Il possibile taglio delle sovvenzioni preoccupa l'ACSI
LUGANO - L'Associazione Consumatori della Svizzera italiana (ACSI) è preoccupata per la proposta della commissione delle finanze del Consiglio nazionale di abolire gradualmente le sovvenzioni federali alle organizzazioni dei consumatori, attualmente circa 1 milione di franchi (ACSI 147'000). I fondi vengono utilizzati per finanziare l’informazione rivolta ai consumatori: riviste, pubblicazioni, test, piattaforme digitali.
Già a partire dall’anno prossimo questi soldi potrebbero essere ridotti della metà. Per pochi anni alle organizzazioni verrebbe ancora concesso mezzo milione di franchi, ma in seguito il finanziamento pubblico potrebbe essere abolito completamente.
Per l'ACSI si tratterebbe di «Un attacco all’interesse economico generale». «Ovviamente abbiamo calpestato gli interessi di qualcuno e quindi vogliono farci tacere», afferma la presidente dell’ACSI Evelyne Battaglia. «Ad essere colpita sarà l’informazione indipendente che le organizzazioni danno ai consumatori, filtrandola dalla marea di informazioni più o meno credibili che ogni giorno ci inondano e di cui spesso non si riesce a valutare l’affidabilità».
Un sostegno «già contenuto» - «Con 11 centesimi per abitante - prosegue Battaglia - il sostegno pubblico alle organizzazioni svizzere dei consumatori risulta già oggi contenuto se paragonato a quello concesso a molte associazioni europee. Ciò è sorprendente se si considera che il consumo privato è il pilastro più importante dell’economia svizzera. Le organizzazioni dei consumatori hanno il compito di fornire ai consumatori informazioni indipendenti e oggettive per favorire scelte consapevoli che i fornitori di beni e servizi sono spesso riluttanti a diffondere. Le organizzazioni tengono gli occhi aperti, denunciano le storture del mercato, favorendo così una concorrenza efficace. Organizzazioni dei consumatori forti sono garanti di un’economia sana. Con l’abolizione delle sovvenzioni le organizzazioni dei consumatori dovrebbero ridurre drasticamente la loro attività informativa a scapito del cittadino-consumatore. Riviste, test, pubblicazioni, siti web dovrebbero essere ridimensionati».