’arrivo del virus ai primi strumenti efficaci per contrastarla. Nel frattempo ci sono X malati e l’impatto può essere importante sulla popolazione. La medicina inoltre non è infallibile, dipende dalle sfide che arrivano. Ora abbiamo parlato di nuovi patogeni o riemergenti, ma una delle principali preoccupazioni della medicina è l’apparizione dei geni di resistenza: cosa vuol dire? I batteri che causano la polmonite piuttosto che infezioni della pelle o altre complicazioni dopo la chirurgia (fenomeni conosciuti e ben trattabili) diventano sempre più resistenti a un numero crescente di antibiotici. Già ora abbiamo alcuni germi virtualmente resistenti a tutti gli antibiotici. Ciò significa tornare indietro nella storia al periodo antecedente alla penicillina, quando una persona che aveva una polmonite guariva o moriva. Andando avanti così rischiamo di avere una diffusione di questi germi, e secondo me è questa la sfida più grande della medicina: riuscire a sviluppare antibiotici efficaci anche per questi germi molto resistenti».

C’è chi critica la Svizzera per aver reagito con ritardo, ad esempio per quanto riguarda la fornitura di vaccini contro il vaiolo delle scimmie. A cosa può essere dovuto?
«La Svizzera ha un sistema a livello di autorizzazione, di controllo, e di importazione dei farmaci che è molto sicuro, molto attento e performante, quando le cose si possono fare con calma. Quando c’è un certo livello d’urgenza, non è così facile invece saltare tutte le tappe di sicurezza, quindi a volte prende più tempo. Questo è possibile anche perché c’è un elemento che dimentichiamo: la Svizzera è un paese molto piccolo, molte ditte farmaceutiche neanche si interessano del nostro Paese. Se una ditta ha un vaccino tende a mandare tutti i documenti in Europa, Canada, Usa... paesi che hanno una grande popolazione e un grande bacino economico. Se devono fare documenti extra perché la Svizzera deve passare attraverso il proprio processo di autorizzazione e verifica alcune ditte non lo fanno neanche, visti gli otto milioni di abitanti. È un fenomeno che complica ulteriormente la cosa».

A livello cantonale, guardando indietro a questi ultimi anni, se dovesse dare un feedback all'Ufficio del medico cantonale…?
«Bisogna partire dal presupposto che si può sempre fare meglio, e che è facile criticare dopo. È chiaro che sarebbe più semplice avere uno strumento miracoloso che non esiste, un "retrospettroscopio" (sapendo già qual è la malattia, la cura sarebbe molto più facile). È inoltre difficile criticare se stessi, sia per l’orgoglio personale sia perché i ragionamenti fatti sono quelli che sono stati ritenuti giusti in quei momenti lì. Sono convinto che sulla base delle informazioni che avevamo, le azioni che abbiamo intrapreso erano - in quel momento lì - molto ben fatte. A volte dico che abbiamo avuto persino fortuna, vedendo poi com’è andata. Se poi si parla di poter chiudere prima o dopo le scuole, mettere prima o dopo la mascherina, ecc. avremmo potuto cambiare delle cose, ma questo lo sappiamo grazie al retrospettroscopio».

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COMMENTI
 

Lorenzo62 1 anno fa su tio
Navighiamo in un mare di virus? Perspicace il Merlani. Prima dell' uomo sulla terra c' erano batteri e virus ma grazie a Dio è arrivato lui a dircelo

Princi 1 anno fa su tio
non ha ancora finito di sparare c..... quanto guadagna a ogni intervista ? sem schä peggio degli azzurri

Aka05 1 anno fa su tio
Risposta a Princi
Cosa c’entrano gli azzurri..? Oh mam..

