Già 409 le pubblicazioni relative a debitori esteri sul Foglio Ufficiale nei primi 6 mesi dell’anno. E spesso, come spiega Silvia Marconcini, capo dell’Ufficio incassi, i conti non vengono saldati
BELLINZONA – Alcuni hanno commesso infrazioni stradali. Altri, furti. O magari reati legati agli stupefacenti. Contro di loro sono state emesse multe e pene pecuniarie da parte della Magistratura. I loro nomi finiscono sul Foglio Ufficiale. Con la dicitura “di ignota dimora”, accanto. È l’esercito dei debitori esteri, che nel primo semestre del 2019 ha subito un boom inaspettato. «Ben 409 le pubblicazioni da gennaio a giugno – conferma Silvia Marconcini, capo dell’Ufficio cantonale dell’Incasso e delle Pene Alternative –. Calcolate che solitamente questa è la cifra media che registriamo in un anno».
Cifre mai viste – Una crescita che ancora non trova spiegazioni razionali. «Alcuni casi li abbiamo ereditati dallo scorso anno – precisa Marconcini –. Ma effettivamente il numero è alto. È dal 2012 che il nostro ufficio si occupa di rendere pubblici questi nominativi. Finora non avevamo mai registrato cifre così alte. Lo scorso anno i debitori esteri erano stati 437. Ora stiamo effettuando le opportune verifiche».
Spesso non si riesce a incassare – Si parla di persone che devono allo Stato complessivamente decine di migliaia di franchi. Il problema è che nella maggior parte dei casi il Cantone non riesce a incassare queste somme. E le multe, o le pene pecuniarie, cadono in prescrizione, rispettivamente dopo tre o dopo cinque anni. «Quando c’è una multa – riprende Marconcini – è nostro compito notificare il conteggio sul Foglio Ufficiale. Questo avviene dopo avere fatto tutti i tentativi possibili per rintracciare la persona».
C’è chi rischia il carcere – Di frequente questa notifica serve a poco o a nulla. «Ci torna indietro. Ma non molliamo la presa: proseguiamo l’iter con una richiesta di commutazione della sanzione in una pena detentiva che viene inviata all’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi». Si procede, così, con la richiesta di un mandato d’arresto a livello svizzero. «Se la persona dovesse rientrare su territorio elvetico, a quel punto le viene chiesto il pagamento della pena pecuniaria o, in alternativa, il carcere».
Casi di recidiva – A colpire è anche il fatto che molti nomi si ripetono col passare dei mesi. «Effettivamente siamo confrontati anche con alcuni casi di recidiva. Gente che commette, dunque, più di un reato. E poi non si fa trovare. Abbiamo comunque una buona collaborazione sia con la polizia di tutti i Cantoni, sia con l’Amministrazione federale delle dogane. E va specificato che ogni tanto qualcuno di questi debitori esteri, dopo avere rimesso piede in Svizzera, viene intercettato e costretto a saldare i propri conti con la giustizia».