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CANTONE/RUSSIAPutin non ha (più) amici in Ticino

26.02.22 - 09:40
Rapporti commerciali, politici, sportivi: il Ticino taglia i ponti con Putin
foto House of Switzerland
Putin non ha (più) amici in Ticino
Rapporti commerciali, politici, sportivi: il Ticino taglia i ponti con Putin
Filippo Lombardi condanna l'intervento militare in Ucraina. Anche l'Associazione Russia-Ticino prende le distanze, e si avvia a chiudere i battenti. Il Partito Comunista: «Sviluppi imprevisti, la guerra è da condannare»

LUGANO - La Russia perde amici dopo l'attacco in Ucraina. Anche quelli di lunga data come Silvio Berlusconi, che ha condannato l'aggressione per interposta persona (non ha fatto dichiarazioni ai giornalisti) o il leader leghista Matteo Salvini («Putin? Ha torto»). 

In Svizzera, dopo le immagini dei bombardamenti giunte ieri da Kiev e la ferma condanna ribadita dal presidente Ignazio Cassis, si moltiplicano le prese di distanza. Tutt'altro clima rispetto a otto anni fa, quando l'annessione della Crimea - era il 2014 - non aveva impedito alla Confederazione e al Ticino in particolare di incentivare i rapporti commerciali con la Federazione. 

Un'altra era - Sembrano lontani i tempi in cui la compagna di Putin venne a partorire alla Clinica Sant'Anna - su suggerimento, si disse, proprio di Berlusconi - o quando Filippo Lombardi mise al collo del presidente russo la sciarpa dell'Ambrì. Era il febbraio olimpico, l'operazione-Crimea sarebbe scattata pochi giorni dopo: l'abbraccio che ne seguì tra Putin e il consigliere agli Stati ticinese costò a quest'ultimo qualche polemica in patria.

«Se mi sono pentito di quel gesto? Non c'è niente di cui pentirsi» commenta oggi Lombardi. «Ho accolto e dato il benvenuto a Putin durante una visita al padiglione svizzero a Sochi, in veste di co-presidente del gruppo parlamentare Svizzera-Russia. C'era anche Ueli Maurer». 

Lombardi condanna - L'ex "senatore" condivide la condanna del Consiglio federale - «ogni guerra è condannabile, ogni morto è un morto di troppo e la violazione del diritto internazionale è evidente» - ma sottolinea che «dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica a oggi l'Occidente ha fatto almeno altrettanti errori della Russia, nelle relazioni reciproche». Quanto alle voci - riferite all'epoca dalla HandelsZeitung - di una ricerca di sponsor russi per conto dell'Hcap, Lombardi smentisce categoricamente. «Non vi è mai stato alcun rapporto commerciale e non lo abbiamo neanche cercato». 

La Cc-ti prudente - Dei rapporti commerciali sono stati promossi e creati, invece, da altre aziende ticinesi. Famoso il caso dello yogurt Agroval, prodotto proprio in Leventina e diventato un "best seller" in Russia negli ultimi anni. Ma sono diverse le imprese che esportano in particolare nel settore farmaceutico, elettronico e alimentare: scambi promossi attivamente dalla Camera di Commercio ticinese.

«Diverse aziende hanno lavorato molto bene - sottolinea il direttore Luca Albertoni - ora tutto dipenderà da quali sanzioni vorrà adottare il Consiglio federale. È chiaro che l'impatto potrebbe essere alto, anche a livello locale». Per il momento la Cc-ti non ritiene «opportuno» continuare con la promozione delle aziende ticinesi in Russia. «Al momento non è più una priorità evidentemente. Semmai cercheremo di dare una mano alle imprese che potrebbero avere dei problemi anche organizzativi, con il mutare della situazione».

Associazione verso la chiusura - Mentre aumentano le distanze - e le prese di distanze - anche l'Associazione Russia-Ticino si smarca. Fondata nel 2012 da alcuni esponenti del mondo economico, ora sarebbe «dormiente da tempo» afferma il membro di comitato Luido Bernasconi. «Da diversi anni le attività sono ferme in realtà, anzi l'intenzione è di liquidarla a breve» assicura l'ex fiduciario e presidente del Plr luganese.

Per quanto riguarda la situazione in Ucraina Bernasconi si sbilancia. «L'intervento militare è senz'altro da condannare. Spero però che a farne le spese non sarà la gente che non c'entra niente. E che le sanzioni non colpiranno in modo indiscriminato una comunità come quella russa, che ha diversi esponenti residenti in Ticino e ha contribuito storicamente alla ricchezza del nostro cantone». 

Ripensamento comunista - Non ultimo il Partito Comunista ticinese si unisce al coro degli ex amici, o degli amici critici. A una settimana dalla manifestazione filo-russa organizzata all'estero del Palazzo delle Orsoline, il segretario Massimiliano Ay ammette che «con la decisione del governo russo di spingersi oltre il Donbas la situazione è cambiata e chiediamo il ritorno alle trattative. La guerra va rifiutata in ogni caso come mezzo di risoluzione dei conflitti». Il deputato tiene comunque a sottolineare che «la guerra è iniziata otto anni fa con gli attacchi alla popolazione civile russa del Donbas e la violazione degli accordi di Minsk da parte dell'Ucraina». 

Il partito si consulterà nei prossimi giorni sulla posizione da prendere. Intanto non sono previste nuove manifestazioni pro-Russia: la prossima, sabato alla 13.30 a Bellinzona, sarà contro la guerra. A organizzarla i partiti di sinistra (Ps, Mps, Verdi e Forum Alternativo) tranne il Pc.

Precisazioni - Il Partito comunista precisa che non ha aderito all'appello dell'Mps per la manifestazione di Bellinzona perché «non lo ritiene abbastanza equilibrato». E sottolinea che la propria manifestazione di sabato scorso «non era a favore del governo di Putin» bensì «contro una guerra alla Russia». 

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