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LUGANO"Tutti insieme per l'Ucraina" naufraga nell'indifferenza

20.04.22 - 14:44
Mille posti a disposizione, ma poche decine di biglietti venduti. La delusione di organizzatori e artisti.
Ti-Press (archivio)
Giuseppe Modica, coordinatore dell'evento.
Giuseppe Modica, coordinatore dell'evento.
"Tutti insieme per l'Ucraina" naufraga nell'indifferenza
Mille posti a disposizione, ma poche decine di biglietti venduti. La delusione di organizzatori e artisti.
Domenica non si va in scena. Giuseppe Modica, coordinatore dell'evento: «I ticinesi non hanno più l'entusiasmo di donare. E alcuni non si vogliono più schierare».

LUGANO - Doveva essere un grande pomeriggio di solidarietà. Invece domenica prossima al Palazzo dei Congressi di Lugano le luci rimarranno spente. "Tutti insieme per l'Ucraina" non andrà in scena. A comunicarlo è Giuseppe Modica, responsabile dei City Angels e coordinatore dell'evento.

In sintesi cosa è successo?
«Avevamo mille posti a disposizione e finora abbiamo venduto poche decine di biglietti. Francamente non ci sono le premesse per confermare l'evento. Ci spiace per chi si era prenotato. Ovviamente gli restituiremo i soldi». 

Come spiega questo flop clamoroso?
«Prima di tutto vorrei dire che non la prendiamo come una sconfitta. Ma come un punto di ripartenza per fare qualcosa di ancora più bello. Per il resto è come se gli abitanti della Svizzera italiana non avessero più nulla da donare. Col passare delle settimane l'entusiasmo solidale si è spento». 

È una sensazione "denunciata" anche da diverse associazioni benefiche. Cosa c'è alla base di questa inversione di tendenza?
«Non saprei definirlo con certezza. Di sicuro, rispetto alle prime settimane dopo l'inizio del conflitto bellico tra Russia e Ucraina, ci sono persone che non sanno più bene come e se schierarsi. Altre si sentono semplicemente stanche. Altre ancora hanno già donato e hanno magari già messo a disposizione dei profughi un appartamento o un letto. Bisogna anche riconoscere che purtroppo viviamo in una società frenetica che dimentica facilmente... Forse in tanti sono già andati oltre e non hanno più quella sensazione di paura che avevano a fine febbraio».

Il cast era interessante. Eppure il pubblico l'ha boicottato. Come l'hanno presa gli artisti?
«Ci tenevano tutti a fare questo grande show. Ma andare in scena di fronte a pochi spettatori sarebbe stato umiliante. Numericamente sarebbero stati più gli artisti e i volontari rispetto al pubblico in sala. A malincuore abbiamo dovuto informarli che non si poteva dare seguito al nostro progetto. Naturalmente tutti erano dispiaciuti».  

Possiamo parlare di indifferenza?
«Non direi. I ticinesi in fondo sono stati molto solidali fino a qualche tempo fa. Forse, complice anche la pandemia, c'è una certa saturazione mentale. Si vuole pensare ad altro. Qualcuno, pur con le nostre garanzie, temeva addirittura che i fondi finissero per acquistare armi a favore della guerra. C'è tanta confusione. Non possiamo neanche dire che non ci sia stata comunicazione, perché tutti i media ci hanno dato spazio. La percezione del conflitto bellico da parte del ticinese medio però sembra davvero essere cambiata». 

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