Licenziamenti alla EFG. Nella banca c'è un clima «di paura» per un possibile smantellamento. L'allarme dell'ASIB
LUGANO - In questi giorni il telefono di Natalia Ferrara scotta. «Sono sommersa di telefonate, per non parlare delle e-mail». Vengono tutte da dipendenti di EFG: la situazione nella ex Banca della Svizzera italiana «è oltremodo critica» avverte la segretaria dell'Associazione dei bancari ticinesi.
Negli ultimi giorni sull'istituto sono piovute notizie a sorpresa. Prima l'accordo per la vendita della sede della banca in viale Franscini a Lugano, che verrebbe acquistata dal cantone per 80 milioni di franchi. Poi le voci su una imminente acquisizione da parte di Julius Bär. «I dipendenti sono sgomenti» afferma Ferrara. «Hanno appreso tutto dai media e si è creato un clima di paura, giustificato».
L'impressione dell'ASIB è che «la banca si stia snellendo in vista di una cessione». Efg aveva previsto 350-400 licenziamenti in tre anni (2017 – 2019) con circa un terzo dei licenziati ultra-cinquantenni. «La situazione è oltremodo critica – avverte Asib –. Senza un intervento del Cantone e del Municipio di Lugano il danno, non solo per il personale, ma per l’intera piazza finanziaria ticinese, sarà immenso».
La banca, contattata, non commenta le voci su Julius Bär. E si rifiuta di fornire i numeri dei prossimi licenziamenti. Ma rilascia una dichiarazione che riportiamo per intero.
La dichiarazione di EFG:
Come già sottolineato, stiamo ancora implementando il piano di riduzione del personale annunciato nel 2016 a seguito dell’acquisizione di BSI. Tale piano prevede una riduzione netta di 300-450 posti di lavoro a livello globale nel triennio 2017-2019. Non forniamo dettagli a livello regionale ma confermiamo che il Ticino è e rimarrà centrale per la nostra attività in Svizzera, e dove abbiamo centri di servizi importanti per l'intera banca, tra i quali Capital Market, Trading Room, Risk Management, Operations, Servizi Generali e altre importanti funzioni di supporto quali IT, Compliance e risorse umane. Relativamente al piano sociale, al contrario di quanto riportato, EFG ha esteso unilateralmente il piano attualmente in corso.
La vendita di Palazzo Botta non ha nulla a che vedere con la riduzione dei posti di lavoro. Questa vendita consentirà a EFG di modernizzare e utilizzare al meglio gli altri immobili di sua proprietà a Lugano, tra cui lo storico Palazzo Riva e i palazzi adiacenti Durisch e Canova, nonché Palazzo Sant’Anna, che offriranno in futuro aree all’avanguardia per la clientela private banking e postazioni di lavoro più contemporanee e sostenibili.