Princi 1 anno fa su tio
Risposta a Aka05
ti dice qualcosa ol Ppreglasco Speranza Bassetti ecc... sono i nostri vicini di Roma guadagnano 3000 euro a ogni apparizione

Aka05 1 anno fa su tio
Risposta a Princi
Ecco appunto, meglio guardare in casa nostra, che basta e avanza…

Sarà 1 anno fa su tio
Non mi considero a rischio ma ho comunque fatto le tre vaccinazioni, ma non ne farò una quarta. Non capisco però come abbiano autorizzato e caldeggiato la vaccinazione di giovani e bambini quando ad esempio i rischi descritti di seguito erano noti o a quel tempo almeno sospetti e in fase di verifica. Che il vaccino abbia salvato molte vite nella fase acuta è indubbio ma ora dobbiamo smetterla di dare cifre giornaliere che lasciano il tempo che trovano. In Svizzera anche prima della pandemia ogni anno venivano ricoverate da 1'000 a 5'000 persone per complicazioni da virus influenzale e almeno 400 fino a 1'000 morivano... Tra l'altro viene messo tutto in un pentolone, per cui non è possibile sapere chi è ricoverato per covid o per altri motivi e risultato in seguito positivo asintomatico. L'hanno confermato gli ospedali universitari di Zurigo e Ginevra, dove solo la metà dei pazienti annunciati come covid era ricoverata per quello. Alla fine anche la statistica dei ricoverati vaccinati e non vaccinati non vale una cicca. Si vaccinino le persone a rischio, come si faceva prima, e meglio se arriva un vaccino normale, non mRNA. Società Italiana Scienze Mediche www.sismed-it.com/lesione-miocardica-post-vaccino-mrna/ Eventi trombotici dopo vaccinazioni con mRNA sono stati segnalati tra gli effetti collaterali più temibili. Sebbene non comunemente riportato, il danno miocardico è stato segnalato come un possibile importante effetto collaterale della vaccinazione COVID-19 Questo grave effetto collaterale è stato segnalato solo dopo la seconda dose del vaccino e il meccanismo patogenetico non è ancora chiaro. CASO CLINICO Una ragazza di 27 anni è stata ricoverata nel nostro reparto di medicina interna lamentando febbre. Era un soggetto altrimenti sano, senza alcun fattore di rischio o alcuna storia di malattie precedenti. Cinque giorni dopo la prima vaccinazione con Pfizer, lamentava febbre (37,5 °C) da 24 ore. Gli esami del sangue erano entro i limiti normali. I globuli bianchi erano ­10500/mm3 (neutrofili 72%). Sono stati eseguiti un ECG e un ecocardiogramma ed entrambi sono risultati normali. È stata iniziata una terapia con prednisone alla dose di 50 mg/die, ma dopo 10 giorni con febbre che persisteva nonostante la terapia medica, è stata eseguita una risonanza magnetica. La risonanza magnetica ha dimostrato un tipico pattern di danno miocardico (Figura 1).

CJ 1 anno fa su tio
Risposta a Sarà
Brava condivido tutto …dare quei dati tutte le settimane è un assurdità … ma si vede che il circo deve ancora continuare per un po’ … troppi interessi …per smettere adesso … sulla vaccinazione anch’io fatte le tre dosi ma non ci penso minimamente a farne un altra … aver vaccinato bambini e giovani sapendo i rischi è stata una scelta scellerata a dir poco … a me spaventano i danni psicologici causati da sta situazione e la perdita di credibilità del sistema sanitario … la verità uscirà tutta ma ci vorrà tempo …. Tipo aspetto ancora studi seri che dicano che le mascherine abbiano un influenza sulla diffusione dei virus …

CJ 1 anno fa su tio
randi.moro Ricordo bene che era un consiglio … Ma era un assurdità … ne converrai con me ? Una malattia che causa una forte infiammazione e micro trombo-embolia polmonare tu la curi col paracetamolo ? Il colmo che la malattia non era nuova era sorella della sars di 20 anni prima ma più contagiosa e molto meno mortale ( per fortuna ) … spero serva in un futuro in quel anno abbiamo sentito tante di quelle stupidate …

CJ 1 anno fa su tio
Ricordo che il signor merlani ad aprile 2020 sconsigliava gli antinfiammatori e raccomandava il paracetamolo .... una follia che ha ucciso centinaia di persone in ticino ....come bisognava curala come la SARS del 2001 la si conosceva già la malattia ....cortisone ..eparina eccc farmaci comuni che se presi in maniera precoce a casa avrebbero fatto la differenza ... invece si attrezzavano ospedali ( carita locarno ) e bunker militari ( cima di isone mai stato usato ... ) con centinaia di ventilatori ....

