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CANTONE«La traduzione, la metafora dell’ospitalità linguistica»

15.07.18 - 08:14
È questo il fulcro del Festival "Babel" di Bellinzona. Il suo fondatore, Vanni Bianconi, intende in questo modo gettare nuova luce su un'intera forma artistica
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«La traduzione, la metafora dell’ospitalità linguistica»
È questo il fulcro del Festival "Babel" di Bellinzona. Il suo fondatore, Vanni Bianconi, intende in questo modo gettare nuova luce su un'intera forma artistica

BELLINZONA - La traduzione letteraria è il fulcro del Festival "Babel" di Bellinzona. La manifestazione, con quest'idea alla base, costituisce un evento unico al mondo. Il suo fondatore, Vanni Bianconi, intende in questo modo gettare nuova luce su un'intera forma artistica. Perché per il ticinese la traduzione costituisce la chiave d'accesso al mondo.

L'amore a Londra - Per la preparazione della 13ma edizione di "Babel – Festival di letteratura e traduzione" (13. -16. settembre) Vanni Bianconi viaggia regolarmente da Londra: lo scrittore e traduttore ticinese, insignito nel 2009 del prestigioso Premio Schiller per le sue poesie, ha infatti eletto otto anni fa la capitale britannica a sua nuova dimora. «Per amore», spiega. La manifestazione mantiene tuttavia la sua sede a Bellinzona, «luogo di legame geografico tra la cultura germanofona e quella italiana», afferma Bianconi.

Un incontro per autori e non solo - Il festival della letteratura può contare su un pubblico fedele in Ticino. L'approccio è questo: autori provenienti da diverse aree linguistiche e i loro traduttori italiani si incontrano al Teatro Sociale davanti al pubblico. Sovente è la prima volta che si vedono di persona. Il traduttore pone all'autore domande relative all'opera «della quale ha una visione interiore che nessun altro ha», spiega Bianconi. «I dibattiti finiscono per avere una dinamica diversa rispetto a quelli in cui sono i critici o i lettori a porre le domande all'autore. Le discussioni non divagano ma rimangono fedeli al tema, alla lingua e alla terminologia». Il programma di Babel comprende workshop, rappresentazioni teatrali, concerti e film.

Rivoluzionare i piani - Quest’anno al centro della manifestazione vi è il Brasile. «Non ho mai dovuto rivoluzionare i piani così spesso», afferma Bianconi. Il 41enne dagli occhi azzurri si ritrova a ridere delle proprie stesse parole. Avvicinarsi alla realtà culturale del Brasile è stato più difficile del previsto: «pensi di conoscere il paese. Poi ti trovi a constatare che la versatilità della vita e della società brasiliane e la moltitudine di lingue indigene sono praticamente assenti dalla letteratura portoghese. La cultura brasiliana rivolta all'esterno è totalmente unilaterale - bianca, maschile e borghese».

L’obiettivo di Bianconi è quello di inoltrarsi nelle favelas per cercare gli autori, presentare la letteratura indigena e scoprire scrittori emigrati. La ricerca è stata appagata, per lo meno per quanto concerne i testi in lingua originale. Quest'anno, più che nelle edizioni precedenti, numerosi testi del paese ospite verranno tradotti in italiano. Gran parte delle produzioni saranno disponibili in più lingue sulla homepage del festival. Secondo Bianconi quello della diffusione della letteratura internazionale è uno degli importanti effetti collaterali del festival.

La lingua principale di "Babel" è – oltre alla lingua del paese ospite – l'italiano. Ma negli ultimi tre anni si è data anche maggiore attenzione a tutte e tre le lingue nazionali «per valicare le barriere linguistiche e le frontiere», aggiunge Bianconi. «Vogliamo che gli autori svizzeri delle tre regioni linguistiche si conoscano meglio. Perché spesso non è così». Nella sezione "Poethreesome" tre poeti si scambiano le proprie opere in tedesco, francese e italiano e le traducono nella rispettiva lingua materna. Durante il festival si incontrano e presentano i risultati di questo lavoro al pubblico. I testi sono pubblicati online.

Una propria forma d'arte - L'idea centrale del festival è che la traduzione non costituisce solo un atto tecnico, ma una forma di arte propria. «È paragonabile al lavoro di un violinista», dice Bianconi, che traduce lui stesso letteratura inglese in italiano (tra cui poesie e racconti di W.H. Auden e di W. Somerset Maugham). «Il compositore scrive la partitura, il musicista la interpreta. Nessuno negherebbe mai al violinista il fatto di essere un artista». Analogamente una traduzione include sempre l'interpretazione di chi la realizza.

L'idea di questo festival è venuta a Vanni Bianconi 15 anni fa: allora lo studioso di letteratura e scrittore lavorava presso l'editore Casagrande di Bellinzona e aveva adottato una nuova tendenza in voga nella vicina Italia, spiega il ticinese. In contrapposizione al programma spazzatura mediatico e alle campagne politiche populistiche nascevano all'improvviso festival letterari ovunque. «Era l'era di Berlusconi, il primo ministro proprietario di un proprio gruppo mediatico, che venne vista da molti intellettuali e artisti come un'epoca di carestia culturale», precisa Bianconi.

«Era il momento giusto per lanciarsi in un progetto del genere a Bellinzona». In effetti continuano ad essere molti i visitatori del festival che vengono dall'Italia, ma non solo. La composizione del pubblico dipende fortemente dal programma e dagli autori ospiti della rassegna.

Fatti uscire dall’ombra - Nella letteratura italiana una decina di anni fa i traduttori erano ancora relegati nell'ombra. «A volte non erano neppure citati nei libri per nome». Anche questo è uno dei motivi che ha spinto Bianconi a scegliere i traduttori come punto centrale del suo festival. «Credo che il nostro evento stia davvero muovendo le cose nel mercato del libro di lingua italiana. Abbiamo creato una consapevolezza attorno all"arte della traduzione. Ora il traduttore è visibile al'’interno del libro».

Ma Vanni Bianconi va ancora oltre: per lui, che si muove da pendolare tra diverse culture, la traduzione è ospitalità linguistica e costituisce «un modello per tutte le forme di ospitalità». Costruisce ponti tra le varie culture. Un traduttore è all'altezza del suo compito solo se conosce l'altro paese e ne ha interiorizzato la cultura. Ciò comprende anche il fatto di avvicinare le persone e vivere tra loro. «Capire un'altra persona è fondamentale per poterlo accogliere come ospite o per offrirgli un rifugio».

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