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Botta demolisce il Casinò... «Ma è troppo tardi»

CANTONEBotta demolisce il Casinò... «Ma è troppo tardi»

11.12.20 - 08:07
Benedetto Antonini della STAN commenta il parziale "mea culpa" del celebre architetto
Keystone
Il Casinò di Campione
Il Casinò di Campione
Botta demolisce il Casinò... «Ma è troppo tardi»
Benedetto Antonini della STAN commenta il parziale "mea culpa" del celebre architetto
E aggiunge: «Ma il gigantismo e il fuori scala toccano anche altre architetture ticinesi come il Campus dell'USI o il progetto per l'area delle ex Officine». Le cause: «La golosità degli investitori e il fatto che i grossi costruttori non rischiano del proprio»

LUGANO - «Ora non ho problemi a dire che è fuori scala. Confesso che mi fa male, quando lo vedo da Lugano». Con gli occhiali di oggi, e 13 anni dopo averla concepita, anche l’architetto Mario Botta giudica assai negativamente la propria creatura, la Casa da gioco a Campione. Anche a lui, il tempio dell’azzardo fallito oggi provoca le vertigini. «Il mio Casinò è una bruttura» è il significativo titolo con cui il Corriere della Sera ha evidenziato l’autodafè di Botta (originariamente apparso sulla rivista bernese Reportagen).

Solo colpa dei committenti? - Meglio tardi che mai direbbe qualcuno. Altri, invece, come l’architetto Benedetto Antonini, vicepresidente della Società ticinese per l’Arte e la Natura, ritengono assai tardivo questo “mea culpa”. Mea culpa, peraltro parziale visto che Botta punta la penna contro i committenti campionesi: «A ogni amministrazione aumentava la cubatura, non era mai grande abbastanza. Megalomani, litigiosi e rapaci» li definisce oggi il celebre architetto.

La mancata rinuncia - «Trovo che quello di Botta sia un gioco un po’ facile - commenta Benedetto Antonini -. Dimentica infatti che un architetto ha delle norme deontologiche alle quali deve sottostare. Perché semplicemente non rinunciò a quel mandato? Se gli avessero chiesto di farlo grande il doppio si sarebbe piegato?» si chiede il vicepresidente della Stan, rimandando al codice deontologico dell’Ordine degli ingegneri e architetti del Canton Ticino.

Le critiche al Campus - «Se il committente vuole realizzare un edificio che sconvolge la struttura di un villaggio, l’architetto dovrebbe rifiutarsi» sottolinea Antonini. Va anche detto che il “fuori scala”, il “gigantismo” pur pacchianamente esibito a Campione, non è un male circoscritto all’enclave italiano. «Non tocca infatti solo Botta - continua il nostro interlocutore -. Anche il nuovo Campus dell’USI in via la Santa a Viganello è naturalmente fuori scala». Preoccupa che il “club dell’ostentazione” continui a ingrossarsi: «Oggi vige il gigantismo. Il progetto per l’area delle ex Officine di Bellinzona è pure fuori scala. Idem il Nuovo Quartiere di Cornaredo (NQC) a Lugano che non risponde nemmeno a una domanda di mercato».

Le colpe del gigantismo - Ancor più del calo demografico ticinese, altri fattori invitano infatti a contenere le colate di cemento: «L’informatizzazione e soprattutto il telelavoro nel terziario stanno portando a una drastica riduzione degli uffici. Le stesse due torri previste allo stadio di Cornaredo non rispecchiano un bisogno». Volendo individuare delle cause, Antonini dà questa lettura: «Il gigantismo è legato alla golosità degli investitori, con l’aggravante che i più grossi costruttori di immobili oggi non rischiano del proprio. Lo sfitto non è un problema loro». Semmai è un problema nostro e di un Ticino paesaggisticamente sempre più saccheggiato.

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COMMENTI
 

Doda 3 anni fa su tio
Hanno ragione è sempre stato un obrobrio! La classe e l'eleganza di un tempo svanita tra i mattoni! Uno scempio.mi strabiglio ci siano voluto così tanti anni per ammetterlo!

zighi14 3 anni fa su tio
Se si è reso conto di quello che ha fato a Campione d'Italia, mi chiedo se si sta rendendo conto anche di quello che andrà a fare ad Ambrì? O aspetta di dire la stessa cosa DOPO che ha costruito il monolite in calcestruzzo perturbando l'ambiente alpino in Leventina?

Equalizer 3 anni fa su tio
Il casinò di Campione è brutto perché in un certo senso è finito male, non si poteva dare un colore peggiore ad una struttura del genere, doveva essere qualcosa di più vivo non un inceneritoio, personalmente alle parti semitonde le avrei pitturate/disegnate come fossero 6-7 monete impilate, le fiancate esterne le avrei fatte bianche con enormi 4 Assi disegnati a sud e 4 Re a nord, ed al diapason centrale una scala di colori che sviluppa immaginariamente verso l'alto, poi assolutamente un'illuminazione esterna degna di un Casinò, senz'altro un qualche spunto dalla Strip di L.V. si poteva prendere. Si doveva avere più coraggio.

jettero75 3 anni fa su tio
Il campus sembra un carcere.

Nmemo 3 anni fa su tio
Non ho mai sentito STAN nel merito dell’abbassamento della torre del mulino di Giubiasco. Sotto il profilo paesaggistico è “un mostro” da ridimensionare per l’impatto; insomma è uno sgarbo al paesaggio e alla caratteristica del profilo della Città, marcato dalle mura e dei forti, certamente degno di protezione. La torre del mulino, di oltre 50 m di altezza, è stata autorizzata nell’ambito dei provvedimenti concernenti l’economia di guerra, secondo le allora vigenti raccomandazioni della Confederazione. Quella volumetria non è ora più giustificabile. La prevista trasformazione in torre per appartamenti è stata approvata da una classe politica piegata alle rivendicazioni di un’insaziabile imprenditoria edile. Ma, ora con il masterplan di Bellinzona tornerà ad essere oggetto di contesa.

dan007 3 anni fa su tio
Non solo un mostro ma anche un edificio che non ha valutato le multifunzionalità di una struttura difatti niente camere d’albergo centro congressi finestre panoramiche sul lago roof top per manifestazioni diverse. centro esposizioni non ci si sente à suo agio all’interno e non bisogna essere claustrofobi tutto e stato concepito per spennare la gente al di la delle dimensioni c’è una struttura alienante che non riflette l’anima del passato e che toglie quel romanticismo che aveva hai miei tempi e ci piaceva finire la notre fino all’alba a Campione nei bar

gigipippa 3 anni fa su tio
Sono convinto che le future generazioni avranno lavoro a iosa nel rimediare ai disastri perpetuati al pianeta fin dal dopo guerra ad oggi.
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