randi.moro 1 anno fa su tio
Risposta a CJ
Coronavirus: in Ticino 8 decessi e 330 casi positivi In Ticino tra le persone intubate in terapia intensiva perché affette dal coronavirus vi sono anche 50enni, ha indicato il medico cantonale Giorgio Merlani. Questo contenuto è stato pubblicato il 16 marzo 2020 - 17:49 16 marzo 2020 - 17:49 Due nuovi decessi in Ticino a causa del coronavirus e 330 casi positivi in totale. Sono queste le nuove cifre rese note oggi dal medico cantonale Giorgio Merlani. Le persone ricoverate sono 94, di cui 17 in terapia intensiva (15 intubate). La conferenza stampa, che era stata indetta per le 17.00, è stata posticipata a domani. Oggi quindi il medico cantonale e il comandante della polizia cantonale Matteo Cocchi si sono limitati a un aggiornamento delle cifre e a ribadire le raccomandazioni delle autorità. Anche i due nuovi decessi di oggi riguardano persone di oltre 65 anni, ma negli ospedali ci sono anche persone di 50 anni intubate, ha detto Merlani. Le vittime salgono ora a otto. In merito agli antinfiammatori, il medico cantonale ha precisato che ci sono segnalazioni secondo cui lo stato di alcuni malati è peggiorato con l'uso di questi medicinali. Le autorità federali stanno verificando. Per principio di prudenza meglio usare solo farmaci a base di paracetamolo. Merlani ha inviato comunque a non assumere farmaci o sospendere cure senza l'accordo del proprio medico.

Don Quijote 1 anno fa su tio
Quante esagerazioni e paturnie! L'unico virus di cui ci dobbiamo preoccupare è questo continuo pseudo giornalismo che infetta quotidianamente i media con banalità trite e ritrite. I veri problemi sono quelli di sempre, la fame nel mondo, milioni di bambini che muoiono nell'infifferenza totale, interminabili e continue guerre economiche o di potere, una politica pigra e parassita che sostiene sempre e comunque lo sfruttamento della classe media... ma chissenefrega del cambiamento climatico o dell'influenza che sono eventi naturali che accompagnano il pianeta da sempre.

MissKirova 1 anno fa su tio
Risposta a Don Quijote
Solito commento da i.diota funzionale.

Don Quijote 1 anno fa su tio
Risposta a MissKirova
Forse volevi dire stupidità funzionale (patologia riconosciuta) che significa: cerchiamo di soddisfare sempre chi detiene il potere nell’organizzazione. Mi sembra il tuo caso.

Ahimè 1 anno fa su tio
Risposta a Don Quijote
Grande risposta! Che brutta figura Misskirova...

Lorenzo62 1 anno fa su tio
Risposta a Ahimè
Vero! Condivido, mega figura di mer..

andrea28 1 anno fa su tio
Ancora a parlare di negazionisti, dopo tutte le figuracce fatte dando indicazioni contraddittorie, e dando certezze che dopo due giorni venivano smentite. Ricordiamo: mascherina no, mascherina si. I vaccinati non contagiano, invece sì, Il virus arriva in inverno, invece anche in estate. Nessun effetto collaterale, ci siamo sbagliati (una reazione grave ogni mille vaccinati). Il pass é determinante per combattere il virus, il pass non é servito a nulla (Lepori EOC). I bambini vanno vaccinati, non é necessario. Potrei continuare tutto il giorno. Per favore, smettetela di parlare di Covid e di addossare tutte le colpe del vostro fallimento a chi era semplicemente scettico su alcune affermazioni e misure adottate che andavano contro a tutti i dettami della scienza (vedi vaccinazione dei guariti).

