Sono in calo le aziende che offrono un posto di apprendistato nella Svizzera italiana. Tra i giovani cresce l’ansia di restare a piedi. Intanto, però, aumentano le opportunità di stage
LUGANO – Formare un apprendista? Per alcuni datori di lavoro è una barba. Per altri, invece, è qualcosa di misterioso. Sta di fatto che negli ultimi quattro anni le aziende che offrono un posto di apprendistato nella Svizzera italiana sono calate di circa il 7%. Un problema non da poco per l’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale. «I giovani che finiranno la quarta media quest’anno sono circa 3.000 – dice Rita Beltrami, capo dell’ufficio –. Per ora i contratti di apprendistato firmati con le ditte ticinesi sono un’ottantina, avremo molto da fare nei prossimi mesi».
Il liceo resta la via più scelta – I momenti di esperienza pratica sono fondamentali. «L’Ufficio dell’orientamento – sostiene Beltrami – ha organizzato ben 3412 stage nell’anno scolastico scorso, a cui si aggiungono tante altre occasioni in estate o durante le vacanze scolastiche». Le statistiche indicano che il 29,6% dei giovani (soprattutto le femmine) opta poi per il liceo, l’8% per la scuola cantonale di commercio, il 22,2% per scuole professionali a tempo pieno. La pista dell’apprendistato è scelta da poco meno del 23% dei ragazzi. «Un dato – precisa Beltrami – che potrebbe essere superiore se aumentasse la sensibilità di alcune aziende».
L’ansia di restare a piedi – Sono oltre 250 gli apprendistati esistenti in Svizzera. Il più amato, stando alla recente “top 10” stilata dalla piattaforma Yousty.ch, resta quello di impiegato di commercio con formazione estesa. Seguono le formazioni di impiegato di commercio al dettaglio, di operatore socioassistenziale, di informatico… Negli ultimi anni sono, comunque, frequenti i casi di chi arriva all’estate senza avere ancora trovato un posto.
Soluzioni e pregiudizi – «Noi – sottolinea Beltrami – abbiamo una lista di tutti i ragazzi che terminano la scuola obbligatoria e che ancora non hanno trovato una sistemazione. Generalmente, salvo eccezioni, riusciamo sempre a monitorare tutti i casi e a trovare una soluzione per tutti. Anche se non necessariamente quella desiderata. Cerchiamo anche di abbattere i pregiudizi di gender. Spesso i giovani hanno preconcetti su un mestiere, perché ritengono, a torto, che quella determinata professione sia solo per maschi o solo per femmine».
Un’epoca (troppo) veloce – Ma perché si è arrivati al punto in cui diverse aziende non ritengono opportuno seguire un apprendista? «Assumere un apprendista significa fare un investimento – fa notare Beltrami –. Per sé stessi e per la società. Si sa che, soprattutto nel corso del primo anno, il giovane va seguito. Occorre investire qualche energia in più dunque. E in un’epoca in cui tutto va veloce può essere che alcuni vedano questo aspetto come un ostacolo al rendimento della ditta».
C’è chi non sa cosa sia – A fare la differenza è anche chi gestisce l’azienda. «Varie imprese in Ticino sono gestite da persone che non vivono in Svizzera e che non conoscono molto il modello dell’apprendistato, diffuso anche in nazioni come Germania e Austria. Non sono abituate ad avere un 15enne sul posto di lavoro. E quindi si bloccano. La sfida per il futuro è fare capire a tutti quanto sia importante puntare sui giovanissimi».