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Tra i pochi a fare affari in questo periodo ci sono loro

CANTONETra i pochi a fare affari in questo periodo ci sono loro

27.01.21 - 06:00
Chi se lo sarebbe aspettato un anno fa a quest'ora? Col Covid "vanno di moda" le fabbriche di mascherine.
Tio/20Minuti
Il minuscolo team di Ti Proteggo a Riazzino.
Il minuscolo team di Ti Proteggo a Riazzino.
Tra i pochi a fare affari in questo periodo ci sono loro
Chi se lo sarebbe aspettato un anno fa a quest'ora? Col Covid "vanno di moda" le fabbriche di mascherine.
Tante imprese sono nate praticamente dal nulla. Come, ad esempio, la minuscola Ti Proteggo di Riazzino coordinata da Mia Perez. Tio/20Minuti l'ha visitata. Guarda il video.

RIAZZINO - Dodici mesi fa questa giovane donna non si sarebbe mai sognata di trovarsi a gestire la produzione di una fabbrica. Eppure, Mia Perez, oggi è coordinatrice della Ti Proteggo di Riazzino. Una piccola impresa, composta da complessivamente quattro persone, che realizza l'oggetto del momento: mascherine. «Abbiamo iniziato la produzione in agosto – ricorda –. E se prima eravamo più lenti, adesso arriviamo a produrre anche 24.000 pezzi al giorno». 

Maschere griffate – L’economia è in difficoltà. Ma chi ha scommesso seriamente sulla produzione delle mascherine al momento sta facendo buoni affari. Sia con le chirurgiche, sia con altri modelli. Lo conferma Matteo Casciotta, responsabile della Publitek SA di Lugano, un'azienda che esiste dal 1986. «Ma che solo con l'arrivo della pandemia si è convertita anche alle mascherine. Noi ci siamo sempre occupati di gadget. Un’impresa può chiederci di stampare il proprio logo sulla mascherina e personalizzarla. Le aziende ultimamente hanno tirato i remi in barca per quanto riguarda la realizzazione di oggetti promozionali. Ma visto che la mascherina è obbligatoria, tanti decidono di prendere due piccioni con una fava».

La variante col filtro integrato – Quali sono le mascherine migliori, considerando anche le mutazioni del virus? Il dibattito è aperto. La mascherina classica chirurgica oggi come oggi rappresenta il “minimo sindacale” richiesto a chi produce mascherine. Le FFP2, recentemente rese obbligatorie in Germania e in Austria, faticano (per ora) a prendere piede nella Svizzera italiana. A Riazzino, presso la Ti Proteggo si punta su altro ancora. «Abbiamo una variante con un filtro integrato – sostiene Mia Perez –. Aumenta la protezione anche per chi la indossa, permette di respirare meglio e diminuisce l'appannamento per chi indossa gli occhiali. I nostri clienti? Al momento sono privati, alcuni Comuni, scuole, aziende. Vendiamo anche online».  

Si spera comunque di uscire dalla pandemia – Ma chi si trova sulla cresta dell’onda grazie al Covid-19 e alle mascherine, spera in un flop della campagna vaccinale o nell’avanzare delle varianti del virus? «Assolutamente no – replica Moreno Lazzaroni, titolare della TiMask di Ligornetto –. Noi vogliamo che la pandemia finisca al più presto. Abbiamo iniziato a produrre mascherine a maggio 2020, è vero. Ma ci siamo fatti un bel giro. Questo è uno strumento che veniva usato anche quando non c’era il Covid. Vendiamo le mascherine anche agli studi medici, ai dentisti, alle case per anziani. Ne possiamo produrre fino a 100.000 pezzi al giorno. Tra qualche settimana produrremo anche la FFP2 NR. Continueremo ad avere clienti anche dopo l'emergenza».

La rivalità della Cina – Dario Cominotti, direttore di Sesto Elemento e di Fair Club a Lugano gestisce un sito online che importa mascherine dalla Cina. «Il mio progetto è andato abbastanza bene durante la scorsa primavera, quando in Svizzera le mascherine scarseggiavano. L'ho fatto come riempitivo, quasi per beneficenza, visto che la mia attività principale è un'altra. Adesso è più facile importarle ed è aumentata anche la produzione locale».  

La politica dovrà prendere posizione – A sollevare la questione cinese è anche Claudio Romano, responsabile della Sitisa di Sementina, da circa un ventennio specializzata in produzione di materiale sanitario. «Tuttavia, abbiamo iniziato a realizzare mascherine solo col Covid-19. Al momento le cose funzionano. Perché c’è grande richiesta. Possiamo produrre fino a 200.000 mascherine al giorno. Ma in generale la Cina costa meno. Ha un quarto dei nostri costi di produzione. E a livello di dazi doganali con la Svizzera è avvantaggiata. La Confederazione, se vorrà dare un futuro alle aziende locali anche dopo il Covid, dovrà chinarsi su questo problema».

C'è pure l'additivo che uccide i virus – Sempre a Sementina, a pochi metri dalla Sitisa sorge la Farmaconsult. Il titolare, Renzo, fa Romano di cognome. Ma è una casualità. «La produzione di mascherine per noi tocca anche 60-70.000 pezzi al giorno. Lavoriamo parecchio con gli ospedali e prediligiamo la mascherina 2R. Filtra il massimo possibile e resiste agli schizzi. Aiuta anche a proteggere sé stessi». Poi lancia un’innovazione. «Produciamo anche mascherine con un additivo che uccide e inibisce i virus».

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