Il fenomeno dei "frontalieri svizzeri" sembra essere in crescita. Un sondaggio di Ticino&Lavoro ne indaga i motivi
LUGANO - Lasciare casa, amici e parenti, gli affitti troppo cari, le bollette: tutto insomma tranne il lavoro. Ma senza andare lontano. I ticinesi che si trasferiscono in Italia per diventare frontalieri sono difficili da rintracciare. Le statistiche Ustat li ignorano. I diretti interessati non ne parlano volentieri. Eppure il fenomeno è in aumento: ne abbiamo parlato anche in passato.
Uno su tre - L'associazione Ticino&Lavoro ha condotto un sondaggio sul tema, da cui emerge un dato preoccupante: il 34,9 per cento dei partecipanti dichiara di valutare il trasloco oltre confine per ragioni economiche. Due anni fa, in un'indagine analoga, erano il 29 per cento. Su un totale di 1654 persone il 4,1 per cento (60) hanno già fatto il travagliato passo; più o meno altrettante (65) si stanno organizzando concretamente. I risultati sono provvisori ma «restituiscono una tendenza netta e rappresentano un campanello d'allarme» secondo Giovanni Albertini, fondatore dell'associazione no profit.
Il sondaggio è ancora aperto: clicca qui per partecipare
«Stipendi insufficienti» - Alla base del fuggi fuggi, o anche solo del desiderio di fuga, ci sono difficoltà concrete. Sei partecipanti su dieci affermano di vivere in affitto: altrettanti si definiscono appartenenti alla “classe media”, ma più o meno la stessa quota (69 per cento) dichiara di non riuscire «ad accantonare nulla a fine mese». Quattro su dieci affermano persino di «non riuscire a vivere dignitosamente» in Ticino con il proprio stipendio.
Numeri in crescita - Un'esagerazione? Certo è che dal 2011 al 2017 i ticinesi trasferitisi in Italia sono passati da 289 a 478 (fonte Ustat). Le statistiche non distinguono i “frontalieri indigeni” da migranti d'altro tipo. Ma il fenomeno è qualcosa di più di un sentore. Alla domanda “quanto sei soddisfatto da 1 a 10 della tua vita attuale in Ticino?” la risposta media è 5,1. «Ben sotto la sufficienza» sottolinea Albertini. Il consigliere comunale di Lugano intende ricavare dall'indagine una serie di proposte, da presentare al Consiglio di Stato. «La situazione del mercato del lavoro nella Svizzera italiana richiede interventi concreti».