emibr 1 anno fa su tio
Risposta a andrea28
Si dimentica troppo spesso che la pandemia è arrivata inaspettata e, nei primi tempi, con scarsissime conoscenze sul virus. È chiaro quindi che si sono date indicazioni generiche di protezione in mancanza di dati verificati da studi, i quali richiedono tempo. Le conoscenze scientifiche si costruiscono in base a dati osservabili e quindi quello che potrebbe sembrare una mancanza di coerenza è stato in parte dovuto all’evoluzione delle informazioni a disposizione e delle esperienze sul campo. Diverso il caso dei novax i quali hanno certezze granitiche e acritiche. Anche per il caso della vaccinazione dei guariti non mi pare una cosa così strana visto che molti guariti nel periodo pre vaccino, non evidenziavano anticorpi dopo la guarigione, io sono uno di quelli

randi.moro 1 anno fa su tio
Risposta a andrea28
Concordo pinamente … buffoni da circo…!

andrea28 1 anno fa su tio
Risposta a emibr
@emibr veramente il vaccino e tutte le indicazioni in merito sono arrivati un anno dopo l'inizio della pandemia, quindi di esperienze e dati scientifici v'è n'erano in abbondanza. Per quanto riguarda i fantomatici no vax, la sfido a trovare un dato che ne indichi la percentuale nella popolazione, e di valutarne il relativo impatto sulla pandemia. Ma le risparmio la fatica: sono meno dell' uno % della popolazione, quindi un numero ininfluente. certo che se si vuole trovare un colpevole, la storia insegna!

MissKirova 1 anno fa su tio
Risposta a andrea28
Non diciamo stupidate! Ia setta dei novax ha intasato gli ospedali L inverno scorso!! Ed ora arrivano gli aumenti!!

Mattiatr 1 anno fa su tio
Risposta a MissKirova
Se vai sul sito della confederazione riguardo al covid c'è un bellissimo grafico con la proporzione di occupanti covid e non dei letti d'ospedale. Ci sono stati due periodi in cui la percentuale covid era maggiore a quelli non, uno a inizio pandemia e uno a inverno 20-21, quindi a intasare gli ospedali da novembre 21 a marzo 22 non sono stati solo i novax. Tra l'altro è interessante vedere pure la proporzione fra ospedalizzati vaccinati, non e via dicendo nel tempo paragonandolo a quello con il grafico con i totali delle vaccinazioni. Ovviamente i non vaccinati sono la maggioranza, però è interessante notare che negli ultimi mesi le proporzioni stanno cambiando abbastanza (per esempio settimana scorsa 40% non vaccinati, 17% completamente vaccinati e 14.5% con vaccinazione senza richiamo).

randi.moro 1 anno fa su tio
Risposta a MissKirova
non vaccinato e mai andato in ospedale… ho avuto 2 volte il Covid, mi sono curato solo soletto senza problemi… neanche interpellato il medico…invece non posso dire altrettanto per amici vaccinati…

Aka05 1 anno fa su tio
Risposta a randi.moro
Io invece ho perso un paio di parenti sotto i sessanta non vaccinati, e quindi…? Dopo due anni , ancora certi discorsi…

MissKirova 1 anno fa su tio
Risposta a randi.moro
Hai solo avuto fortuna. Il mio vicino,novax convinto,43 anni,preso il covid. Dopo 3 giorni volevano ricoverarlo,si è rifiutato. Il 4º giorno lo hanno preso di forza,ed il 5º è morto. 43 anni sano!!!!

andrea28 1 anno fa su tio
Risposta a MissKirova
il mio amico ha preso l'aereo, é precipitato con la famiglia e 200 viaggiatori, nessuno deve più prendere l'aereo, che discorsi... Se il 99% dei morti con covid ha più di 50 anni ci sarà un insegnamento da trarre, oppure la scienza deve basarsi sulle emozioni di chi é stato colpito da una disgrazia.

Lorenzo62 1 anno fa su tio
Risposta a andrea28
👍🏻👍🏻👍🏻

SteveC 1 anno fa su tio
Non capisco di che fortuna parli, forse quella di essere finiti in una spirale che tra una pandemia, una guerra, ecc. ci trascina verso il baratro?
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