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CANTONEAllarme fiumi naturali: una lenta agonia

10.08.16 - 11:55
Si salvano pochissimi corsi d'acqua, come il tratto della Verzasca e un tratto iniziale dell'Isorno. O alcuni corsi d'acqua delle valli laterali. E il 58% delle specie ittiche è a rischio estinzione
Calnegia - Eduardo Soteras
Allarme fiumi naturali: una lenta agonia
Si salvano pochissimi corsi d'acqua, come il tratto della Verzasca e un tratto iniziale dell'Isorno. O alcuni corsi d'acqua delle valli laterali. E il 58% delle specie ittiche è a rischio estinzione

LUGANO - È allarme fiumi in Svizzera e in Ticino. Stiamo parlando di fiumi naturali, la cui biodiversità è a rischio. Lo scenario dipinto da uno studio del WWF, pubblicato oggi, non riguarda un paese esotico, ma le nostre acque. Ciò che emerge è preoccupante: al massimo un quinto dei torrenti e fiumi svizzeri raggiungono, solo parzialmente, gli obbiettivi ecologici della Legge Federale sulla protezione delle acque. Solo meno del 5 percento sono stati classificati come naturali e soddisfano pienamente i requisiti.

Francesco Maggi, responsabile del WWF Svizzera italiana, spiega che il Canton Ticino, in questo senso, non è più virtuoso: «Anche noi soffriamo degli stessi mali, anzi. Abbiamo il più elevato indice di sfruttamento delle acque dal punto di vista energetico, sprattutto nell'Alto Ticino».

Ma non sono solo le centrali idroelettriche il problema: «I corsi d'acqua soffrono tantissimo anche per l'eccessiva urbanizzazione e a causa dell'agricoltura intensiva, che usa pesticidi e concimi che contaminano le acque». Ciò che ne consegue per Maggi è «allarmante. Ci sono tantissime specie acquatiche in pericolo. Il quadro è analogo a quello Svizzero ed è necessario muoversi per tempo prima che la situazione peggiori».

I fiumi in Ticino che si possono ancora definire naturali sono in pochi. «Tra i grandi resta solo il tratto della Verzasca e un tratto iniziale dell'Isorno. Poi alcuni corsi d'acqua delle valli laterali come il Calnegia, sopra le cascate Foroglio, o il Rierna in Val D'Ambra».

Per Maggi occorre ancora fare molta strada per migliorare la situazione. «Esiste una normativa europea che tutela i corsi d'qacqua naturali, ma in Svizzera, stranamente, non è stata recepita. Occorre un ulteriore sforzo per rinaturare i corsi d'acqua principali, come ridurre l'impatto delle centrali idroelettriche».

Un esempio, in questo senso, è il Ritom 2: «Il progetto, che costerà 250 milioni di franchi, permetterà il ripristino del corso del fiume Ticino, uno dei più compromessi».

L'obiettivo del WWF, inoltre è quello di rinaturare i corsi d'acqua. «La presenza in tutto il territorio svizzero di tratti di fiumi e torrenti classificati ancora come "preziosi" dimostra che malgrado le alterazioni, molti corsi d’acqua mantengono funzioni importanti, ad esempio come habitat e corridoi ecologici per molte specie. Affinché la situazione non degeneri, bisogna porre un freno alla distruzione e al degrado dei corsi d’acqua. Occorre correggere gli argini, rendendoli più naturali, con interventi di ingegneria naturalistica che tenga ovviamente conto della sicurezza idraulica».

In ballo, infine, c'è la stessa esistenza di molte specie acquatiche. «Oltre la metà delle specie ittiche in Svizzera è a rischio estinzione. 8 specie sono già estinte. Ma a rischio ci sono anche altre specie faunistiche e floreali. Ricordiamo che il Ticino, fino a fine '800, era il paradiso della lontra, vittima per eccellenza di questo sfruttamento e ormai estinta da tempo».

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COMMENTI
 

berus 7 anni fa su tio
ceert...
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