Cerca e trova immobili

CANTONEAbusi nelle scuole, «i segnali non vengono colti in maniera adeguata»

20.09.22 - 16:45
Un'interpellanza - lanciata dall'Mps - chiede lumi al Consiglio di Stato: «C'erano degli elementi su cui riflettere»
Archivio Deposit
Abusi nelle scuole, «i segnali non vengono colti in maniera adeguata»
Un'interpellanza - lanciata dall'Mps - chiede lumi al Consiglio di Stato: «C'erano degli elementi su cui riflettere»

BELLINZONA - «I fatti» relativi all'arresto del direttore di una scuola media del Luganese, accusato di atti sessuali con fanciulli, «sono noti e di una gravità estrema, e purtroppo non si tratta di un caso isolato».

È per questo motivo che il gruppo MPS-POP-Indipendenti ha oggi inoltrato un'interpellanza al Consiglio di Stato, in particolare perché ci sono sempre dei «segnali che non vengono colti in maniera adeguata», come già successo in «altre vicende» come quella del «docente cinquantenne licenziato da una scuola privata», o quella del «docente di Arbedo Castione» o ancora «i recenti casi avvenuti in ambito sportivo o ricreativo».

In tutti questi casi, «il copione sembra essere purtroppo sempre lo stesso, vittime che provano a parlare senza essere credute, genitori che esprimono dubbi senza essere ascoltati, segnali che non vengono colti». Per i firmatari, Angelica Lepori, Simona Arigoni, e Matteo Pronzini, «anche in questo caso alcuni elementi su cui si sarebbe potuto riflettere c’erano di sicuro. Elementi che gettano diverse ombre sull’operato del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport.

Sessualità e chat WhatsApp
I granconsiglieri hanno poi aggiunto dei dettagli, spiegando di riferirsi «al fatto che nell’anno accademico 2017-2018 il docente aveva proposto un percorso didattico sull’educazione alla sessualità e all’affettività all’interno delle lezioni di latino», una proposta «che aveva suscitato ampie critiche da parte dei genitori degli allievi e delle allieve, preoccupati soprattutto dalle modalità utilizzate e dai testi sottoposti ai ragazzi e alle ragazze».

Oltre a ciò, «il percorso inoltre prevedeva l’attivazione di una chat di WhatsApp riservata agli allievi e alle allieve e gestita dal docente per condividere le proprie esperienze personali. Percorso didattico documentato dalla tesi di abilitazione presentata presso il DFA. Tesi nella quale si può anche leggere che il docente era stato “improvvisamente” trasferito dalla sua sede a quella di Lugano, apparentemente senza motivazione».

Modalità di selezione
La vicenda, per il gruppo, «pone domande anche sui criteri con cui vengono scelti i quadri dirigenti, che hanno responsabilità elevate e spazi di autonomia decisamente ristretti».

Più nel dettaglio, «candidate e candidati vengono spesso scelti per le loro capacità amministrative e la loro diligenza nei confronti della linea del Dipartimento e non tanto per le loro reali capacità di gestione di una scuola media. Senza dimenticare che spesso la scelta cade sull’unico candidato (ancora oggi sono rare le candidate…)».

«La scuola dovrebbe essere un luogo protetto dove ragazzi e ragazze possano vivere al riparo da abusi e soprusi di vario genere», ha infine concluso la nota.

Le richieste al Consiglio di Stato:

    • Quali sono i criteri che portano alla nomina di direttore e direttrici? Nella selezione dei candidati/e vengono prese in considerazione competenze in ambito sociale e relazionale? Come è possibile che un docente “improvvisamente” trasferito dalla sua sede venga poi, relativamente poco tempo dopo, nominato direttore? Quali erano stati i reali motivi all’origine del trasferimento immediato?
    • Non ritiene necessario aprire una riflessione sulle condizioni di impiego e di lavoro di direttori e direttrici (introducendo per esempio la co-direzione) per rendere maggiormente attrattivo il ruolo e poter contare su un maggior numero di candidate e candidati disposte ad accettare il ruolo e a condividerne responsabilità e carico di lavoro?
    • Il Dipartimento era a conoscenza del progetto didattico di educazione alla sessualità promosso dal docente? Se no, com’è possibile che la direzione dell’istituto che era stata investita da una serie di domande da parte dei genitori degli allievi e delle allieve coinvolte - che avevano portato anche alla convocazione di un’assemblea dei genitori - non abbia pensato di informare i vertici del Dipartimento? Se sì, quale è stato l’intervento del DECS?
    • Già nel 2015 esistevano delle raccomandazioni per l’utilizzo dei social media nelle scuole dalle quali si evince che l'uso dei Social media privati e aperti (tra cui appunto WhatsApp) in ambito pedagogico didattico “è consentito solo dopo attenta analisi delle opportunità e dei rischi (per esempio, accesso alle informazioni da parte di terzi)”; Il Dipartimento poi invitava i docenti e le docenti a utilizzare i social media istituzionali e a prendere comunque contatto con il Centro di risorse didattiche e digitali (CERD). In questo caso il CERD è stato informato dell’uso di WhatsApp? Se no, come è stato possibile vista la regolamentazione esistente? Se sì, che valutazione ha dato del progetto?
    • Ritiene che nel caso specifico l’utilizzo di una chat Whatsapp fosse esente da rischi e garantiva la protezione degli allievi?
    • Non ritiene necessario agire per fare in modo che docenti e personale scolastico siano adeguatamente formati per affrontare casi come questi?
    • Alla luce di quanto emerso ritiene che il codice di comportamento del personale emanato in gennaio del 2022 sia uno strumento sufficiente e adeguato per far fronte a queste situazioni?
    • Non ritiene necessario attivare un servizio, esterno al Dipartimento, a cui allievi e allieve, docenti e personale scolastico possano rivolgersi in caso di abusi subiti o intercettati per capire come muoversi senza necessariamente passare direttamente attraverso una denuncia?
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE