Il sindacato Cristiano Sociale risponde alle accuse di Unia
BELLINZONA - Tra i due litiganti, il terzo gode. Chi è soddisfatto è il settore della grande distribuzione e come spesso accade nella storia, i sindacati si sono trovati divisi in merito alla nuova legge sull'apertura dei negozi approvata dal popolo ticinese con il 59,8% dei voti favorevoli.
Un segnale chiaro che lascia perplesso e delude il sindacato Unia, che rimprovera l'Ocst di avere condannato i lavoratori a «giornate di lavoro ancora più pesanti e a un aumento del lavoro festivo e domenicale». L'OCST, infatti, contrariamente a Unia, si è schierata a favore della nuova legge. Questo perché, come ha ricordato oggi il sindacato Cristiano Sociale, «i nuovi orari di apertura dei negozi entreranno in vigore soltanto con la firma di un CCL».
In una nota in risposta all'attacco di Unia, l'OCST chiede a Unia se «è proprio sicura di essere la portatrice sana della verità sindacale». L'OCST, infatti, sottolinea che «l’unico strumento efficace per combattere la frammentazione dei tempi di lavoro, il lavoro su chiamata e il dumping salariale - sino a prova del contrario - si chiama Contratto collettivo di lavoro: anche UNIA, addirittura, lo dovrebbe sapere».
E poi l'affondo del sindacato Cristiano-Sociale: «Superata quindi l’attitudine di dare sempre e comunque la colpa agli altri e farsi passare - per smodata smania di marketing sindacale - come gli unici paladini dei lavoratori, anche UNIA si siederà al tavolo delle trattative con la FederCommercio e la DISTI per lavorare sulla costruzione di un Contratto collettivo di lavoro».