Cerca e trova immobili

CANTONE«In Russia troveremmo un sicario»

29.09.20 - 12:11
Nel processo bis per il delitto di Monte Carasso è in corso la requisitoria dell’accusa
tipress
«In Russia troveremmo un sicario»
Nel processo bis per il delitto di Monte Carasso è in corso la requisitoria dell’accusa
La procuratrice Borelli ricorda che il marito dell’imputata era pronto a tutto per lei. Lei l’avrebbe quindi spinto a togliere la vita alla ex moglie

BELLINZONA - «È una donna che mirava a un matrimonio d’interesse. Una donna che aspirava a uomini ricchi». È così che la procuratrice pubblica Chiara Borelli descrive la 41enne russa a processo in Appello per il delitto di Monte Carasso del luglio 2016. Un delitto in cui il marito ticinese dell’imputata (che attualmente sta scontando una pena detentiva di sedici anni) era stato spinto a togliere la vita della ex moglie. Per motivi economici, secondo l’accusa: i soldi non bastavano più, a causa degli alimenti che l’uomo doveva versare.

Lei era arrivata dalla Russia, dopo che aveva conosciuto il consorte svizzero online. «Nell’ottobre del 2014 - ricorda Borelli nella requisitoria - nasceva una coppia che ha poi centrato il proprio quotidiano e il proprio futuro sulla vacuità: lui sulla bellezza e sulla giovinezza di lei, lei sulla ricerca del piacere». Tali considerazioni della procuratrice si basano in particolare sugli estratti bancari del marito ticinese che mostrano spese per migliaia di franchi in pochi giorni. Spese che hanno portato a difficoltà finanziarie, ma non a rinunce da parte della donna. «Non poteva rinunciare a quanto aveva sognato lasciando la Russia».

Per l’imputata - come sottolinea ancora l’accusa - il ticinese «era lo strumento ideale per raggiungere i suoi desideri, era la via per ottenere il permesso che l’avrebbe quindi portata ad altri uomini». E lui era pronto a tutto per lei, a soddisfare ogni suoi desiderio: «Una volta ottenuto il matrimonio, inizia a martellarlo sulle finanze». Lui era allora sotto pressione: comincia a vendere mobili e altri oggetti, a non mangiare sul lavoro, ad aumentare i turni…  Finché nel giugno del 2016 - un mese prima del delitto - si sentiva «totalmente schiacciato», come ha spiegato in un interrogatorio. «Cosa devo fare ancora?» chiedeva in un messaggio mandato quello stesso mese alla consorte arrivata dalla Russia. La risposta: «Se fossimo in Russia, troveremmo un sicario».

Il processo, in corso a Giubiasco davanti alla Corte di Appello presieduta dal giudice Giovanna Roggero-Will (giudici a latere sono Rosa Item e Chiarella Rei-Ferrari), è sospeso per la pausa pranzo. L’intervento della procuratrice pubblica Chiara Borelli riprenderà quindi alle 14.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE