Oltreconfine si parla di uno «studio svizzero di fattibilità» per l’introduzione del trasporto elettrico. Ma AutoPostale e il Cantone non ne sono a conoscenza
VARESE - Bus elettrici che conducono i frontalieri in Ticino. Un unico mezzo, non inquinante, che trasporta 30-40 frontalieri da questa parte del confine, evitando che lo stesso numero di auto si accalchi sulle strade. A leggerla così sembra una buona idea. Idea che è apparsa la scorsa settimana sulle pagine de La Prealpina.
Il quotidiano di Varese e dintorni menziona «uno studio di fattibilità in dirittura d’arrivo tra multinazionali che si occupano di energia elettrica e società di trasporto legate ad AutoPostale della regione di frontiera». Lo stesso sindaco di Cremenaga ha espresso al giornale italiano entusiasmo. «Si potrebbe salire a Luino, passando da Ponte per arrivare a Zurigo sempre con i mezzi pubblici», ha dichiarato.
Abbiamo quindi cercato informazioni più precise sul fantomatico “gigante giallo per i frontalieri” rivolgendoci ai diretti interessati. La risposta di AutoPostale, però, non è quella che ci saremmo aspettati: «Non conosciamo lo studio - fa sapere il servizio stampa -. Siamo fieri di voler costruire una flotta elettrica insieme ai nostri partner in Ticino, tuttavia i piani finora si riferiscono solo al Ticino». A inizio ottobre AutoPostale e l’Azienda Elettrica Ticinese (Aet) hanno firmato una dichiarazione d’intenti per promuovere la mobilità elettrica. Mentre AutoPostale prevede di utilizzare e gestire gli autobus elettrici, Aet insieme ad altri partner fornirà l‘infrastruttura di ricarica e l’energia rinnovabile.
Risposta simile è giunta anche dal Dipartimento del territorio (Dt), a cui «non risulta che siano in corso progetti di questo tipo».
Domenico Rigazzi, sindaco di Cremenaga, dal canto suo precisa che «la fonte momentaneamente è riservata» e «l’innovativo progetto è ancora in fase embrionale».
Pare proprio che per il “bus dei frontalieri” bisognerà ancora attendere.