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CANTONEIncendiò la pensione La Santa: «Rischio di recidiva concreto»

09.03.21 - 17:33
Nei confronti della 29enne è stato ordinato un trattamento stazionario in una struttura chiusa
Rescue Media
Incendiò la pensione La Santa: «Rischio di recidiva concreto»
Nei confronti della 29enne è stato ordinato un trattamento stazionario in una struttura chiusa
Il giudice: «Ha scarsa coscienza del proprio disturbo e sottovaluta l’abuso di alcol».

LUGANO - Un trattamento psichiatrico stazionario in un’istituzione chiusa. È questa la misura ordinata dalla Corte delle Criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani nei confronti della 29enne che il 28 dicembre del 2019 aveva dato fuoco alla pensione La Santa di Viganello.

La donna aveva spiegato di aver agito per rabbia, sotto l’effetto di alcol e droga. Pochi giorni prima in una camera della pensione era stato ucciso un 35enne. Un 35enne che lei aveva conosciuto anni prima. «È disumano che una persona ne ammazzi un’altra» aveva detto al giudice. Sull'intenzione di far «scomparire» la pensione aveva già riflettuto la sera precedente al giorno dei fatti. Ma era poi entrata in azione dopo una nottata passata per locali.

Abuso di alcol «sottovalutato» - Comunicando la decisione, la Corte ha spiegato che anche nell’odierno dibattimento è emerso che l’imputata «ha scarsa coscienza del proprio disturbo e contesta tutto il sistema della psichiatria». Inoltre, sottovaluta anche «l’abuso di alcol, senza minimamente confrontarsi con questo disturbo».

Inoltre, ha osservato ancora la Corte, il rischio di recidiva è «estremamente concreto». Ha quindi ricordato episodi precedenti, in cui la donna aveva appiccato degli incendi. «L’incendio è un reato grave che genera un pericolo per la comunità».

Ci vuole «una struttura idonea» - La donna dovrà quindi seguire un percorso terapeutico in una struttura chiusa. Sarà il giudice dei provvedimenti coercitivi a stabilire quale sarà tale struttura. Ma l’invito della Corte è di trasferire la 29enne in un’istituzione «in cui al centro ci sia una strutturata psicoterapia». La soluzione non sarebbe quindi il carcere.

La misura stazionaria in una struttura chiusa era stata proposta dal procuratore pubblico Pablo Fäh, anche considerando che il rischio di recidiva è medio-grave.

La difesa: «Pronta per una ripartenza» - La difesa, rappresentata dall’avvocato Alessia Angelinetta, aveva sottolineato che la donna aveva agito «spinta da una forte rabbia per quanto accaduto all’amico pochi giorni prima». E che ora, dopo quindici mesi passati in carcere, la 29enne avrebbe trovato un equilibrio ed «è pronta a una nuova ripartenza». Ma in una struttura idonea, che non sia il carcere.

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