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CANTONEBambini vegani e mense scolastiche: convivenza impossibile?

08.12.16 - 20:34
Il caso dei flexitariani di Lumino ha dato coraggio ad altri nella stessa situazione. Le mense scolastiche in alcuni casi cercano un approccio, che si rivela però difficile
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Bambini vegani e mense scolastiche: convivenza impossibile?
Il caso dei flexitariani di Lumino ha dato coraggio ad altri nella stessa situazione. Le mense scolastiche in alcuni casi cercano un approccio, che si rivela però difficile

LUGANO - Il caso della famiglia flexitariana che da mesi lotta per ottenere la dispensa del figlio dalle refezione della scuola d’infanzia, ha scoperchiato il proverbiale vaso di Pandora.

Lungi dall’essere isolato il problema della famiglia di Lumino è invece comune a numerosi ticinesi. Che sostanzialmente chiedono una mensa più etica, ma anche più attenta ai crescenti disturbi alimentari e a una cultura, quella dell’alimentazione, che sta radicalmente cambiando negli ultimi anni. In tanti, soprattutto dalla comunità vegana (probabilmente tra i più distanti dalla cucina onnivora “tradizionale”), ci hanno contattato per condividere crucci e avversità.

«Mio figlio è malato, ma non ci credono» - Una di queste è S., mamma di tre bambini, del Mendrisiotto.  Il più piccolo attualmente frequenta la scuola dell'infanzia. Oltre ad essere vegano, secondo la mamma il piccolo è intollerante al frumento, al lattosio, alle proteine del latte, e “sensivity gluten” (non è celiaco, ma il suo corpo mal accetta i cereali). Tra tutte le patologie citate, però, solo una risulta dai test: l’intolleranza del lattosio. «Il fatto che lui beva o consumi prodotti senza lattosio, ma abbia comunque problemi intestinali e molto altro, per il medico scolastico non è sufficiente a dimostrare che sia la proteina del latte a dargli fastidio. Malgrado lo sia per il medico curante. E la stessa cosa per il frumento». S., come la famiglia flexitariana, non riesce ad avere un rapporto “ottimale” con la mensa scolastica. Nello specifico quella di Pedrinate che non riesce, per un motivo o per un altro, a soddisfare le richieste di S.

Problemi anche alle medie - I figli di G. sono più grandi. «La maggiore è vegetariana - spiega -. frequenta il Liceo Lugano 2, ma non usa tanto la mensa». Il motivo è semplice: «Scarseggia un’offerta puramente vegetale». E il rimedio non è dei migliori: «È costretta ad uscire e andare alla Coop. Questo significa che ha meno tempo per la pausa, spende di più e la sua alimentazione è meno varia». G. non è sorpreso, il problema lo conosce da tempo. «Alle medie andavano a Gravesano, ottima scuola. Ma l’offerta per vegetariani e vegani alla mensa era inesistente. Erano troppo piccoli per uscire e quindi costretti a un’alimentazione onnivora. Controvoglia. All’epoca provai a chiamare per vedere se erano possibili delle modifiche al menù, ma alla fine non volli iniziare una battaglia che era persa in partenza».

Le due storie in realtà sono più complesse, ma questa sintesi serve solo a dimostrare, senza prendere le parti di famiglie o delle scuole, che qualcosa sta cambiando dal punto di vista della cultura alimentare. E non sempre le istituzioni sono al passo con questi cambiamenti.

«Situazione nota nella comunità vegana» - Lo conferma Annamaria Lorefice, fondatrice del Club Ticino Vegano, che conta centinaia di iscritti. «Abbiamo trattato questo argomento circa un anno fa durante una riunione. Ed è emerso che sono molte le famiglie che soffrono la privazione della libertà di poter fare specifiche scelte alimentari». Per Lorefice il passo può essere fatto con gradualità. «Per iniziare basterebbe dividere gli ingredienti di natura animale da quelli vegetali. Il bambino o ragazzo può comporre il piatto scegliendo cosa mangiare e cosa non mangiare». Difficile è, chiaramente, riuscire in questo modo a costruire piatti con tutti i nutrienti necessari. «Bisognerebbe imparare a non demonizzare i piazzi vegetali. I vegani hanno i loro “formaggi”, le loro proteine vegetali. Con il tempo si potrebbe proporre un approvvigionamento di questi prodotti. Che vanno bene per tutti. Lorefice è ottimista: «Oggi i genitori soffrono. Vedono i loro figli trattati alla stregua di alieni. ma credo che il tempo ci darà ragione.  Si andrà gradualmente incontro alle famiglie che per convinzione salutistica o scelta etica fanno crescere i propri figli con un’alimentazione vegetariana o vegana. Le nuove idee, come sempre, prima vengono derise, osteggiate e poi condivise».

«Manca la massa critica» - Per Isabella Lischetti, consulente per la refezione nelle scuole dell’infanzia e elementari e vicepresidente di Fourchette verte Ticino, il limite principale è l’assenza di una massa critica, almeno tra i più piccoli. «Ogni giorno vengono serviti 8200 pasti. I bambini vegetariani e vegani sono solo una decina. La richiesta, di conseguenza, non giustifica la variazione del menù cantonale». Lischetti, in ogni caso, di questa standardizzazione del menù ne fa una questione anche didattica: «La refezione è anche un momento educativo. Non si può fare un doppio menù. Si tratta di pasti definiti che fanno parte della giornata scolastica; che vengono stabiliti già una settimana prima e che sono approvati dalla società svizzera di nutrizione, dei pediatri e delle dietiste. Ci sono esperti che danno indicazioni precise su come un bambino deve mangiare in modo equilibrato».

La proposta di Lorefice secondo Lischetti ha delle falle: «La parte proteica non può essere tolta per non rendere disequilibrato un menù prestabilito e che prevede metà verdure, un terzo di proteine animali e  un terzo di carboidrati». E nemmeno l’idea che i genitori provvedano autonomamente, portando i pasti da casa viene vista di buon grado: «In certi casi è successo che la famiglia abbia portato il pasto al bambino vegano. Ma questo comporta tanti limiti, anche sotto il profilo igienico. Pensiamo se tutti i genitori facessero così. La cuoca si troverebbe a riscaldare decine di pasti pronti da altri. Sarebbe un momento anche diseducativo, che sottolinea le differenze di un bambino rispetto ad un altro. Per non parlare del fatto che le cucine vengono controllate dal laboratorio di igiene. Le cuoche devono dar conto di cosa hanno cucinato, e il cibo è tracciabile lungo tutta la filiera. Cosa impensabile se ognuno portasse il suo menù».

Cambia (poco) dalle elementari in avanti - Cambia, anche se poco, la situazione per i bambini più grandi. «Dalle elementari in su non c’è più la refezione, ma mense organizzate dal Municipio o su mandato», spiega Alma Pedretti, aggiunta dell’Ufficio Scuole Comunali. I menù, però, restano quelli stabiliti a livello cantonale. «Ci sono possibilità più che altro vegetariane. Ma per i bambini vegani si cerca un compromesso con la singola mensa. Alcuni portano i pasti da casa. Si valutano le diverse richieste. Solitamente i genitori vedono il menù e provvedono di conseguenza. I bambini d’altra parte sono più grandi e in grado di gestirsi autonomamente».

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COMMENTI
 

comp61 7 anni fa su tio
gli esperti dietisti de noiartri ahahah chiaramente letto tutto da Facebook

F/A-18 7 anni fa su tio
Ma perché non si portano un paio di carote ed una poma, poi la sera mangiano quello che devono!

AlphaAlien 7 anni fa su tio
Risposta a F/A-18
Perchè non si possono portare alimentari da "fuori" HACCP!! Ed è giusto. Alla scuola di mio figlio ad esempio ai compleanni solo roba confezionata niente fatto in casa!

F/A-18 7 anni fa su tio
Risposta a AlphaAlien
Quando andavo all'asilo mi ricordo che avevamo un cestello con dentro quello che più ci piaceva, punto.

Don Quijote 7 anni fa su tio
Ecco il risultato di due generazioni di genitore hippie ... mi sembra che si sia innescata la distruzione dell'adattamento umano all'ambiente e all'integrazione sociale.

AlphaAlien 7 anni fa su tio
Risposta a Don Quijote
Viva la conformità!

F.Netri 7 anni fa su tio
Risposta a Don Quijote
In effetti, le schiere di genitori hippie chic e figli dei fiori, hanno innescato un irreversibile processo di decadenza di tutta la nostra società.

curzio 7 anni fa su tio
In altre scuole in Svizzera hanno dimostrato che è possibile fare dei menu speciali su richiesta per motivi religiosi. Se dici "siamo musulmani, niente carne di maiale e niente stoviglie entrate in contatto con la carne impura", nessun problema ad organizzarsi e ad affannarsi per accontentare il genitore "portatore di arricchimento culturale". Se, per contro, dici "siamo vegetariani, per favore, niente carne", apriti cielo, complicato, difficile, non gestibile, contrario alla pedagogia, all'educazione.... bla bla bla...

sedelin 7 anni fa su tio
io non sono d'accordo con la lorefice quando dice che "i loro formaggi" vanno bene per tutti. fra i "formaggi" c'è il TOFU, un alimento à la page pubblicizzato come sano per parecchi anni e con il quale anche l'industria agroalimentare sta facendo affari. tofu rivelatosi poi addirittura DANNOSO per la salute! poi il discorso generale é difficile: non si può certo pensare di creare menu ad hoc per le diverse esigenze. cmq nelle mense sono previsti menu per allergici al lattosio e per la celiachia. d'altra parte le famiglie che fanno certe scelte alimentari devono essere consapevoli che in società bisogna fare dei compromessi, é la regola d'oro della convivenza.

87 7 anni fa su tio
Risposta a sedelin
Anche le tradizionali grigliate ticinesi hanno poi scoperto essere DANNOSE per la salute. Forse non vengono proposte alle mense scolastiche, come non viene proposto il tofu. Come ho già scritto in un'altra risposta un compromesso sarebbe: le famiglie vegane tollerano che il figlio mangi in mensa una volta a settimana; le scuole tollerano che le famiglie si riprendano i figli per mangiare a casa gli altri giorni. Altri tipi di "compromessi", tipo che i bambini debbano mangiare sempre in mensa o sempre a casa, sarebbero solo imposizioni.

Iolapensocosi 7 anni fa su tio
Risposta a sedelin
Ciao Sedelin, vorrei correggerti, non tutte le mense hanno a loro disposizione menu senza lattosio.

Tarok 7 anni fa su tio
Risposta a Iolapensocosi
a quando il menù per mancini? mio figlio ogni mattina deve girare la tazza per bere il latte e non vorrei che ne restasse psicologicamente turbato... tema dell'articolo erano questi "flexariani" con le loro esigenze assurde, mi pare si stia esagerando sopratutto sulle spalle dei piccoli che ovviamente non possono decidere né tantomeno leggere le etichette dei cibi.

SosPettOso 7 anni fa su tio
Come per la religione, fino a sedici anni bisognerebbe "proibire di imporla".«Oggi i genitori soffrono. Vedono i loro figli trattati alla stregua di alieni. ...Sono questi stessi genitori a farne dei veri e propri alieni "diversi e non integrabili". Basterebbe lasciare ai bambini la libertà di essere normali e come gli altri....menù prestabilito e che prevede metà verdure, un terzo di proteine animali e un terzo di carboidrati... In poche parole un menù da 116percento... Allo stesso tempo, senza andare a cercare diavolerie esotiche le scuole potrebbero anche risparmiare un po' sulla carne servendo ogni tanto un menu vegetariano ..

87 7 anni fa su tio
Risposta a SosPettOso
"Come per la religione, fino a sedici anni bisognerebbe "proibire di imporla"." Quindi in Ticino ai bambini under 16, battesimo e prima comunione niente? Sarebbe un'imposizione di religione dato che poi il bambino cresciuto, difficilmente a 16 anni (età della cresima) deciderà di cambiare religione, siccome è stato educato da un lavaggio del cervello durato 16 anni, che la sua religione è buona e giusta. I genitori soffrono perchè figli trattati alla stregua di alieni, scuole che impongono la loro alimentazione. Le scuole hanno mai chiesto ai bambini cosa vogliono mangiare? In tanti post si legge che le maestre ti spingevano a mangiare tutto il contenuto del piatto, anche se non ti piaceva. Un bambino che per 3/4 anni ha mangiato da vegetariano che entra in una mensa con cucina della tradizione ticinese, dove al bambino vengono proposti cibi che non gli piacciono, rischia solo di venir forzato a mangiare. Il vivi e lascia vivere dovrebbe essere bilaterale (sia dalle famiglie, sia dalle scuole). L'alimentazione vegetariana/vegana va bene sempre, in gravidanza i medici dicono alle future mamme di non mangiare insaccati. Sono dell'idea che le scuole non vogliano lasciar rientrare i figli a casa per il pranzo, non per motivi educativi (cosa imparano a 4 anni che non possono imparare anche più avanti?), ma sopratutto per motivi economici, dato che le scuole dovrebbero assumersi i costi derivanti da questa scelta o distribuirli tra i rimanenti causando un esodo di bambini dai pasti (se viene risparmiato qualcosa dagli alimenti, il cuoco ha però un'incidenza fissa). È vero, mangiare in mensa favorisce la collettività, nel senso che per la sofferenza di pochi (i vegetariani/vegani/flexitariani/climatariani/reducetariani/ecceterariani) a beneficiarne sono in molti (ai genitori che sbolognano volentieri i propri figli alle mense per favorire il proprio tempo libero o lavorativo). Dire che a chi non sta bene questo sistema è libero di andarsene altrove, non è secondo me corretto. Va bene magari per chi non ha avuto qui le sue radici, ma non per chi è nato e cresciuto in Ticino e crescendo con la cultura locale (magari impostatagli) aprendo gli occhi a suo modo ha preferito un'alimentazione differente da quella tradizionale. Ci vogliono compromessi. Le famiglie vegane tollerano che il figlio mangi in mensa una volta a settimana; le scuole tollerano che le famiglie si riprendano i figli per mangiare a casa gli altri giorni. Il bambino quel giorno in cui gli viene stravolta l'educazione alimentare ricevuta finora, avrà il suo momento di socializzazione mentre (forse) non mangerà nulla dal suo piatto. Le tradizioni non sempre sono sinonimo di garanzia. Una volta i vecchi dicevano che sulle ferite, una sostanza più brucia e più disinfetta (p.es: mettevano la calce sulle ferite, scoprendo poi dopo 30anni che peggiora la salute; il caso eternit e il suo amianto; ecc.). Una tradizione è semplicemente una novità che è stata assimilata col tempo (vecchi che preferiscono l'uso del fax perchè hanno sempre e solo usato quello invece che aggiornarsi e usare uno scanner con l'email, senza pensare però che quando loro erano giovani il fax era la novità e i loro vecchi spedivano solo tramite posta). Vivere e lasciar vivere. Vegani non devono imporsi agli altri. Gli altri non devono imporsi ai vegani. (ogni definizione non offensiva può essere usato al posto di "vegani")

