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CONFINEE Milano si ritrova stretta nello smog: «Se arriva anche in Ticino? È ancora da capire»

10.03.22 - 06:00
Per il capoluogo meneghino l'ennesimo inverno sopra la soglia di tolleranza per le Pm10, e la Città corre ai ripari
Reuters/MN
E Milano si ritrova stretta nello smog: «Se arriva anche in Ticino? È ancora da capire»
Per il capoluogo meneghino l'ennesimo inverno sopra la soglia di tolleranza per le Pm10, e la Città corre ai ripari

MILANO - In 50 giorni dall’inizio del 2022 Milano ha bruciato il cosiddetto bonus dell’Unione Europea che, dopo 35 giorni di superamento del livello delle polveri sottili nel corso dell’anno solare, fa scattare le sanzioni.

La concentrazione di Pm10 ha toccato in questi giorni anche picchi di 56,5 microgrammi per metro cubo nelle centraline collocate nei punti chiave del capoluogo meneghino. Secondo il report sulla qualità dell’aria dell’intera Regione Lombardia elaborato da ARPA, l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente, nel 2021 sono stati 61 i giorni in cui Milano ha superato la soglia dei 50 microgrammi di Pm 10, il valore massimo consentito.

La media peggiore insieme a Cremona anch’essa con 61, ma male sono andate pure altre città come Como con 41 giorni di superamento, Bergamo con 39, Lecco con 19 e Sondrio e Varese 17. Molto meglio, comunque, rispetto a 15 anni fa se si considera che nel 2006 i giorni di superamento della soglia erano stati 149 a Milano, 138 a Cremona, 146 a Brescia, 90 a Bergamo, 102 a Como, 83 a Lecco, 56 a Varese, 138 a Sondrio. Ma nonostante il trend sia in diminuzione tuttavia il problema persiste e riguarda non solo la Lombardia ma l’intera Pianura Padana. Le cause dell’inquinamento non derivano solo dalla mobilità e dai tubi di scappamento delle auto ma anche dal riscaldamento degli edifici e dall’agricoltura e la zootecnia che a causa delle emissioni di ammoniaca prodotte contribuisce alla formazione di Pm10.

Come fare dunque? «Bisogna agire su tutti gli inquinanti e non solo sulle polveri sottili perché la storia insegna che le politiche portate avanti negli anni scorsi in questa direzione hanno portato dei buoni risultati. Nell’ambito della zootecnia vanno incentivati, oltre ai necessari controlli, tutti quegli interventi, anche di sostituzione e ammodernamento del parco mezzi, affinché gli operatori agricoli evitino lo spargimento dei reflui a tutto campo, così da impedire la dispersione nell’aria dell’ammoniaca. Nell’ambito del riscaldamento servono incentivi per cambiare il parco caldaie ammodernando gli impianti eliminando i combustibili a più alto impatto gestendo i consumi e azzerandole dispersioni”, spiega a tio.ch Stefano Cecchin, presidente di ARPA Lombardia.

Un problema che non riguarda solo la città di Milano e nemmeno la sola Regione Lombardia ma che coinvolge la Pianura Padana nel suo insieme: «Nel 2017 Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna hanno firmato a Bologna l’Accordo di bacino padano per il miglioramento della qualità dell’aria, con l’obiettivo di creare un coordinamento sulle emissioni e cercare di rendere omogenee le politiche regionali e ridurre le emissioni». L’auspicio è che gli interventi siano coordinati tra le regioni dell’accordo del bacino, le città metropolitane, le altre città.

E per quanto riguarda il Ticino? «Non c’è ancora un’estensione dell’accordo alle regioni transfrontaliere né ci sono statistiche che indichino quanto incida l’inquinamento padano sul Cantone Ticino. Sicuramente il fattore orografico aiuta e il fatto che nelle province di confine l’inquinamento si sia di fatto ridotto negli ultimi anni, è un buon segno», conclude Cecchin lanciando un’idea per coinvolgere d’ora in poi anche i cantoni svizzeri: «Potrebbe essere interessante creare una modalità di coordinamento anche con loro dato che l’aria non ha confini e si sposta sopra le frontiere».

Intanto la città di Milano corre ai ripari: lunedì, il Consiglio comunale ha approvato Piano Aria e Clima: uno strumento, a tutela della salute e dell’ambiente, finalizzato a ridurre l’inquinamento atmosferico e a rispondere all’emergenza climatica attraverso la riduzione delle emissioni di CO2 sino al 45% entro il 2030, l’aumento delle zone a traffico limitato, la graduale creazione di una “città ciclopedonale”, la riqualificazione energetica degli edifici del patrimonio pubblico, la
riduzione del fenomeno delle isole di calore attraverso la depavimentazione dei suoli, la valorizzazione e ampliamento degli spazi verdi. Obiettivo: una città carbon neutral entro il 2050.

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