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CANTONEL'autogestione torna in Parlamento, con la Lega che lascia l'aula

01.06.21 - 16:22
Il capogruppo Bignasca aveva chiesto di esprimere solidarietà nei confronti di Marco Borradori dopo i fatti di ieri sera
Screenshot ti.ch
I banchi vuoti.
I banchi vuoti.
L'autogestione torna in Parlamento, con la Lega che lascia l'aula
Il capogruppo Bignasca aveva chiesto di esprimere solidarietà nei confronti di Marco Borradori dopo i fatti di ieri sera

BELLINZONA - In Gran Consiglio la questione dell'autogestione era stata temporaneamente archiviata, ieri, con il rinvio in commissione del rapporto sulla mozione “Centro sociale giovanile autogestito: il Cantone torni a fare la sua parte!”. Ma dopo che ieri sera il CSOA Il Molino si è recato sotto la casa del sindaco di Lugano Marco Borradori, oggi il tema è tornato in aula.

In apertura della seduta parlamentare, il capogruppo leghista Boris Bignasca ha infatti chiesto all'ufficio presidenziale e al Consiglio di Stato di manifestare solidarietà nei confronti di Borradori per «l'assalto a via Motta da parte dei teppisti dell'autogestione» ha detto.

Il presidente Nicola Pini ha dunque condannato, a nome dell'ufficio presidentiale, ogni forma di violenza, «sia fisica che simbolica». E ha espresso solidarietà «a chi ha subito violenze e minacce,  non da ultimo ieri sera». Ma non ha parlato esplicitamente di Marco Borradori. La Lega, non soddisfatta, ha lasciato l'aula: «Non riteniamo di poter continuare ad esercitare il nostro mandato democratico se sottoposti a costanti minacce per la sola colpa delle nostre idee».

La petizione - Nelle scorse ore il deputato leghista Stefano Tonini ha lanciato la petizione «Ex Macello: Sostegno al Municipio di Lugano, ai suoi cittadini e alle autorità». Una raccolta firme online sulla piattaforma Change.org che vuole essere un gesto di solidarietà.

Il PLR sottoscrive il discorso di Pini - Il gruppo PLR in Parlamento sottoscrive parola per parola il discorso pronunciato dal presidente del Gran Consiglio Nicola Pini, «che ha richiamato il paese a deporre le armi della violenza fisica e simbolica - in riferimento anche alle brutte provocazioni all'indirizzo del sindaco di Lugano - per intavolare un dialogo che rispetti le persone, le istituzioni e le pace sociale del nostro cantone» si legge in una nota.

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