Storie di ordinario menefreghismo che mettono in ginocchio alcuni viticoltori amatoriali della Svizzera italiana. Intanto, le cantine sono sempre più piene e il prezzo dell’uva cola a picco
BELLINZONA – «Mi trovo in grave difficoltà col mio vigneto. Perché il mio confinante ha lasciato andare tutto a gambe all'aria. E così dalla sua vigna arrivano malattie che intaccano le mie viti. Quest'anno non ho praticamente raccolto nulla». È disperato, un viticoltore del Bellinzonese. Il suo cruccio sta nell'incuria manifestata da parte del suo "vicino". Stessa musica in una località del Locarnese. Una signora racconta: «Avevo una persona che mi curava la vigna. L'ho persa. E sapete perché? Perché il nostro vicino se ne è fregato. Ha lasciato andare in rovina il suo vigneto e non si è neanche preoccupato di mantenere curate le recinzioni. Quindi oltre alle malattie, arrivavano pure animali selvatici».
La legge parla chiaro – Storie di ordinario menefreghismo, che danneggiano, e non poco, chi ha la passione per la vigna e per la terra. Giuliano Maddalena, presidente della Federazione dei viticoltori della Svizzera italiana, non lo nasconde. «I tempi stanno cambiando, ci sono meno appassionati. Ma la legge parla chiaro. Chi decide di non più coltivare la vigna, deve estirpare i ceppi e tenere tutto pulito. In caso contrario, il confinante ha il diritto di segnalare la situazione sia al servizio fitosanitario del Cantone, sia al Comune. Dopo gli ammonimenti, potrebbero scattare sanzioni».
In collina le maggiori difficoltà – Maddalena pone l'accento anche su altri aspetti importanti. «Diversi vigneti ticinesi si trovano in collina. Questo presuppone ulteriori fatiche e investimenti per mantenere il tutto in ordine. Casi come quelli da voi citati sono isolati, per fortuna. Ma è innegabile che ci sia una tendenza verso l'abbandono dell'attività».
Cantine troppo piene – Anche perché, a livello finanziario, rende sempre di meno. «Molte cantine sono piene – precisa Sem Genini, segretario dell'Unione contadini ticinesi – e spesso fanno fatica a smerciare i loro vini di qualità. La concorrenza dall'estero gioca un ruolo importante. L'uva, dunque, viene pagata sempre di meno, come è capitato in particolare quest'anno. Ed è già bello se un piccolo produttore riesce a coprire i costi. Quindi, o c'è tanta passione, o si finisce purtroppo per mollare».
Gli ungulati preoccupano sempre – A volte con conseguenze nefaste per i confinanti. «Il pericolo più grosso è quello dei focolai delle malattie – riprende Genini –. Per quanto riguarda le bestie selvatiche, in particolare gli ungulati, rappresentano un grandissimo, irrisolto, problema. Malgrado gli sforzi che si fanno per ridurne il numero. In generale dovrebbe esserci sempre una recinzione tra un terreno e l'altro. Anche se a volte, purtroppo, questo resta pura teoria. Perché, come detto, i costi di gestione del vigneto sono elevatissimi e il santo spesso non vale la candela».