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LUGANO«Sogni di una generazione spazzati via come carta straccia»

11.03.21 - 19:10
Guido Sassi, titolare del Sass Café, si sfoga: «Messi in ginocchio nonostante misure di protezione che funzionano».
Ti Press (archivio)
«Sogni di una generazione spazzati via come carta straccia»
Guido Sassi, titolare del Sass Café, si sfoga: «Messi in ginocchio nonostante misure di protezione che funzionano».
Il suo ristorante si trova nel cuore di Piazza Riforma. Ma il pensiero va anche alle realtà periferiche: «Ritrovi che sono la linfa vitale di paesini e valli rischiano di sparire».

LUGANO - «Siamo in ginocchio, bisogna riaprire al più presto». È Guido Sassi, titolare del Sass Café di Lugano, a lanciare l'ennesimo campanello d'allarme che riguarda il mondo della ristorazione. Un settore che ha dimostrato (salvo rare eccezioni) di rispettare le regole d'igiene e di distanziamento sociale, ma che da mesi ormai non può lavorare come vorrebbe. «Anche se il Consiglio federale ci mantiene per un anno attraverso gli aiuti, fra un anno il virus ci sarà ancora, sottolinea Sassi. «Cosa faremo, terremo chiusi i bar e i ristoranti per degli anni?».

Convivere col virus - Una preoccupazione che si fa ancor più grande alla luce degli ultimi dati epidemiologici, che vedono una curva nuovamente in leggero aumento nonostante le serrande abbassate da mesi. «Dobbiamo imparare a conviverci, così come conviviamo con molte altre malattie», argomenta Sassi, che vede nelle differenze fra ristorazione e commerci una grossa disparità di trattamento. 

«Sembrano titoli di film» - Sassi non vuol proprio sentire parlare di ondate: «Prima ondata, seconda ondata, ora terza ondata. Sembrano titoli di film. L'unica ondata che ci sarà è quella che riguarda i fallimenti, specie se ci toglieranno anche la Pasqua». Oltre all'aspetto finanziario, vi è poi quello psicologico: «I miei collaboratori, che sono molto bravi, stanno impazzendo con questa situazione»

Spopolamento di valli e paesini - Sassi gestisce dei locali in Piazza Riforma, nel cuore di Lugano. Ma il suo pensiero va anche alle realtà periferiche: «Ci sono ristoranti, grotti e piccoli ritrovi, magari gestiti a livello familiare o da giovani, i cui sogni verranno spazzati via come carta straccia. Ma ricordiamoci che rappresentano la linfa vitale per un paese o una valle intera. Almeno loro dovrebbero poter rimanere aperti». Per evitare che fra gli effetti nefasti della pandemia vi sia pure lo spopolamento delle zone più discoste del nostro cantone.

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