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CONFINEL'infermiere frontaliere: «Sveglia alle 3, poi l'odissea»

24.04.20 - 20:10
Lo sfogo: valichi intasati, code di due ore. Il sindaco di Lavena Ponte Tresa: «Situazione mai vista»
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Il valico di Ponte Tresa
Il valico di Ponte Tresa
L'infermiere frontaliere: «Sveglia alle 3, poi l'odissea»
Lo sfogo: valichi intasati, code di due ore. Il sindaco di Lavena Ponte Tresa: «Situazione mai vista»

PONTE TRESA - Il lockdown a metà è un mezzo disastro per le dogane. Alle 4.30 di mattina a Lavena Ponte Tresa la coda arriva fino al ristorante Carillon, sulla strada per Marchirolo. «È così da due settimane» lamentano gli automobilisti. «Non se ne può più». 

Francesco* fa l'infermiere in un ospedale del Luganese, e ogni giorno si alza alle 3.30 di mattina nella sua casa del Varesotto. «Prima della crisi impiegavo una ventina di minuti per andare al lavoro» racconta. «Adesso ci metto anche due ore». È in buona compagnia.

Sono circa 4100 i "frontalieri della sanità" che entrano in Ticino da Lombardia e Piemonte (668 quelli impiegati dall'Eoc). Ma è solo una delle categorie in entrata: con la riapertura parziale delle attività produttive, i frontalieri in ingresso in Ticino sono passati da 14mila a 20mila al giorno, secondo i dati dell'Amministrazione federale delle dogane (Afd).

Per far fronte all'aumento, da lunedì Berna ha riaperto la dogana di Bizzarone - e altre quattro nella Svizzera francese. Al momento sono 8 i valichi aperti lungo la frontiera italiana (qui l'elenco) ma sembrano non bastare. Sui social network, nei gruppi riservati ai permessi G le lamentele non si contano. 

«La situazione è effettivamente al limite» commenta a tio.ch/20minuti il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Massimo Mastromarino. Il comune di frontiera è teatro, in questi giorni, di un intasamento senza pari - probabilmente - lungo il confine italo-svizzero. «Siamo l'unico punto di accesso per buona parte del Varesotto, dal Luinese alla Valganna a Porto Ceresio» spiega Mastromarino, che come presidente dell'Associazione dei comuni italiani di frontiera (Acif) ha chiesto a più riprese l'apertura di altri valichi. 

Le ricadute non si fermano al fiume Tresa. «A farne le spese non sono solo i frontalieri ma anche il sistema produttivo ticinese e quello sanitario» aggiunge Mastromarino. Dall'Amministrazione delle Dogane assicurano che la situazione viene monitorata giornalmente. «Sappiamo che a Ponte Tresa ci sono condizioni particolari dovute all'infrastruttura stradale. Osserviamo i dati in modo costante e siamo pronti ad adeguare i provvedimenti con l'evolversi della situazione» spiega la portavoce dell'AFD Donatella Del Vecchio. 

Occhi puntati, intanto, sulla data del 27 aprile, lunedì. L'inizio dell'allentamento annunciato mercoledì dal governo è un incubo per i lavoratori come Francesco. «Sono stremato» ammette. Da marzo l'Eoc ha aumentato i turni da 8 a 12 ore per il personale sanitario. Il 35enne esce di casa alle 4 di mattina, e ritorna alle 20.00 traffico permettendo. «Ho colleghi che iniziano e finiscono dopo di me, ma devono alzarsi alla stessa ora per via della coda in dogana». 

Il timore è di un collasso viario e - forse - anche fisico. «Il nostro lavoro è importante e terrò duro per il tempo necessario» assicura Francesco. Ma dorme 6 ore al giorno, e il resto le passa a correre. «Se non riapriranno le dogane? Non voglio neanche pensarci. Già adesso il mio turno in ospedale a volte inizia con 4-5 colleghi in meno, a causa dei ritardi dovuti al traffico. Sarebbe un bel problema». 

* nome noto alla redazione

Gli ingressi ai valichi in Ticino dal 14 al 20 aprile (fonte AFD):

totale14. aprile 1380220 aprile 20124
Chiasso-Brogeda33604244
Chiasso strada18212275
Stabio41954469
Bizzarone02161
Ponte Tresa23732725
Gandria9711899
Madonna di Ponte10821707
Dirinella0644

 - 73 per cento gli ingressi in Ticino rispetto a prima del lockdown

- 65 per cento gli ingressi in Svizzera rispetto a prima del lockdown

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