Eurocopter 7 anni fa su tio
non è grazie hai genitori se sei intollerante o il corpo non accetta determinati alimenti.. è colpa dei produttori che ci fanno mangiare solo schifezze.. se non conosci questo problema non aprir bocca.

Urco! 7 anni fa su tio
Risposta a Eurocopter
. . .forse bisogna cominciare a togliere la campana di vetro sui bambini??

sedelin 7 anni fa su tio
Risposta a Urco!
o bisogna svegliarsi e rendersi consapevoli che l'industria agroalimentare sforna lenti veleni?? mangiare sano e bio come ai tempi dei nonni, che é naturale, é diventato un lusso per gli eletti!! mentre la plebe é costretta a nutrirsi di porcherie: basta leggere le etichette dei prodotti!

Tarok 7 anni fa su tio
Risposta a Urco!
perché se gli cade il lecca lecca bisogna subito strerilizzarlo....

Tarok 7 anni fa su tio
poveri bambini... se sono diventati intolleranti e pieni di allergie dovrebbero ringraziare i loro illuminati genitori....

sedelin 7 anni fa su tio
Risposta a Tarok
ti sbagli: i bambini intolleranti a vari alimenti, soprattutto frumento e lattosio, dovrebbero ringraziare l'industria agroalimentare che ha snaturato il latte manipolandolo in vari modi e il frumento incrociandolo all'infinito. dovrebbero pure ringraziare, sempre l'industria agroalimentare, per i pesticidi fertilizzanti usw che hanno reso il terreno praticamente morto privandolo dei minerali necessari all'assorbimento delle piante, che a loro volta non sono in grado di apportare il nutrimento completo all'uomo. in queste condizioni il corpo delicato del bambino si ribella all "natura" snaturata, reagisce e sviluppa le INTOLLERANZE alimentari: è naturale che sia così!

Deossiribosio 7 anni fa su tio
Risposta a sedelin
Mi dispiace, é lei a sbagliarsi. L'"intolleranza al lattosio" é dovuta a una mutazione (di tipo puntuale, missense, oppure nonsense) del gene che codifica l'enzima lattasi, che serve a digerire (idrolizzare, oppure semplicemente scomporre) il lattosio (uno zucchero complesso formato da una molecola di galattosio e una molecola di glucosio). Le pareti dell'intestino sono permeabili agli zuccheri semplici, che possono essere assorbite e in seguito trasformate in energia rapida (ATP), stoccata sotto forma di energia velocemente utilizzabile (glicogeno) o convertita in energia di riserva (trigliceridi). Nel caso l'enzima lattasi non sia espresso o sia espresso in modo meno marcato (un cambio di espressione può avvenire a qualsiasi età, spesso questo enzima viene espresso meno a partire dall'adolescenza, senza una ragione particolare) il lattosio non viene digerito, e continua il suo viaggio all'interno dell'intestino. Non ci sarebbero problemi particolari, se non per il fatto che A) il lattosio, come tutti gli zuccheri, ha attività osmotica (in poche parole "attira acqua") e rende le feci liquide; e B) all'interno del nostro tubo digerente vivono dei batteri che hanno la capacità di fermentare gli zuccheri, compreso il lattosio. Questo genera l'aria e la sensazione di gonfiore. In sintesi, la mancata espressione dell'enzima lattasi preclude la corretta digestione dello zucchero del latte, il lattosio, e ciò comporta la sintomatologia tipica della cosiddetta intolleranza al lattosio (feci molli e presenza di gas nell'intestino).
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